Il ministro della Istruzione Pubblica Mariastella Gelmini ha lanciato il suo piano per portare, a suo dire, la meritocrazia nelle scuole. Borse di studio solo per merito, cancellando quelle per reddito, e test INVALSI sugli alunni per giudicare l’operato dei docenti. La proposta di per se può pure essere interessante ma va inquadrata e collegata a tutta un’altra serie di provvedimenti “punitivi” che questa maggioranza di centrodestra ha preso sulla scuola. I fondi per l’istruzione pubblica sono stati ridotti all’osso da questo governo e gli enti locali, che spesso sono quelli che si devono occupare delle manutenzioni degli edifici scolastici, stanno per subire il più grande taglio di risorse (alla faccia del federalismo). Sono stati ridotti sensibilmente gli insegnati di sostegno e, vergognosamente, è stato eliminato dalla Commissione Bilancio del Senato il tetto di 20 alunni per le classi con disabili. Per non parlare di tutti gli insegnanti precari lasciati a casa e le campagne di autotassazione che fanno i genitori per comprare beni indispensabili come la carta igienica da portare a scuola. Si chiede meritocrazia a insegnati e alunni in scuole fatiscenti, con aule affollate. Si chiede meritocrazia da un sistema scolastico che il governo percepisce non come investimento sul futuro del Paese ma come voce da tagliare. E intanto ci vengono a dire che bisogna investire sulle scuole private perché “lo Stato ci risparmia” (Mariastella Dixit).
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