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Documento pd. Una nuova sanita’ per l’isola d’elba

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 24 febbraio 2010

La Toscana è in salute, è in salute la sanità pubblica regionale. I più recenti rapporti circa il livello di benessere raggiunto dalla popolazione della regione danno segnali confortanti. L’aspettativa di vita va dagli 84 anni per le donne ai 78 per gli uomini, la mortalità infantile, alla nascita e nel primo anno di vita, è tra le più basse al mondo. In Toscana i nati aumentano: dai 31.874 del 2006 ai 34.521 stimati nel 2009 e sono sempre più numerosi i nati da cittadine straniere, 7399 nel 2008. I servizi sanitari si sviluppano e migliorano le loro performances, anche grazie ad investimenti che in questi anni hanno immesso nell’economia regionale un flusso di 2,8 miliardi di €, e che sono stati resi possibili dal pareggio di bilancio ormai costante negli anni, ottenuto e mantenuto senza ricorrere ad addizionali Irpef, ticket, altre tasse aggiuntive. La spesa sanitaria nazionale ha raggiunto i 108 miliardi di € e rappresenta il 70/80 % del budget delle regioni e in questo settore si misura perciò la capacità e la qualità di governo. Non è casuale allora che il presidente uscente e il candidato a presidente per le imminenti elezioni regionali, provengano da esperienze di Assessore alla Sanità. Alcuni dati dimostrano l’originalità delle politiche sanitarie e il rigore con cui si amministra nella nostra regione: i dipendenti della Sanità in Italia sono 688.006: in Toscana 51.225, in Lombardia 102.418, esattamente il doppio; le strutture sanitarie private in Toscana sono 851, in Lombardia 10.773; la spesa per il “pubblico” in Toscana rappresenta il 73,4% con il 26,6 % per il “privato” o “in convenzione”, in Lombardia le percentuali sono il 56,5 e il 43,5!!! La nostra realtà elbana, purtroppo, non è allineata allo standard regionale e ciò per oggettive ragioni derivanti dalla insularità, dalla frammentazione del territorio, dalla sua economia prevalentemente turistica (e assolutamente stagionale) che produce squilibri eccezionali sul piano della domanda e impone risposte proporzionate in termini di offerta: da una organizzazione di base capace di offrire a TUTTI servizi essenziali, risposte tempestive e adeguate nelle situazioni di emergenza-urgenza, una rete di strutture territoriali capaci di soddisfare i bisogni quotidiani, dalle pratiche burocratiche, ai prelievi, alle visite specialistiche, agli screenings di prevenzione, all’educazione sanitaria,occorre saper costruire una strategia modulare in grado di dare risposte, nella struttura ospedaliera e nelle strutture periferiche, ad una domanda che mediamente quintuplica nei quattro mesi estivi e che cresce particolarmente nell’ambito delle malattie cardiovascolari, nella traumatologia, negli incidenti legati alla fruizione del mare. L’Elba paga una carenza storica di strutture e servizi sul territorio: da un progetto, nato con l’istituzione del SSN, che prevedeva la realizzazione di otto distretti socio-sanitari, (più o meno quanti ne aveva Piombino agli inizi degli anni ottanta!!), si è passati ad una indicazione più realistica di tre distretti, uno per versante, mai concretamente realizzati. Per Portoferraio, per il cui distretto è stato da tempo individuato il luogo dove realizzarlo e sono stati previsti i relativi finanziamenti, si parla ora di un ridimensionamento che suscita nei cittadini e negli operatori grande preoccupazione. E’ nota la sensibilità e l’attenzione che la Giunta regionale e il consiglio regionale dimostrano nei confronti delle zone disagiate montane e delle realtà insulari: il Piano Sanitario Regionale 2008-2010, infatti, al cap. 9.1.1 tratta del Governo delle specificità geografiche: Aree insulari e montane indicando gli obiettivi, tra cui: valorizzare le risorse umane e professionali che operano nelle specificità geografiche, (sappiamo quanto incida negativamente sulla continuità del rapporto di lavoro la difficoltà a reperire alloggi sul nostro territorio!), potenziare i servizi di emergenza-urgenza, con particolare riferimento ai contesti insulari, potenziare le strutture e le dotazioni tecnologiche degli ospedali, definire percorsi assistenziali specifici per patologie e categorie di soggetti, tutto questo per favorire trattamenti adeguati, per ridurre il disagio delle visite fuori dell’isola, per accorciare le liste di attesa per alcune diagnostiche, come TAC, ecodoppler, ecografie che si allungano fino a sei mesi, un tempo forse giustificabile per gli standard dei reparti ma assolutamente insopportabile per gli utenti. Tutto questo avremmo dovuto già avere e tutto questo dobbiamo nel più breve tempo possibile realizzare. C’è per l’Elba e l’arcipelago un finanziamento regionale dedicato di oltre un milione di euro per anno ed esiste un Progetto Elba che è il frutto di un lavoro congiunto della struttura tecnica della ASL e della componente politica rappresentata dalla Conferenza dei Sindaci: deve essere tradotto in fatti, con controlli severi e puntuali sulle fasi della realizzazione, senza dispersioni o distrazioni di fondi, investendo nell’intelligenza e nella disponibilità degli operatori, privilegiando nella costruzione di nuovi percorsi gli anziani e i bambini, realizzando finalmente strutture come l’Hospice, favorendo con convenzioni speciali il trasferimento dei pazienti nelle strutture specializzate della Toscana, contribuendo ai costi dell’assistenza da parte dei familiari, sperimentando una logistica più razionale per il personale che viene quotidianamente dal continente, attivando concretamente la collaborazione con l’Università di Pisa per costruire per i nostri studenti programmi di studio mirati e coerenti con i nostri bisogni e le nostre specificità. Insomma deve nascere una nuova Sanità per l’Elba che attraverso la crescita della consapevolezza dei nostri diritti, la migliore qualità dell’offerta di servizi,la maggiore presenza del territorio nelle funzioni di responsabilità di governo del settore, la accresciuta professionalità complessiva, la più chiara percezione di una possibilità di crescita, smentisca le voci (o dia a tutti la forza di opporvisi) di uno smantellamento imminente del modello finora adottato che deve venire invece potenziato.


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