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Mancuso: un progetto di legge sulla sanità dell’Isola d’Elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 12 maggio 2010

Caro Roberto, approfitto del Tuo intervento sulla sanità elbana e del tuo accorato appello ad una mobilitazione delle istituzioni per uscire dal quotidiano ed estendere ad altri elbani, preoccupati della vicenda, le riflessioni che ho con Te recentemente condiviso. Ritengo infatti che la questione delle risorse dedicate ai servizi sanitari resi ai cittadini di questa isola debba travalicare la “guerra tra poveri” tra strutture e zone sanitarie laddove altri cittadini vivono le stesse identiche preoccupazioni e chiedono garanzie dovute a chiunque quando è in gioco il bene più prezioso: la salute. Sai che ritengo che mentre rispetto ad altri servizi l’efficienza può essere considerata un obiettivo, per quanto riguarda la sanità è un diritto perché la mancanza di tempestività e qualità delle prestazioni può essere causa di danni irreparabili che tolgono il senso di quello che è un obbligo di solidarietà rispetto ad un problema che non conosce categorie o estrazioni politiche. Non ho la verità in tasca ma un’opinione della quale mi convinco sempre di più: serve una modifica della normativa del sistema sanitario nazionale che stabilisca per i territori insulari come il nostro una deroga ai meccanismi di quantificazione dei livelli di prestazione su scala demografica e renda giustizia ad un dato fondamentale: laddove esistono difficoltà spesso insormontabili di accesso alle prestazioni non sono i numeri a dover contare. Lo dice il principio di uguaglianza (art. 3 Cost.) che non prevede che tutti siano trattati nello stesso modo ma piuttosto che siano messi dallo Stato nelle stesse condizioni, diversificandone l’intervento in ragione delle diverse condizioni di vita. Nella competenza ripartita tra Stato e Regioni al primo spetta infatti il compito di stabilire i livelli delle prestazioni da assicurare diversificandole per aree di riferimento. Mi chiedo perché l’insularità non debba essere oggetto di specifica considerazione per uscire dai numeri e per essere considerata presupposto di un sistema in cui i valori di solidarietà motivino interventi compensativi a carattere non straordinario. Mi chiedo perché,come avviene per alcune tipologie di farmaci, in merito a terapie che non avrebbero altrimenti mercato, non si possa anche in questo caso superare la prospettiva della ripartizione delle risorse su scala regionale e giudicare il contesto insulare un presupposto di intervento dello stato o comunque di un intervento congiunto che ne valorizzi la specificità. Tra i principi fondamentali del Servizio Sanitario nazionale si legge del resto “il SSN assicura quindi un accesso ai servizi nel rispetto dei principi della dignità della persona, dei bisogni di salute, di equità, qualità, appropriatezza delle cure e economicità nell'impiego delle risorse. I cittadini effettuano la libera scelta del luogo di cura e dei professionisti nell'ambito delle strutture pubbliche e private accreditate ed esercitano il proprio "diritto alla salute" per ottenere prestazioni sanitarie, inclusive della prevenzione, della cura e della riabilitazione”. Le previsioni costituzionali recano una complessa distribuzione di competenze in tema di salute. Da un lato, alla legislazione statale spetta la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in forza della lett. m) dell’art. 117, comma 2, d’altro canto, la tutela della salute rientra nella competenza concorrente affidata alle Regioni. Dunque, le Regioni possono legiferare in materia nel rispetto dei principi fondamentali posti dalla legislazione statale nonché dei livelli essenziali come individuati da quest’ultima. Tra i suddetti principi si legge inoltre che “l’espressione livelli essenziali sia mutuata dalla legislazione in materia sanitaria, e che l’art. 1, d. lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, così come sostituito dall’art. 1, d. lgs. 19 giugno 1999, n. 229, vi aggiunga l’aggettivo uniformi, a testimonianza della volontà di eliminare diseguaglianze nella fruizione dell’assistenza sanitaria nelle varie aree del Paese. La definizione di livelli essenziali di assistenza è affidata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano”. Quanto vogliamo aspettare ancora per elaborare una proposta di legge che finalmente ci unisca nell’unico obiettivo capace di giustificare un atto di coesione sociale di quest’isola: il diritto al bene più prezioso che abbiamo?


Paola Mancuso

Paola Mancuso