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A Sciambere: quello che il PD ed altri non hanno capito o fingono di non capire

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 02 aprile 2010

Cari lettori Una delle più colorite ma efficaci espressioni elbane suona: “se fossimo e se avessimo era il patrimonio dei coglioni” che tradotto in un meno rustico frasario applicato alle dinamiche elettorali potrebbe tradursi in un “non si può pensare di fare la politica con i se e con i ma” Tuttavia c’è stata, a mio modo di vedere, una lettura del voto locale tanto semplicistica quanto fuorviante che ha bisogno di alcune chiose ipotetiche. Ad esempio se per un’inezia (la miseria dello 0,3%) Sinistra Ecologia e Libertà avesse superato lo sbarramento del 4% imposto da quella autentica porcata veltrusconiana che è la legge elettorale regionale toscana, che (oggi) tutti affermano di voler abolire, staremmo a parlare non solo di uno strepitoso successo elbano di SEL, formazione creata da qualche mese appena, vicina al 10% dei consensi isolani, ma gli elbani (comunque la pensino) avrebbero un loro concittadino non posticcio a rappresentarli in consiglio regionale. Al contrario di quanto scritto da alcuni "bene informati" Maria Grazia Mazzei con quello 0,3% in più sarebbe passata CERTAMENTE sia che Lupi avesse optato per passare nel listino (in quanto il collegio di Livorno, grazie anche al dato dell’Elba ha segnato la più alta percentuale per SEL) sia in caso contrario, perchè certamente subentrante ad uno dei due eletti Lupi o Petraglia che sarebbe entrato in giunta. Tanto per fare chiarezza Non lo ha capito neppure il PD (si desume dalla sua breve analisi) che continua a parlare di candidature di bandiera. Di più il PD ostenta di proseguire nella sua pratica dello “struzzismo” quando gioisce del suo 24% isolano e non si accorge che alla sua sinistra si raccolgono voti pari a oltre la metà della sua forza elettorale. Forse i compagni (non so se ancora gradiscono essere così chiamati) del PD si illudono che quei voti dati a SEL all’Elba siano da considerare in libera uscita e di facile e rapida riacquisizione, ma non è così, a porre attenzione ad un dato extra-elettorale fondamentale: quello della capacità organizzativa che vede da una parte un nuovo soggetto che si sta strutturando e radicando sul territorio come SEL, dall’altra quella che una volta si caratterizzava come una forza che nella vasta partecipazione degli iscritti alle scelte e nella vitalità delle sezioni fondava la sua energia, che oggi appare sempre più contratta, sempre meno capace di muovere le persone, con il potere decisionale sempre più circoscritto ai membri di un clubbino, se non di un clan. Ora è vero che un partito, anche a livello locale, raccoglie consensi per la sua immagine nazionale, ma è vero anche che questo patrimonio non è infinito. SEL all'Elba è un cavallo che rimonta, e “cavallo che passa arriva”. Queste elezioni inoltre hanno definito la pochezza del disegno “centrista”: in altri termini se il PD si illudesse di diventare forza di governo all’Elba con l’UDC, contro il resto del centrodestra e senza o contro ciò che sta alla sua sinistra, il quesito da porre sarebbe, numeri alla mano (ancor prima di considerare che razza di rospo politico ci sarebbe da far digerire al proprio elettorato), ma dove andate senza ombrello? Certo pure la sinistra ha le sue gatte da pelare e qui voglio rischiare l’impopolarità magari incrociata affermando quello che penso da ora e da sempre: a) che era giusta l’intuizione della Sinistra Arcobaleno; b) che è stato un micidiale errore disunirsi all’indomani di una preventivabile sconfitta come quella del 2008. Occorreva invece di litigare addossandosi vicendevolmente le responsabilità della sconfitta stare insieme e tenere botta. Chi lo ha fatto (vedi il positivo esempio della Sinistra Marinese) ed ha continuato a lavorare nel segno dell’unità della “sinistra alternativa”, raccoglie oggi uno sbalorditivo pareggio con il PD su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato. E’ un’unità difficile, da ricostruire con infinita pazienza, quella delle sinistre isolane, ma è anche una strada senza alternative che non siano quelle della testimonianza sterile della fine per consunzione all’ombra delle gloriose bandiere rosse.


sergio rossi testina

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