In questo paese per esercitare normalmente e correttamente il mestiere di pubblico informatore non è sufficiente porsi di fronte ad un evento grande o piccolo con professionalità, verificare le fonti, porre domande più o meno confortevoli ai poteri, occorre anche una pazienza infinita. E' una delle lezioni che ci impartisce la, non ancora definita in tutti gli aspetti, ma già GRAVISSIMA, vicenda dell'affondamento dei container da parte della nave "Toscana" che, dando a Cesare quel che a Cesare spetta, se è vero che fu lanciata in prima battuta da Legambiente attraverso i colleghi di Greenreport, ha visto questa testata fin dalle prime ore (e con estrema tenacia) impegnata perché si facesse luce su un episodio sul quale si sono registrati comportamenti sconcertanti al punto da ingenerare fondati sospetti che l'unico fango in questione non fosse solo quella dei fondali dell'arcipelago. Non abbiamo mollato l'osso, e non ci siamo fatti prendere per il culo da strane quanto comode apparizioni e sparizioni di bersagli, da "scogli" in forma di parallelepipedo, sorgenti da perfettamente melmosi fondi, da strane "riverifiche" fatte quando non si sapeva, da guasti capitati "a pippa di cocco", e dalle immancabili autorevoli "voci" tranquillizzatorie di pseudo gole-profonde alla caccia del pollastro perduto che le amplificasse a dovere. C'è soprattutto voluta la pazienza di sopportare le locali elucubrazioni minimizzatorie dei fastidiosi quanto presuntuosi scettico-tuttologi in blu (attivi specie quando si tratta di contestare Legambiente, visto che fa "cassa" micro-elettorale e non solo) che trattavano persone di certa scienza ambientale e marinai di professionalità più sicura di quella dei loro amici e supporter rapinatori part-time dei fondali protetti, alla stregua di un branco di visionari e/o ubriaconi a zonzo per il Tirreno. C'è voluta la pazienza per sopportare le reticenze, la faccia di bronzo di Ministeri e organi dello Stato che hanno finto per mesi e mesi di non sapere, quanto nel dettaglio era stato LORO denunciato (in sede propria) il 9 luglio 2009 e pubblicato con dovizia di particolari, immagini, testimonianze attendibili prima dai Taliban di Greenreport ed Elbareport, ma poi da Rai3 Toscana ed a seguire dalla stampa nazionale. Ora è ufficiale: la Procura ha abbastanza "ciccia" nel carniere per proseguire verso la ricerca di una merce che si è fatta rara in Italia: la verità, la coscienza di come stanno le cose (siano esse rassicuranti o preoccupanti), verso il sapere cosa cazzo hanno scaricato nel nostro mare. Verso la soddisfazione di una sacrosanta "curiosità". Una curiosità che dovrebbero nutrire in particolare i membri della tricoloruta "banda dei sordi" che governa quest'Isola e le sponde contigue che, solo con rarissime eccezioni, ha preferito fino ad oggi ignorare bellamente il tutto. Bravi, 7+! avrebbe detto il maestro Pozzetto.
Toscana portacontainer in scarico 3