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Controcopertina: Un futuro toscano sostenibile, tra nuove speranze e qualche timore

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 07 aprile 2010

L'ultima tornata elettorale ci ha consegnato una Toscana stanca, disillusa, scettica. Ancora stabile negli esiti essenziali, ma lontanissima dagli antichi entusiasmi per l'esercizio del voto. Una regione, in ogni caso, al netto di qualche troppo rassicurante lettura progressista, finalmente "contendibile". Ove qui non si vuol certo evocare l'auspicabilità del sorpasso di "questa" destra anche in "questa" regione. Ma piuttosto e una volta per tutte, l'imprevedibilità di uno schema democratico che prevede concretamente (e non più solo in chiave teorica) il principio dell'alternanza anche a scala regionale. Il radicamento del voto leghista, ancor più di quello berlusconiano, pare in questo senso paradigmatico. Ci racconta di una Toscana profonda (l'Appennino Tosco-Emiliano, Prato, la Provincia di Arezzo, l'Arcipelago) ormai non solo più impaurita dai rigori della globalizzazione, ma lucidamente convinta della necessità che alla crisi si debba rispondere con la formula della Tradizione (Dio, Campanile, Famiglia). E' la deriva, non necessariamente reazionaria, del localismo municipale. Cui per tanti anni il Centrosinistra ha colpevolmente "strizzato l'occhio". Pensando di poterne agevolmente egemonizzare le componenti sane: federaliste, municipaliste, forti fautrici del decentramento amministrativo. Come leggere altrimenti la Riforma del Titolo V della Costituzione? E soprattutto: come leggerla sulla scorta dell'ormai decennale esperienza amministrativa coi nuovi equilibri istituzionali? Molti Sindaci toscani, all'indomani del voto, legittimamente orgogliosi del loro "resistente" appeal elettorale, hanno dimenticato di rilevare quanto profonde siano anche alle nostre latitudini le trasformazioni antropologiche avvenute nella società. Attenzione: non vogliamo certo indulgere a quell'atteggiamento snob, così tipico di certe élites postmarxiste, circa la conclamata superiorità morale del popolo di centrosinistra su quello di parte avversa. Si tratta invece di aprire gli occhi e di guardare in faccia la realtà. Senza sconti e senza paura. Per farlo, una cartina tornasole utile potrebbe essere quella del governo del territorio a scala locale. Al di là delle indubbie capacità di pianificazione che tutti riconoscono alle amministrazioni toscane, possiamo dire che questo territorio sia stato immune dal terribile trend nazionale? Consumi di suolo eccessivi, città diffusa, espansioni abnormi della grande distribuzione, turismo delle seconde e terze case, etc. No. Non possiamo asserirlo. Anzi: Castelfalfi, Monticchiello, Rimigliano, Donoratico, Le Rocchine, ci raccontano storie ben poco edificanti. Vale a dire: molta rendita e poco reddito. Per questo, quando il Presidente Rossi evoca giustamente la "reindustrializzazione" come ricetta per uscire dalla crisi, sembra avere ben chiara la deriva immobiliarista che ha toccato negli ultimi anni anche la Toscana. Siamo, in altri termini, ad un bivio epocale. O la Toscana inverte rotta e mette a frutto le pur meritorie intuizioni di lungo periodo di Martini, o il declino è certo. Si tratta di concentrare l'azione sulle politiche per i beni comuni (acqua, territorio, lavoro, welfare), così caratteristiche della migliore tradizione amministrativa toscana. Riconvertendo necessariamente in chiave ecologica l'economia. Ed evitando di arrendersi al decadente stereotipo del buen retiro per pensionati anglosassoni. Uno schema fatto di enclave di lusso, di seconde e terze case estive, di grandi aree commerciali concepite per consumatori sempre più virtuali e passivi. Uno scenario esiziale per noi tutti. Per il cosiddetto Sistema Toscana, nella sua interezza. E che paradossalmente ha il demerito di rafforzare la preoccupazione geopolitica da cui siamo partiti. E cioè che, di fronte alla pervicace insistenza con la quale si sta cavalcando sia certa economia della rendita che certo campanilismo amministrativo, il cittadino elettore corra poi seriamente il rischio di essere "allettato" dall'offerta politica di destra. Più gretta, ma più immediata di quella di centrosinistra. Identità locale, semplificazione burocratica, déregulation urbanistica, egoismo sociale, familismo amorale. Come dire: se proprio ha da esser vino, che almeno sia schietto! Questo bivio, culturale prim'ancora che politico, è davanti a noi. Adesso. A Rossi (Nella foto) e alla sua Giunta il delicato compito di scegliere dove condurre la Toscana. Parafrasando lo splendido Edward Murrow di Good Night, and Good Luck: "La colpa, caro Bruto, non è nelle stelle ma in noi stessi. Buon lavoro e buona fortuna".


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