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Il premier non conosce la divisione dei poteri, vuole il controllo della giustizia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 23 marzo 2010

Nel 1748 Charle De Secondat, meglio noto come barone de Montesquieu, nel suo Spirito delle Leggi teorizzò il principio della separazione dei poteri . Nello Stato di Diritto sono stati individuati tre poteri: Il Potere Legislativo che fa capo al Parlamento e che consiste nel potere di emanare le Leggi, il potere esecutivo, che appartiene al Governo, e che si esplica nell’attività amministrativa e quello giudiziario che è precisa funzione della Magistratura. Specialmente quest’ultimo è così delicato ed importante che anche la Costituzione repubblicana, fonte e garante della nostra democrazia, più volte si è preoccupata di ribadire l’indipendenza dei Giudici; “I Giudici sono soggetti soltanto alla Legge” (art. 101C). La Magistratura è un potere indipendente, non soggetto né a poteri economici né a Poteri politici. Il Cavaliere ha evidentemente frainteso il Principio, ripetutamente si sostituisce al Parlamento nella funzione Legislativa, e brama ardentemente di avocare a sé anche il potere giudiziario. Evidentemente il Cavaliere ha studiato la storia a partire dal giorno in cui Napoleone ,cinta la Corona Ferrea di Re d’Italia, nel Duomo di Milano,, esclamò” Dio m l’ha data, guai a chi me la tocca!” A Lei, caro Cavaliere, la carica di Premier, non è stata data da Dio, ma dal popolo, che è l’unico sovrano di questo Paese, e che gliela può revocare ogniqualvolta lo ritiene opportuno, e che desidera ardentemente che i Giudici continuino ad amministrare la Giustizia e che indaghino su ogni cittadino che è sospettato di aver violato le Leggi. E sa perché caro Cavaliere, non perché siamo tutti comunisti con l’unico intento di perseguitarLa, ma perché il popolo Italiano ha pagato a caro prezzo quel periodo storico in cui fu abolita la divisione dei poteri ed un altro Capo di Governo li concentrò tutti su se stesso o sotto il suo controllo e ritenne persino di dover privare il popolo della libertà di parola, di stampa (le TV allora non esistevano) e persino di quella di poter eleggere liberamente i propri rappresentanti.


berlusconi napoleone

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