"Qui a Roma siamo oltre un milione" ha tuonato Piporitto delle Bandane Primo sorpredendoci piacevolmente, visti i presupposti e la storia da insuperabile cacciaballe (quel comunistaccio di Indro Montanelli lo definì "mentitore professionale") ci aspettavamo che di milioni di aderenti alla sua festa dell'amore contro l'odio e l'invidia ne dichiarasse almeno due o tre, inglobando tra i supporter silvieschi anche le guardie svizzere libere da servizio e le comitive dei pellegrini in arrivo dalla Polonia. Ma non è tanto interessante stabilire la verità tra la stonfa di un priapo mignon incline alle mignottes ed il solito stiticismo statistico della Questura che ha visto 150.000 partecipanti, quanto commentare la non smentita notizia secondo la quale larga parte dei plaudenti era "rimborsata", che agenzie interinali varie avevano offerto un gettone di cento euro (cento) più spese e generi di conforto per la gita gratis a Roma. Cento euro non sono pochi oggi, come dire venti euro in più di quella vergognosa elemosina mensile (chi se la ricorda?) della miseria-card concessa tromboneggiando a poco più di 600.000 (veri) cittadini indigenti. Insomma abituato a fare come fa di solito, non disponendo di oceaniche masse disposte a rispondere ai comandi dei suoi satrapi di provincia il dittatorello si è rimpolpato la platea comprandosela. Diceva una vecchissima canzone firmata da Dario Fo, che ci è venuta in mente a vedere quella "festa pagata": "Io riderò - il mondo è bello - tutto ha il suo prezzo - anche il cervello - vendilo amico - con la tua libertà - e un posto avrai - in questa società" Altri tempi quando ci si vendeva per un posto di lavoro, oggi ci si vende per un posto sul pullman (magari sullo strapuntino) uno spuntino e cento euro. Risparmiamo i ragionamenti sul cosa c'entrano con il voto regionale le infinite vicissitudini giudiziarie di uno spregiudicato affarista meneghino e sul che minchia abbia a che vedere il presidenzialismo con i programmi per i quali si va a votare tra giorni sette e limitiamoci ad un'ultima analisi in ordine allo slogan principale dell'adunata romana: un partito dell'amore contro l'odio e l'invidia. A parte il rischio di dover pagare i diritti d'autore all'Onorevole Ilona Staller (più nota col nome d'arte di Cicciolina) la pornostar che il Partito dell'Amore se lo era inventato negli anni '80, chi lo invidia davvero Berlusconi? Chi, sano di mente, può invidiare un vecchio iracondo mascherato da falsi sorrisi, ossessionato dal tempo che passa, dalla vita che (come per noi tutti), gli sfugge come sabbia dalle dita, chi davvero vorrebbe essere nelle mutande di burattinaio che si avvicina al capolinea senza la dignità della vecchiezza, imbellettato come un clown che sta in scena h/24, circondato dall'ipocrisia, e dal prossenetismo dei suoi servi, costretto ad una ossessiva eterna rincorsa del potere, e peggio di tutto, crediamo, a credere alle proprie menzogne? C'è poco, pochissimo da invidiare a quello che resta di quest'uomo.
Berlusconi maschera berluscaz