Dispiace a me come a tanti altri, quanto sta avvenendo al comune di Portoferraio, così come quanto è avvenuto nell’ultimo mese, in altri comuni elbani, sia per il concatenarsi degli eventi che proiettano a livello nazionale un’immagine dell’Elba, non più isola felice ma centro di corruzione e malaffare, sia per il discredito che si proietta sulle istituzioni che allontana, sempre più, i cittadini dalla vita pubblica. Mi auguro pertanto, ma credo sia l’augurio di tutti gli elbani, che la Magistratura compia velocemente, fino in fondo,il proprio compito e che tutto possa risolversi in una bolla di sapone. Fatta questa doverosa premessa, sono rimasto veramente sorpreso dall’atteggiamento assunto dal sig. Sindaco di Portoferraio il quale ha prontamente dichiarato di aderire all’iniziativa del Presidente della Giunta Regionale Martini per andare ad un nuovo Piano di Territoriale dell’Arcipelago per coordinare ed unificare le scelte urbanistiche tra i vari comuni. Quindi, nella sostanza, ha dichiarato la propria disponibilità a modificare il Regolamento Urbanistico recentemente approvato dal Consiglio Comunale. Se il Sindaco dice veramente quello che pensa e non ho motivo di dubitarne, allora mi domando perché il comune di Portoferraio, fin da ora, in coerenza con quanto sopra, non da seguito al Protocollo di Intesa stipulato con la Provincia che prevede di ritornare in Consiglio Comunale per adeguare il Regolamento Urbanistico al Piano Strutturale con le modifiche concordate a livello tecnico. In tal modo la Provincia non avrebbe più motivo di ricorrere al TAR come preannunciato dall’ass. Vanni, sabato scorso alla Festa dell’Unità, tra l’applauso dei presenti e confermato recentemente in un comunicato stampa. La Regione, alla luce di quanto sta emergendo dalle inchieste in corso, ritiene necessario andare ad un nuovo piano di coordinamento ed allora io mi permetto di porre alcune domande agli Amministratori Regionali con la speranza di ottenere risposte convincenti: senza attendere un nuovo strumento difficile da ottenere rapidamente quale un nuovo PTC concordato tra tutti i comuni e la Provincia, intanto perché non affianca un comitato di 500 cittadini (circa il 5% della popolazione!), Legambiente e la Provincia di Livorno e ricorre anch’essa al TAR contro il R.U. di Portoferraio? perché nel presentare le proprie osservazioni al R.U. di Portoferraio non ha contestato alcune norme illogiche o addirittura comiche? perché non ha presentato osservazioni al R.U del comune di Marciana che consente di edificare in tutto il territorio comunale non compreso nel Parco Nazionale? ed in ultimo perché ha approvato il P.T.C. della Provincia di Livorno che indirizza l’attività urbanistica anche dei comuni dell’Isola? Se il P.T.C. per alcuni aspetti, anche importanti rimanda a studi di settore o piani d’area, si dia corso a questi studi, se la normativa del PTC non risulta vincolante si modifichi la normativa ma pensare ad un nuovo piano mi appare una sovrapposizione, tra l’altro non prevista dalla vigente legislazione se non come variante al PTC provinciale. Il susseguirsi di questi avvenimenti, l’esigenza da parte delle Province e della Regione di rincorrere i comuni (non solo i piccoli comuni elbani ma anche importanti comuni capoluoghi di provincia) con osservazioni o addirittura ricorsi al Tar , mi fa ripensare agli effetti della legge urbanistica regionale n° 5 del 1995 che per tanto tempo l’Istituto Nazionale di Urbanistica e gli operatori culturali del settore hanno portato ad esempio in numerosi convegni ed addirittura richiesto che diventasse legge nazionale. Infatti la Regione Toscana,con grande merito, prima tra le Regioni italiane ha elaborato una legge per la gestione del territorio che riconosce pienamente ad ogni ente la propria completa autonomia, in un quadro di indirizzi generali concordati. Purtroppo alcuni comuni, molto spesso sotto le spinte locali o per interessi particolari, economici o elettorali, ignorano gli accordi e si muovono per conto proprio, consapevoli che le scelte finali,quelle che effettivamente incidono sull’uso del territorio effettuate con il Regolamento Urbanistico, non sono soggette ad alcun controllo. Forse sarebbe opportuno ripensare alla legge e far si che le scelte finali siano soggette ad una verifica di conformità che non interessi le localizzazioni che sono e debbono comunque rimanere di esclusiva competenza comunale ma riservata al complesso delle superfici e dei volumi ammessi. In tal modo, sicuramente, si eviterebbero i ricorsi al TAR e le osservazioni da parte degli Enti e si darebbe certezza dei diritti acquisiti con il R.U., a tutti i cittadini. P.S. Mentre ci preoccupiamo di trovare le forme ed i modi più opportuni per un ordinato sviluppo del territorio, il nostro governo ci fa sapere che i nostri discorsi sono inutili; stiamo perdendo tempo. Ognuno faccia quello che crede, costruisca quello che vuole, tanto prima o poi arriverà sempre un bel condono edilizio in spregio a tutti quei cittadini rispettosi delle leggi che per ampliare di poco la propria abitazione, hanno atteso molti mesi, talvolta anni prima di ottenere l’ex concessione edilizia.
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