Torna indietro

Controcopertina: Elba2000 - Mussi, gli Antiparco e le malefatte tanelliane

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 10 settembre 2003

Alla festa dell'Unità, Mussi ha riaffrontato uno dei suoi temi preferiti (e per lui più dolorosi): la vittoria della destra alle ultime elezioni amministrative, quale risultato della campagna orchestrata dagli antiparco, i quali -dice Mussi-, fasciandosi nella bandiera con le 3 api e facendo appello all"elbanità, riuscivano a convincere le povere popolazioni isolane dell’esistenza di un piano di colonizzazione ordito da poteri forticontinentali (lobby affaristico - politiche), il cui ultimo fine era di mettere le mani sulle ricchezze dell'Elba (ambiente e industria turistica). Questa assurdità avrebbe provocato la vittoria della destra, la perdita del Comune di Portoferraio, della Comunità Montana ecc. Questo movimento -dice ancora Mussi.- disponeva di grandi mezzi che gli permettevano di pubblicare giornali ed inondare i paesi di manifesti. Se Mussi parla di giornali e manifesti, ci sentiamo tirati in ballo perché l’unico giornale uscito durante la lotta antiparco era Elba 2000 e i manifesti che inondavano i paesi elbani e i numerosi documenti erano tutti firmati Elba 2000. Solo due manifesti portarono una firma diversa: il primo era firmato Lega Arcipelago Toscano e il presidente Tanelli denunciò gli estensori chiedendo i danni; il secondo era firmato Alleanza Nazionale ed era un attacco personale contro l'onorevole Mussi che denunciò gli autori e chiese anche lui i danni. In quell'occasione Elba 2000, per quello che può valere, scrisse un manifesto in sua difesa. Dopo questi esordi nessuno si azzardò a ripetere l'esperienza. Noi vorremmo pregare l’on.Mussi di non insinuare più che dietro il nostro Movimento ci fossero dei finanziatori occulti. E’ falso e non è giusto per le persone che hanno sacrificato tempo e denaro, e continuano a farlo, perché il movimento possa operare. Nessuno ha mai dato una lira ad Elba 2000 per fare il giornale che si sosteneva con le pubblicità. Ecco come funzionava il giornale: aveva 16 pagine formato A4 e veniva distribuito gratuitamente in 5000 copie; aveva 36 spazi pubblicitari con una resa potenziale pubblicitaria di 3.600.000 lire. Questo era più che sufficiente per pagarlo. Il giornale veniva consegnato in tipografia in floppy disk, già impaginato e corretto. Veniva ritirato come usciva dalle macchine, in fogli separati, che dovevano essere piegati e poi composti in giornale. L'intervento della tipografia si limitava alla stampa. Sono usciti 12 numeri. Abbiamo sospeso quando la persona che raccoglieva la pubblicità ha cambiato lavoro. Invece, per i manifesti, quando li firmavano, contribuivano anche le categorie economiche. Quindi, non ci sono mai stati grandi mezzi a disposizione, ma solo una decina di persone che si impegnavano dalla redazione dei pezzi alla distribuzione, che era una delle cose più impegnative. Le idee che il movimento diffondeva - dice Mussi - avrebbero fatto presa e danno. E noi aggiungiamo che hanno fatto anche strada, in alcuni casi anche troppa. Le nostre idee, purtroppo, sono state talvolta distorte e strumentalizzate e sono state utilizzate per fini diversi da quelli che il Movimento si prefiggeva. Sotto questo aspetto, il Movimento ha fallito. A noi piace sperare che tutto questo sia, comunque, servito a qualcosa. Poteva servire di più. Il primo numero portava in prima pagina un dimostrante che con un cartello annunciava che avrebbe lasciato il Pds (Ero rosso, ora sono incazzato nero. Ciao, Pds!). All'interno, un'analisi delle ragioni che avrebbero portato la sinistra al disastro elettorale. Certo, non potevamo essere presi sul serio, come non lo saremo ora se diciamo a Mussi che la battaglia, tutta fiorentina, per la conquista della poltrona del Parco, non è capita dagli elbani che si sono espressi (tutte le categorie economiche, ripetutamente, esclusa la Cna che è diretta da Livorno), a favore di Barbetti. Lo farebbero anche 5 amministrazioni su otto se gli fosse chiesto. Poi, lasciatelo lavorare come avete fatto lavorare il presidente eletto a norma, il quale ne ha approfittato per spendere un miliardo per l’acquisto di un castello e che voleva i fanghi di Piombino sversati vicino alle nostre coste e che durante il grande incendio di Calamita andò a rinfrescarsi in mezzo alle sequoie del Canada e non ha mai speso una parola contro il bidone al veleno del Buraccio. Forse vi fa onore una battaglia per il rispetto delle norme in un paese dove nessuno le rispetta, ma non vi aiuta di certo a vincere le elezioni. E vi fa onore anche lottare contro chi vuol mettere le mani sull’Elba, meglio tardi che mai, ma le mani non possono essere nemmeno quelle della Regione. L’Elba non è la Cecenia. Elba 2000 Sì l’Elba non è la Cecenia, ma pure tra Claudio Martini e l’ex-agente del KGB Putin corre una certa differenza; opinioni legittime quelle di Elba2000, che come al solito abbiamo riportato integralmente condividendo pochissimo o niente. Ma non si può fare a meno di contestare il passo dedicato a Giuseppe Tanelli (con il quale in diverse occasioni non siamo stati affatto teneri, e questo dovrebbe costituire una garanzia). Il ritorno del Castello del Volterraio tra le pubbliche disponibilità e gli interventi per fermarne la rovina, sono stati, prima di ogni altra cosa, atti di civiltà, che tra l’altro avrebbero dovuto compiersi ben prima della nascita del Parco. Il PNAT casomai ha supplito, su questo fronte, a carenze di ministeri ed enti locali. Dire che Tanelli “voleva” i fanghi di Piombino sversati presso le nostre coste (lo aveva chiesto espressamente: “Versateli qui, anzi un po’ più vicino, sottocosta, uh bene!”??) è comico. Inoltre questa storia dei “fanghi piombinesi” comincia ad essere noiosamente datata, più interessante sarebbe parlare dei molto più prossimi ed autonomistici “fanghi portuali elbani” che pare contengano massicce dosi di tossicissime sostanze come gli antivegetativi, e là se ne stanno, inutilizzabili per campagne nazionalistico-insulari, in pace, senza che a nessuno importi della loro permanenza. Accreditare l’immagine di Giuseppe Tanelli che se ne frega degli incendi boschivi è scorretto oltre che meschino; spessissimo abbiamo saputo, ed in qualche caso pure personalmente visto, Giuseppe Taneli, prima, durante e dopo il suo mandato di Presidente del PNAT, partecipare personalmente alle operazioni di spegnimento battendo la frasca come altri volontari. Intendiamoci, non siamo stati sul libro paga di Tanelli, né agognamo (noi) essere iscritti ad altri libri-paga, e pensiamo che tutti siamo criticabili Tanelli ben incluso. Ma vedere attaccare qualcuno per atti positivi e sociali compiuti nella sua vita, solo per una smania di criticare non supportata dalla conoscenza dei fatti, è insopportabile.


tanelli giuseppe

tanelli giuseppe

cartello parco grotte

cartello parco grotte

mussi unità festa

mussi unità festa