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Maria Grazia Mazzei e Paolo di Pirro: Come governare il porto marinese

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 06 marzo 2010

Poniamo sul tavolo della discussione aperta in merito alla riorganizzazione del porto e del futuro del nostro paese alcuni spunti di riflessione. 1. E’, innanzitutto, indubbio che la “marina” più che il “porto” rappresentino la maggiore, o meglio l’unica (e sicuramente l’ultima) risorsa della comunità marinese, sia per i benefici diretti che per il potenziale indotto, su cui costruire entrate finanziarie, servizi turistici di livello, occupazione e nuova cultura imprenditoriale, qualità e continuità di vita nel corso di tutto l’anno e non solo nei soli 2 mesi estivi 2. Se così è, il problema più importante (anzi vitale) cui dare risposta, con tutto il dovuto e condiviso rispetto per le politiche ambientali, urbanistiche (ahimè già da tempo compromesse) , tecnico-costruttive ed anche amministrativo-procedurali, è quello di individuare lo strumento più adatto per consentire che sia la comunità marinese, nell’immediato così come in prospettiva, a raccogliere i frutti generati dalla propria risorsa. Porsi prioritariamente obiettivi diversi significherebbe, per noi, prestare attenzione alle pagliuzze (le più semplici da concedere, in fondo, da parte dell’Amministrazione) facendosi fuorviare da esse, e non “vedere” il gigantesco trave (Vangelo: Luca 6,39-42) 3. Nel migliore dei casi è stata considerata la “gestione” del porto, mentre il vero obiettivo deve essere il “governo” del porto : non è , come potrebbe forse sembrare , un vuoto gioco di parole, ma una vitale e sostanziale differenza nelle scelte politiche e nella identificazione dello “strumento” di cui sopra. 3.1. Normalmente, con il termine “gestione” si intende l’insieme di tutte quelle procedure operative in applicazione di indirizzi strategici assunti da terzi e, nel nostro caso, di accordi presi con partner terzi tramite, nel migliore dei casi, opportune convenzioni comunque forzosamente circoscritte e limitate . Nel caso marinese del “gestore unico” appaltato, privato e diverso dalla P.A.L. , si raggiungerebbe il massimo della impossibilità di controllo (vedi paragrafo seguente) e di finalizzazioni strategiche, autolimitandosi al classico “piatto di lenticchie” finanziario e rinunciando a tutto il resto. Gli “strumenti”, in questo caso, sarebbero, appunto, appalto e, forse, convenzione-quadro. 3.2. Con il termine “governo” , invece, si intende proprio l’insieme degli indirizzi strategici che si vogliono vedere applicati , potendoli attivamente controllare e condizionare, a tutti gli aspetti sensibili e di prospettiva quali, ad esempio nel caso specifico del “porto” (ma insistiamo, “marina”): o Politiche di sviluppo a breve-medio-lungo termine, con tutti gli impatti urbanistici e socio-economici connessi o Politiche occupazionali o Logistica, turismo e commercio o Livelli di servizio o Promozione e marketing o Costruzione di una cultura imprenditoriale locale Crediamo si capisca bene che tali aspetti (estremamente articolati, non prevedibili od immediatamente programmabili, distribuiti nel tempo) non possono essere codificati in una qualsivoglia convenzione, di per sé inadeguatamente statica, per quanto (??!!??) redatta in buona fede.. Pertanto, partendo dall’evidente assioma che chi vuole governare deve controllare, l’opzione “governo” richiede, quale suo strumento” , un soggetto pienamente controllato da chi ha l’interesse ed il compito di trarne beneficio : nel nostro caso e nel rispetto del beneficiario identificato (la comunità marinese) non possiamo che ipotizzare una società di capitale a controllo pubblico a partecipazione privata (ed anche a conduzione privatistica) ovvero, al limite, un Consorzio pubblico-privato. 4. Tutto ciò premesso, guai a pensare (a meno che non si voglia essere strumentalmente in mala fede o che si abbiano diversi interessi) che con ciò si dia vita all’ennesimo carrozzone pubblico o che si voglia escludere l’apporto (indispensabile) di capitali privati : anzi!. L’ipotesi a noi più gradita (anche nell’interesse della solita comunità) contemplerebbe una società cosi composta : o Comune di Marciana Marina : 60 % iniziale (per ragioni pratiche evidenti !) così successivamente frazionabile o Comune di M.M. : 51 % o Imprenditori locali : 9 % o Partners privati (industriali e finanziari) : 40 % Ci sarebbero così tutti i presupposti, per tutti i soggetti in buona fede, di ricavarsi i propri margini di sviluppo e di guadagno.


piattaforma imbonimento marciana marina sequestro

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