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Controcopertina: Le aree marine protette tra ormeggi ed armeggii

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 28 febbraio 2010

Pochi sanno che al Senato si sta discutendo un disegno di legge sulle aree protette marine. E pochissimi sanno cosa bolle in pentola. In un'intervista a ‘Il Giornale’ il senatore D’Ali primo firmatario del testo e ‘trapanese verace che con il mare ha un rapporto speciale’, ci informa compiaciuto che le cose procedono molto speditamente e presto potremmo mettere le aree protette marine –a costo zero- nelle condizioni di ospitare barche in zone off limits. In effetti l’idea di mettere mano ad una legge sulle aree marine protette –ossia sul comparto più disastrato e con meno risorse dei nostri parchi- era venuta d’intesa con l’Ucina (la Confindustria della nautica). Ma non solo non ci è avvalsi della opportunità di rimediare finalmente alle incongruenze emerse in questi anni da una gestione separata dalle altre aree protette in cui il ministero dell’ambiente è riuscito a dare il peggio di sé, ma se ne approfitta in senso contrario. Al punto di cancellare dalla legge 394 il ruolo delle regioni sul mare. L’intervista di D’Alì da questo punto di vista è esemplare perché conferma il suo più assoluto disinteresse per tutto il resto che non siano gli ormeggi. Quanto alla gestione delle aree marine protette non vi è cenno alcuno se non che si ‘autofinanzieranno’ ( come i musei di Bondi?). Il che la dice lunga su cosa bolle in pentola. C’è solo da chiedersi che fine abbiano fatto le proposte che da tempo erano state avanzate da più parti e che il ministero della Prestigiacomo non ha mai preso in considerazione in nessuna sede. Davvero possiamo affidare una partita di questa portata ad un ‘trapanese verace’ che ha pronto –lo dice lui- un disegno di legge sulla rottamazione delle barche ma che a onor del vero sembra possa cominciare già prima con la rottamazione delle aree marine protette. E non si dica –per carità-che non consideriamo il valore e il ruolo della nautica. Solo una gestione ambientalmente corretta –vedi per tutti l’esempio del Parco di San Rossore- può assicurare anche a questo comparto un suo futuro. Il problema, infatti, è mettere le aree marine protette in grado di funzionare e con risorse adeguate (quella dell’autofinanziamento è semplicemente una balla) e per farlo non basta davvero questo ministero e tanto meno questa legge. Sarebbe il caso di non lasciar correre perché come è noto a farlo ci si rimette sempre.


Pianosa Montecristo

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