Uno dei sogni di libertà dei carcerati di Porto Azzurro si chiama biblioteca. Libri per sentirsi meno soli, per aprire una finestra sul mondo, per ritrovare le parole perdute nei lunghi silenzi della cella. Il locale c'è già, era in funzione fino ad alcuni anni fa, poi è stato chiuso. E' lo stesso direttore del carcere, Carlo Mazzerbo, a farsi promotore di un appello rivolto all'esterno del forte San Giacomo per far sì che giungano nuovi testi, soprattutto di narrativa contemporanea, per rendere più aggiornata e fruibile la biblioteca. E' un appello rivolto sia alle istituzioni sia ai singoli cittadini. La richiesta di riaprire la biblioteca, insieme a quella di dotare il carcere di uno spazio verde per i bambini in visita ai genitori detenuti, era scaturita con forza anche al termine del seminario organizzato dall'associazione di volontariato carcerario “Dialogo” in collaborazione con il Cesvot della Toscana, conclusosi lo scorso 19 dicembre. Proprio in quell'occasione, nella sala della Gran Guardia a Portoferraio, dopo tre mesi di incontri sul tema “Per formare un volontariato consapevole” era emerso un importante concetto espresso e ben sintetizzato dal direttore del carcere: “La migliore forma di sicurezza all'interno del carcere è l'ascolto e la conoscenza del detenuto”. La presidente dell'associazione Dialogo, Licia Baldi, relatrice della giornata conclusiva del seminario aveva infatti più volte sottolineato il termine “conoscenza” indicandolo come il filo conduttore emerso nei tre mesi di formazione dei docenti e degli operatori volontari. L'affermazione del direttore arricchisce il concetto di sicurezza all'interno del carcere. Non solo misure repressive, ma anche un ascolto attento di ciò che viene dal cuore più profondo di un istituto di pena. E i detenuti, da parte loro, hanno risposto chiedendo strumenti di conoscenza: libri, libri, libri.
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