Il recente decreto del Ministero dell’Ambiente che istituisce l’Area Marina Protetta sulle Secche della Meloria al largo del litorale livornese anche se in apparenza può sembrare estraneo agli interessi della nostra Isola, viceversa ci tocca profondamente per due considerazioni. Pensavamo che l’ipotesi di istituire altre aree marine protette soprattutto in zone altamente antropizzate fosse ormai tramontata per oggettive difficoltà di bilancio nonché per la dichiarata volontà di alcune forze della maggioranza di governo di riformare in profondità la legge 394 del ’91. Riteniamo questa normativa sia ormai obsoleta là dove impone vincoli del tutto insostenibili in territori densamente popolati e soprattutto con una economia essenzialmente turistica. Il quadro normativo dovrebbe viceversa prevedere l’esclusione della zona A, dove viene vietata qualsiasi “ invasione umana” altro che per studi scientifici, in qualsiasi specchio di mare normalmente già ampiamente frequentato per diversi scopi. Possono essere previste zone B abbastanza limitate in cui si possono svolgere attività balneari, di visione e di turismo subacqueo con l’esclusione di qualsiasi attività di prelevamento, zone C in cui, con alcuni vincoli e restrizioni, vengano consentite tutte le attività umane eccetto quelle che sono scientificamente e oggettivamente ritenute gravemente dannose per la fauna e la flora marina. Le funzioni di controllo, fondamentali per tale salvaguardia ambientale, possono essere in parte demandate anche ad organi e associazioni a carattere volontario per l’interesse che esse hanno, proprio per la loro attività, alla conservazione dell’ambiente marino, essendo le forze di polizia marittima notoriamente insufficienti per un compito così gravoso. L’ esclusione della pesca in apnea in tutte le aree marine protette, paragonata come pericolosità alla pesca a strascico, è l’esempio eclatante di un pregiudizio che non ha nulla di scientifico; infatti il suo prelevamento ittico non solo è del tutto trascurabile, ma, essendo una attività di caccia che prevede la visione diretta del pesce, essa consente di procedere ad una cattura del tutto selettiva. La pesca in apnea è una pesca sportiva, come tale va considerata e quindi permessa, insieme a tutti gli altri tipi di pesca sportiva, pur con restrizioni, in tutte le zone protette. Crediamo fermamente che per le condizioni in cui versa il nostro mare sia necessaria una sua protezione anche superiore a quella prevista dalle attuali leggi sulla pesca, sul diporto nautico e in generale sul demanio marittimo, ma sicuramente esente dagli gli assurdi divieti previsti dalla attuale legislazione speciale, nonché dalla sua concreta attuazione. Il pericolo che tra breve anche all’Isola d’Elba si proceda all’istituzione di un area marina protetta con le stesse caratteristica di quella istituita alle Secche della Meloria, contro la volontà della popolazione e delle istituzioni locali, può considerarsi concreto e ci costringe ad una attenta vigilanza. Per questo invitiamo tutti ad essere solidali con la battaglia anche legale, con il ricorso al Tar contro l’esclusione della pesca in apnea nella zona C, di tanti cittadini livornesi e della provincia che vogliono rendere più libera e scientificamente consapevole la protezione e il godimento dell’ambiente marino. Michele Rampini
cartina aree marine protette