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Legambiente: no alle perforazioni petrolifere, l’Arcipelago non è il Golfo del Messico

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 21 giugno 2010

La multinazionale Australiana Key Petroleum mette rischio l’Elba, Pianosa e Montecristo. Oggi “La Repubblica” pubblica un’inchiesta (Riparte la corsa all’oro, cento nuove trivelle assediano parchi ed Isole – Dall’Elba alle Tremiti piani dei petrolieri. E piovono autorizzazioni) che utilizza anche dati forniti da Legambiente e ripresi da documenti ufficiali. Di cosa si tratta? Se si legge il Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e della Geotermia del Ministero dello Sviluppo Economico del 31 gennaio 2007 si scopre che riporta per il Mar Tirreno due istanze di permessi di ricerca in mare avanzate dalla Puma Petroleum: una presentata nel gennaio 1999 per 683,13 Km2, l’altra dell’aprile 1999 su 643,12 Km2. Sono un paio dei progetti italiani offshore di proprietà della Puma Petroleum S.r.l., una compagnia acquisita dalla Key Petroleum l.t.d, una multinazionale petrolifera australiana con sede ad Outram Street 14 - West Perth, Western Australia, che sul suo sito spiega: «Vengono preparati per essere sottoposti a perforazioni esplorative e possibile appalto. La Key possiede il 100% di interesse nelle 4 richieste di concessione esplorativa, delle quali 2 sono concessioni offshore al largo dell’isola di Lampedusa e le altre due si riferiscono alla Sardegna Occidentale ed all’Elba Meridionale. Dette aree offshore si trovano in aree geologicamente esplorative». La richiesta di concessione relativa all’Elba Meridionale «Ha 2 pozzi all’interno dell’area di richiesta di concessione di 643 km2, entrambi hanno dimostrato presenza di gas. L’obiettivo primario riguarda gas e possibilmente petrolio all’interno dei carbonati mesozoici». La Key Petroleum spiega di aver acquisito dalla società britannica Puma Petroleum Ltd. tutte le proprietà ed interessi che aveva in Italia, inclusi i progetti esplorativi sia onshore che offshore: «La Key ha iniziato le attività in Italia sin dalla sua quotazione con l’ASX ed ha trasformato la Puma Petroleum Ltd. nella Puma Petroleum S.r.L., società con sede in Italia, rivitalizzandola con un nuovo marchio, una vasta promozione nell’ambito dell’industria italiana gas e petrolio e tramite una continua estensione della sua credibilità presso vari ministeri ed istituzioni governative con i quali l’impresa coopera per l’avanzamento dei propri progetti. Attraverso la Puma Petroleum, la Key lavora allo sviluppo dei propri interessi in Italia utilizzando per i progetti specialisti italiani nel settore che offrono un valido contributo grazie alla loro preziosa conoscenza dell’area ed al loro discernimento». Se si guarda la carta della Key (allegata) relativa alle concessioni nella “Aree di Applicazione (Key 100% - Elba, Lampedusa 1 e 2 e Sardegna Occidentale)” si scopre che quella “Elba d 91 E.R–.PU” si estende da poco al largo delle coste meridionali dell’Elba fino quasi a Montecristo, inglobando con tutta probabilità il mare protetto di Pianosa per il quale recentemente il Comune di Campo nell’Elba aveva chiesto addirittura di vietare il transito alle petroliere ed alle navi con carichi pericolosi o di grandi dimensioni. Un’area vastissima, grande tre volte l’Elba, la terza isola italiana, in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos, praticamente sulla rotta delle balenottere e nell’area più frequentata dai delfini, dove attività di trivellazione petrolifera e/o gasiera dovrebbero essere tassativamente vietate, anche perché interessano due delle aree marine protette dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano e tra le più integre del Mediterraneo: Pianosa e Montecristo. La Key e la Puma ci informano anche che «Le relazioni di valutazione dell’impatto ambientale - Environmental Impact Assessment (EIA) - per ciascuna area sono attualmente sottoposte alla valutazione del Ministero per l’Ambiente e la Key è in attesa del responso finale e dell’approvazione da parte del Ministero. L’opera di valutazione tecnica è progredita in parallelo con la procedura di inoltro dell’EIA e l’azienda ha lavorato in cooperazione con i propri specialisti italiani sulla valutazione geologica e geofisica dei dati. Il team tecnico della Key è attualmente impegnato nella preparazione di rilevamenti geofisici dettagliati che supportino lo sviluppo di aree esplorate e vantaggiose (…) I progetti italiani offshore di proprietà della Puma Petroleum S.r.l., compagnia acquisita dalla Key, vengono preparati per essere sottoposti a perforazioni esplorative e possibile appalto. La Key possiede il 100% di interesse nelle 4 richieste di concessione esplorativa, delle quali 2 sono concessioni offshore al largo dell’isola di Lampedusa e le altre due si riferiscono alla Sardegna Occidentale ed all’Elba Meridionale. Dette aree offshore si trovano in aree geologicamente esplorative». Ora probabilmente gli elbani sanno cosa erano quelle gigantesche piattaforme illuminate come astronavi che hanno visto qualche volta vicino alle loro coste e che ci era stato assicurato che erano solo di passaggio o si “rifugiavano” per il maltempo invernale. La Key «E’ stata fondata allo scopo di sfruttare le opportunità petrolifere internazionali individuate dagli amministratori della società sulla base della loro estesa rete di contatti e pluriennale esperienza nell’industria del gas e del petrolio. Il punto focale degli investimenti qualitativi è stato posto in aree con accertata presenza di petrolio e gas e laddove erano già state precedentemente identificate opportunità di trivellazione. La società ha inoltre voluto localizzare i propri progetti in paesi politicamente stabili che offrissero condizioni fiscali attraenti e, ove possibile, preesistenti infrastrutture di qualità ben realizzate e gestite». I petrolieri australiani dicono esplicitamente di essere alla ricerca «di potenziali aree ad un costo inferiore»: operano già, da soli o in joint venture con altre multinazionali petrolifere, al largo delle coste della Tanzania (Songo Songo), in Suriname (Coronie e Uitkjik), in Namibia (Bacino del Walvis) e spiegano che «L’obiettivo aziendale a breve termine consiste nel creare riserve petrolifere da trivellazione che possano essere rapidamente messe in produzione. La Key intende continuare con tale approccio ed è sempre alla ricerca di altri investimenti di qualità che forniscano crescita e forza finanziaria all’azienda. L’obiettivo aziendale a lungo termine della Key Petroleum, con alla guida un esperto e plurispecialistico consiglio d’amministrazione affiancato da consulenti finanziari e da un solido team tecnico, consiste nella creazione di un’azienda esplorativa e produttiva integrata dedita all’esplorazione gas-petrolifera ed alla produzione». Per Umberto Mazzantini, responsabile Isole Minori di Legambiente, «E’ abbastanza incredibile che una multinazionale che si sta facendo largo a gomitate ed accordi nei Paesi in via di sviluppo, abbia preso di mira il mare protetto dell’Arcipelago Toscano, quello di Lampedusa e della Sardegna, aree che vivono di turismo e non hanno bisogno che la loro economia venga messa a rischio da colonizzatori petroliferi, come sta succedendo agli albergatori, agli operatori turistici ed ai pescatori con la tragedia della marea nera del Golfo del Messico. E’ anche abbastanza impressionante che l’Italia firmi un accordo con la Francia per la protezione delle Bocche di Bonifacio e poi, a due passi, permetta agli australiani di scorrazzare alla ricerca di gas e petrolio nel bel mezzo del mare protetto da un Parco nazionale e del Santuario internazionale dei Cetacei». Mazzantini, che è anche portavoce del circolo di Legambiente Arcipelago Toscano, si rivolge direttamente agli amministratori locali: «Chiediamo a tutti i Comuni dell’Arcipelago Toscano, alle due Province di Livorno e Grosseto, alla Regione Toscana ed al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano di opporsi immediatamente, con atti ufficiali, a questa vera e propria follia che metterebbe a rischio la nostra economia e il nostro ambiente. Le isole della Toscana devono uscire dall’era del petrolio, puntare allo sviluppo delle energie rinnovabili ed al risparmio energetico, non essere rituffate,da una multinazionale australiana specializzata in perforazioni nel terzo mondo, dentro la sporca e pericolosa preistoria dei combustibili fossili».


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