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Controcopertina: L'elettrodotto dell'Isola d'Elba e l'I.B.A. (Important Bird Areas) Vincolistiche norme ambientali che tutti (meno il Parco e Legambiente) si sono scordati

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 11 febbraio 2010

Questo “rapporto” vuole essere un contributo di Legambiente Arcipelago Toscano per cercare di riaffrontare una situazione, quella dell’elettrodotto dell’Elba, sfuggita di mano per la sottovalutazione degli amministratori locali, per la decisione del Governo di procedere accolta da Regione e Provincia, per le autorizzazioni ed i nulla-osta paesaggistici ottenuti da Terna al di fuori del territorio del Parco, ma anche per il disinteresse dei cittadini che troppo spesso si accorgono e si preoccupano dell’impatto di una grande infrastruttura solo quando scoprono che passa davanti alle porte delle loro case. La prima parte è una revisione aggiornata delle osservazioni che Umberto Mazzantini ha fatto per conto del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (Commissario Barbetti e poi utilizzate dal Presidente Mario Tozzi) e Legambiente per mitigare l’impatto ambientale della prima proposta di tracciato dell’Elettrodotto (oltre 100 piloni nei Comuni di Portoferraio, Marciana, Campo nell’Elba, Capoliveri, Porto Azzurro, Rio nell’Elba e Rio Marina). La seconda parte, con qualche integrazione relativa alla situazione elbana, è tratta quasi integralmente da “Rete Natura 2000 & IBA: la rete europea per la biodiversità”, una pubblicazione LIPU e BirdLife (che individuano le Iba) e Regione Lazio e che spiega bene il forte aggancio delle IBA e di Rete Natura 2000 e le direttive europee. Il tracciato del nuovo elettrodotto dell’Elba attraversa per un tratto il territorio del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dove Terna è stata obbligata ad interrare i cavi, ma anche luoghi al di fuori dell’Area Protetta fortemente interessati dalle migrazioni degli uccelli (nell’area di Rio è stata addirittura sporadicamente avvistata la rarissima aquila del Bonelli ed è presente una piccola popolazione di Pernice Rossa); l’intera isola d’Elba è frequentatissima da rapaci stanziali e in migrazione, inoltre l’opera si deve realizzare in un’isola, l’Elba, che è tutta compresa in un’IBA (Important Bird Area). le IBA vengono identificate applicando un complesso sistema di criteri (riportiamo quelli che ci riguardano). Criteri di importanza a livello mondiale: A1 il sito ospita regolarmente un numero significativo di individui di una specie globalmente minacciata; A2 il”.sito ospita regolarmente taxa endemici, incluse sottospecie presenti in Allegato I della Direttiva “Uccelli”; A3 lI sito ospita regolarmente una popolazione significativa di specie la cui distribuzione è interamente largamente limitata ad un bioma (es. mediterraneo o alpino); A4-1 il sito ospita regolarmente più dell’ 1% delta popolazione paleartica-occidentale di una specie acquatica coloniale (es. aironi, gabbiani e starne); A4-2 il sito ospita regolarmente più dell’ 1% della popolazione mondiale di una specie di uccello marino; B1-1 il sito ospita regolarmente più dell’ 1% della popolazione di una particolare rotta migratoria o di una popolazione distinta di una specie acquatica coloniale (es. aironi, gabbiani e starne); B1-2 il sito ospita regolarmente più dell’ 1% di una distinta popolazione di una specie di uccello marino; B1-3 il sito ospita regolarmente più dell’ 1% della popolazione di una particolare rotta migratoria o di una popolazione distinta di una specie coloniale di uccello terrestre; B1-4 lI sito è interessato regolarmente dal passaggio di più di 3.000 rapaci o 5.000 cicogne; B2 Il sito è di particolare importanza per specie SPEC 2 e SPEC 3 (specie con status di conservazione sfavorevole nell’Unione Europea); B3 Il sito è di straordinaria importanza per specie SPEC 4 (specie concentrate in Europa). Criteri di importanza a livello dell’Unione Europea: C1 sito ospita regolarmente un numero significativo di individui di una specie globalmente minacciata; C2 Il sito ospita regolarmente almeno l’l% di una “flyway” o del totale della popolazione della UE di una specie coloniale inclusa in Allegato I della Direttiva “Uccelli”; C3 Il sito ospita regolarmente almeno l’l% di una “flyway” di una specie coloniale non inclusa nell’ Allegato 1 della Direttiva “Uccelli”; C5 il sito è interessato regolarmente dal passaggio dì più di 5.000 cicogne o 3.000 rapaci; C6 il sito è uno dei 5 più importanti nella sua regione amministrativa per una specie o sottospecie Inclusa in Allegato I della Direttiva “Uccelli”; C7 il sito è già designato come ZPS o comunque meritevole di designazione su basi ornitologiche o terrestre. Quindi la realizzazione dell’elettrodotto in un Parco con SIC e ZPS, SIR e in una IBA deve prevedere una notevole attenzione al possibile impatto sull’avifauna, in particolar modo per i tratti in corrispondenza di crinali e negli attraversamenti delle aree boscate ed al successivo ripristino ambientale. In generale sono particolarmente pericolosi i tracciati ad AT che si trovano nelle immediate vicinanze di luoghi di concentrazione di più individui della stessa o di diverse specie (dormitori e luoghi di alimentazione comuni, siti di nidificazione in colonie) è il caso ad esempio della Zona Umida di San Giovanni e delle Prade-Mola, Sito di importanza Regionale (SIR, legge Regionale 56/2000), indicato come oasi dalla Provincia, Inoltre l’Iba nel punto della Piana centrale elbana attraversata dall’elettrodotto aereo rappresenta un corridoio aereo per la migrazione e di congiungimento tra le due uniche Zone umide rimaste all’Elba Prade-San Giovanni e Mola) e il corridoio ecologico tra le due ZPS-SIC di Monte Capanne-Enfola e Elba Orientale. L’elevato numero di uccelli presente aumenta la probabilità di collisioni. Infatti, la mortalità degli uccelli aumenta se il tracciato della linea elettrica si trova in prossimità di una via di passaggio preferenziale (corso di un fosso, invasi d’acqua, tracciato di una gola – è il caso della pianura centrale dell’Elba) ed è ad una altezza di poco superiore a quella delle chiome degli alberi: gli uccelli in volo radente le cime degli alberi hanno forti probabilità di urtare contro i conduttori (fig. A). La maggior parte delle collisioni avviene nei tratti degli elettrodotti AT dove si verificano i cosiddetti effetti trampolino, sbarramento, sommità e così definiti: a) l’effetto trampolino, tra i più mortali, è determinato dalla presenza in prossimità di una linea elettrica di ostacoli di diversa natura (alberi, siepi, dossi, manufatti, ecc.) che obbligano gli uccelli in volo ad evitarli alzandosi in quota a livello dei conduttori, percepibili all’ultimo momento; b) l’effetto sbarramento si crea per la presenza di una linea elettrica lungo le vie di spostamento più tipiche per un uccello: è il caso di una linea elettrica perpendicolare all’asse di una valle seguito dagli uccelli durante i loro spostamenti; c) l’effetto scivolo è determinato dalla morfologia del paesaggio circostante una linea elettrica quando un elemento, come una collina o un versante, incanala il volo degli uccelli in direzione di un elettrodotto perpendicolare al moto degli uccelli; d) l’effetto sommità è caratteristico soprattutto delle zone aperte, dove le sommità delle ondulazioni del terreno concentrano gli uccelli, particolarmente durante gli spostamenti di gruppo: i tratti di linea elettrica sommitali sono quelli che presentano la più elevata mortalità. Tutte le linee AT che attraversano le aree dove sono presenti specie di uccelli di notevole interesse sia come nidificanti che come svernanti, molto sensibili al rischio elettrico, devono essere considerate a forte rischio di collisione. MINIMIZZAZIONE DELL’IMPATTO RELATIVO ALLA COSTRUZIONE DI UN ELETTRODOTTO La costruzione di un elettrodotto produce un forte disturbo sull’ambiente, certamente temporaneo, ma i cui effetti possono variare molto a seconda del periodo in cui i lavori sono effettuati. La costruzione di una linea elettrica crea il massimo disturbo in coincidenza del periodo di riproduzione degli uccelli: nelle coppie riproduttrici, in particolar modo in quelle specie molto sensibili al disturbo umano, ciò porta inevitabilmente al fallimento della riproduzione, soprattutto se questa è alle sue fasi iniziali . Per alcune specie anche il fallimento di una sola riproduzione può rivelarsi un fattore di forte impatto su tutta la popolazione. Nei siti più importanti per l’avifauna, per ridurre ai minimi termini questo tipo di perturbazione, sarebbe raccomandabile evitare l’effettuazione dei lavori di installazione di una linea elettrica durante tutto il periodo della nidificazione, ovvero da inizio marzo a fine luglio. Il disturbo creato dalla costruzione di un elettrodotto potrà essere meglio assorbito da uccelli svernanti i quali hanno la possibilità di spostarsi in altre zone. Anche in questo caso, però, certe aree di svernamento rappresentano dei punti molto delicati per la presenza di alcune specie particolarmente rare e localizzate: sarà necessaria una attenta valutazione dell’impatto dell’opera. La costruzione di una nuova linea elettrica comporta una serie di modificazioni e di manomissioni dell’ambiente naturale che devono essere ridotti al massimo, per il mantenimento della qualità degli ambienti interessati dall’opera, soprattutto se questi sono particolarmente integri. In questo caso si renderà necessario servirsi, per quanto possibile, delle vie di accesso interne già presenti, al fine di non apportare modificazioni troppo rapide alla struttura del paesaggio. Dove un elettrodotto debba necessariamente attraversare zone naturali particolar mente integre, per evitare di aprire nuove strade di accesso vanno utilizzati gli elicotteri. Allo stesso scopo le operazioni di manutenzione della linea dovrebbero essere effettuate, per quanto possibile, nella piena compatibilità con le esigenze della fauna locale e non solo degli uccelli. In questo senso, una linea elettrica mal concepita può arrecare molti più danni di quanti non se ne possano immaginare; infatti si possono riscontrare: mortalità selettiva per classi d’età e per specie, dovuta all‘elettrocuzione; mortalità selettiva per specie dovuta alle collisioni; alterazione della struttura e della composizione del paesaggio, con conseguenti modificazioni nel popolamento animale presente; aumento del disturbo umano (escursionismo, caccia, caccia fotografica ed altre attività ricreative); mortalità non selettiva dovuta al bracconaggio. Come si vede, i problemi dell’avifauna sono fortemente correlati alla salvaguardia del paesaggio e della vegetazione, quindi si dovrebbe: 1 - sottopone le linee elettriche ad alta tensione esistenti e da non sostituire ad una verifica del rischio di collisione, al fine di individuare i tratti che risultino ad alto rischio e disporre adeguate misure di contenimento del rischio di collisione; 2 - predisporre sistemi che riducano il rischio di collisione in tutte le nuove linee elettriche ad alta tensione; 3 - sottopone le altre linee elettriche ad una verifica del rischio di elettrocuzione e secondariamente di collisione, al fine di individuare i tratti ed i piloni che, per la presenza nelle vicinanze di specie di particolare interesse conservazionistico e/o particolarmente esposte a questo tipo di pericolo, risultino ad alto rischio e disporre adeguate misure di contenimento del rischio di elettrocuzione e collisione; 4 - costruire tutte le nuove linee a media tensione in cavo isolato e, ove possibile, sotterrato; 5 - considerare sempre come aree a rischio tutte le aree protette e quelle zone ove siano previsti progetti di reintroduzione di specie di particolare interesse conservazionistico e/o particolarmente esposte a questo tipo di pericolo; 7 - definire una lista di specie a priorità di conservazione (rapaci, pernice rossa, migratori, avifauna inserita nelle Liste rosse Europee e nazionali inserita nel piano del Parco), per le quali richiedere necessariamente interventi di minimizzazione del rischio elettrico nelle aree dove sono distribuite, anche al di fuori dell’ area protetta. I dati sono tratti da: IBA RETE NATURA 2000 - Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio – DCN / LIPU-BIRD LIFE international; “L’IMPATTO DELLE LINEE ELETTRICHE SULL’AVIFAUNA” Di Vincenzo Penteriani - Con il contributo della Regione Toscana, Dipartimento Sviluppo Economico Cos’è Rete Natura 2000 “È costituita una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione, denominata Natura 2000. […] La rete Natura 2000 comprende anche le zone di protezione speciale classificate dagli Stati. Nell’Unione Europea il raggiungimento dell’obiettivo 2010 è affidato principalmente alla costituzione di un sistema di aree protette previsto da due direttive comunitarie: la Direttiva Uccelli e la Direttiva Habitat. La prima normativa, redatta nel 1979, prevede la salvaguardia di tutti gli uccelli selvatici, mentre la seconda, arrivata solo 13 anni più tardi, si occupa della protezione di habitat e specie diverse dagli uccelli. Insieme le due direttive costituiscono il cuore della politica europea per la salvaguardia della biodiversità e rappresentano l’impianto legislativo per la costruzione di Rete Natura 2000. La Direttiva Uccelli Adottata nel 1979 e recepita in Italia con la Legge 157 del 1992, la Direttiva Uccelli (79/409/EEC) rappresenta il primo approccio pan-europeo alla conservazione dell’avifauna. Il suo scopo è la protezione di tutte le specie di uccelli selvatici presenti naturalmente in Europa. La direttiva prevede, inoltre, la necessità di mantenere le popolazioni di uccelli a livelli adeguati in base alle esigenze biologiche, culturali e economiche. Gli strumenti individuati sono la protezione degli habitat e la protezione delle specie. […] ”. La Direttiva Habitat La Direttiva Habitat (92/43/EEC) nasce dalla necessità di una legislazione generale sulla conservazione della biodiversità, garantendo la protezione di habitat e specie diverse dagli uccelli. Segue in gran parte la risoluzione sulla protezione degli habitat della Convenzione di Berna. Adottata nel 1992, la direttiva è entrata in vigore nel 1994 ed è stata recepita in Italia attraverso il DPR 357/97 (successivamente modificato dal DPR 120/03). I lavori in corso all’Elba hanno già interessato sughere e di altre specie della macchia mediterranea, specie vegetali comprese nella direttiva habitat dell’Unione Europea e nella legge regionale 56/2000 che il Parco gli ha imposto nell’area protetta. Occorre verificare la presenza di specie protette e di habitat prioritari lungo il tracciato e in particolare nei siti di realizzazione dei piloni. L’elenco degli habitat prioritari è contenuto nel Piano del Parco. Ad esempio: la sughera (Quercus suber Codice Natura 20009330 e Codice Corine 45 2) è considerata vulnerabile e all’Elba ha la unica popolazione consistente nell’intero arcipelago toscano (Piano del Parco), costituendo un habitat prioritario in associazione con la macchia ad erica e corbezzolo e insieme al leccio nell’associazione Viburnum-Quercetum. Norme generali La direttiva protegge gli habitat e le specie di importanza comunitaria elencate negli allegati I e II. Tra questi vengono anche individuate alcune specie e habitat prioritari che godono di un regime di tutela speciale. A tale scopo sono istituite le Zone Speciali di Conservazione (ZSC). L’iter prevede una serie di passaggi che iniziano con la proposta da parte dei singoli stati di una lista di siti (pSIC) che poi verranno vagliati dalla stessa Commissione Europea. La Direttiva Habitat prevede anche la possibilità di richiedere fi nanziamenti comunitari per adempiere agli obblighi di conservazione. Il progetto IBA “L’elenco delle zone di grande interesse per la conservazione degli uccelli selvatici, più comunemente conosciute sotto la sigla IBA […], contiene elementi di prova scientifica che consentono di […] classificare come zone di protezione speciale (ZPS) i territori più appropriati”. (Corte di Giustizia UE C-374/98) Ecco cosa scriveva Legambiente Arcipelago Toscano il 28 luglio 2009: «La questione delle IBA Legambiente la sollevò già nelle osservazioni al regolamento urbanistico adottato dal Consiglio Comunale di Portoferraio nel settembre 2005, evidenziando la scarsa attenzione data nel quadro conoscitivo agli Habitat prioritari dell’Unione europea ed al Parco Nazionale. Scrivevamo: «Il R.U. ed il suo Rapporto Ambientale sembrano ignorare la presenza di una I.B.A. (important Bird Areas) su tutto il territorio Comunale». L’inventario della IBA è stato aggiornato e perfezionato da BirdLife International e dalla Direzione Conservazione della Natura del Ministero dell'Ambiente che hanno identificato in Italia 172 IBA, una di queste comprende l’intero territorio dell’Elba e dell’Arcipelago Toscano, e se è vero che all’Elba ci sono due Zps (Monte Capanne-Enfola, precedente alle osservazioni del 2005, e Elba Orientale, successiva) è anche pur vero che, come scrivevamo, «Alle aree IBA non designate dagli Stati come ZPS sono comunque applicate le misure di tutela previste dalla Direttiva "Uccelli"», come stabilisce una sentenza della Corte di Giustizia Europea. Allora chiedevamo: «che il R.U. ed il Rapporto Ambientale comprendano ed esplicitino meglio tali forme di protezione e valorizzazione del territorio e ne assumano le norme per i territori interessati». L’IBA elbana è stata ignorata da tutti i comuni. Eppure proprio grazie a quel vincolo l’elettrodotto avrebbe probabilmente dovuto essere sottoposto ad una più attenta valutazione ambientale anche per il percorso modificato. Infatti, l’area centrale dell’Elba interessata dal nuovo tracciato dell'elettrodotto non solo è compresa in un’IBA ma rappresenta anche l’unico corridoio ecologico disponibile per l’avifauna stanziale e migratrice tra le due Zps di Monte Capanne-Promontorio dell’Enfola ed Elba Orientale e tra le due zone umide residue dell’Elba (insieme alle bistrattate saline di San Giovanni) che formano un unico Sito di importanza regionale (SIR9), quello di Mola e le Prade-Schiopparello. Per le Prade esiste addirittura dimenticato impegno della Provincia ad istituire un’Oasi Naturale. Quindi l’elettrodotto verrebbe a trovarsi proprio nel bel mezzo di un’area nevralgica per l’avifauna protetta da un’IBA, cosa che non crediamo sia venuta in mente a nessuno. L’Enel può accettare di interrare l’elettrodotto solo di fronte a precisi vincoli ambientali, le IBA sono uno di questi e tutta l’Elba è compresa in un’IBA importantissima come quella dell’Arcipelago Toscano». Il primo inventario delle IBA italiane è stato pubblicato nel 1989, grazie al lavoro svolto dalla LIPU. Negli anni seguenti tale inventario è stato ripetutamente aggiornato grazie ad un monitoraggio Costante. Oggi le IBA italiane sono 172 e ricoprono una superficie di circa 5.000.000 ettari, circa il 16% del territorio nazionale. In molti casi l’elenco delle IBA è servito come base per la designazione delle Zone di Protezione Speciale. Attualmente, il 71% della superficie delle IBA è anche ZPS. TUTTO L’ARCIPELAGO TOSCANO E’ UN’IBA Le Important Bird Areas o IBA, sono delle aree che rivestono un ruolo chiave per la salvaguardia degli uccelli e della biodiversità. Dietro all’acronimo c’è un progetto a carattere mondiale, curato dal più grande network di associazioni per la conservazione della natura: BirdLife International. Le IBA si sono dimostrate uno straordinario strumento tecnico per pianificare le azioni di conservazione dell’avifauna. Le IBA e le ZPS Il progetto IBA nasce dalla necessità di individuare dei criteri omogenei e standardizzati per la designazione delle ZPS. Per questo, all’inizio degli anni ’80, la Commissione Europea incaricò l’ICBP (oggi BirdLife International) di mettere a punto un metodo che permettesse una corretta applicazione della Direttiva Uccelli. Nacque così l’idea di stilare un inventario delle aree importanti per la conservazione degli uccelli selvatici. Oggi le IBA vengono utilizzate per valutare l’adeguatezza delle reti nazionali di ZPS designate negli stati membri. Nel 2000, la Corte di Giustizia Europea ha infatti stabilito con esplicite sentenze che le IBA, in assenza di valide alternative, rappresentano il riferimento per la designazione delle ZPS, mentre in un’altra sentenza (C-355/90) ha affermato che le misure di tutela previste dalla Direttiva Uccelli si applicano anche alle IBA. Oggi il progetto Important Bird Areas è stato esteso a tutti i continenti e ha acquistato una valenza planetaria. Sentenze significative della Corte di Giustizia Europea: Designazione ZPS Italia C-378/01 Condanna dell'Italia per non avere designato sufficienti ZPS, l'inventario IBA usato come riferimento scientifico; Caso Marismas de Santoña C-355/90 Caso Basses Corbières C-374/98, Il regime di protezione rigoroso previsto dell'articolo 4/4 della Direttiva Uccelli si applica alle IBA non ancora designate come ZPS- lo stato membro non può sfuggire all'obbligo di proteggere il sito semplicemente non designandolo come ZPS; Caso Marismas de Santoña C-355/90 Le ZPS devono essere designate unicamente in base a criteri ornitologici (non possono essere presi in considerazione fattori politici, sociali o economici). ZPS UK C-44/95 Nella scelta e perimetrazione delle ZPS NON possono essere fatte considerazioni economiche; Caso Marais de poitevin C-96/98 Designazione ZPS Francia C-166/97 La ZPS deve coprire tutte le parti ornitologicamente importanti dell'IBA; Designazione ZPS Paesi bassi C-3/96 Caso Basses Corbières C-374/98 Designazione ZPS Finlandia C-240/00, Le IBA rappresentano il riferimento scientifico per valutare l'adeguatezza del sistema di ZPS designate dallo Stato Membro. Quindi le IBA sono uno strumento reale di salvaguardia dell’ambiente e del territorio I criteri per la scelta delle IBA Per essere riconosciuto come Important Bird Area, un sito deve possedere almeno una delle seguenti caratteristiche: ospitare un numero significativo di individui di una o più specie minacciate a livello globale; fare parte di una tipologia di aree importante per la conservazione di particolari specie (es. zone umide); essere una zona in cui si concentra un numero particolarmente alto di uccelli in migrazione. I criteri con cui vengono individuate le IBA sono scientifici, standardizzati e applicabili su scala internazionale. In Europa circa la metà delle Important Birds Areas sono state designate come ZPS e, quindi, tutelate in base alla Direttiva Uccelli. Il nostro Paese è però in ritardo con la designazione di Iba e Zps marine. Come funziona la Rete “I criteri minimi uniformi garantiscono la coerenza ecologica della Rete Natura 2000 e l’adeguatezza della sua gestione sul territorio nazionale”. (Decreto Ministeriale 6/11/07) La conservazione dei siti Affinché Natura 2000 possa rappresentare uno strumento valido per fermare la perdita di biodiversità entro il 2010, è necessario che i siti appartenenti alla Rete siano tutelati e gestiti in maniera adeguata. Fino a poco tempo fa, in Italia, non c’era una vera e propria struttura legislativa di riferimento per la gestione di queste aree: formalmente i siti appartenevano alla rete di conservazione europea, ma non avevano una regolamentazione che disciplinava le attività umane al loro interno. Fortunatamente, nel novembre 2007, il governo italiano ha emanato un decreto ministeriale in cui sono stati individuati i criteri minimi di conservazione per i siti Rete Natura 2000. Le procedure di infrazione Il decreto su Rete Natura 2000 nasce dalla necessità di dare risposta a due problematiche ben precise: le procedure d’infrazione avviate dalla Commissione Europea nei confronti del nostro Paese e il rispetto degli impegni presi dall’Italia per fermare la perdita di biodiversità entro il 2010. Secondo la Commissione Europea l’Italia risultava inadempiente su diverse questioni riguardanti Natura 2000, prime fra tutte l’assenza di criteri minimi per la conservazione delle ZPS e, più in generale, la carente attuazione della Direttiva Uccelli. Inoltre, essendo priva di misure di conservazione adeguate, l’Italia era a rischio di ulteriori procedure d’infrazione a causa del degrado dei siti da proteggere. Ora, con il decreto, si apre una nuova stagione. L’Italia può dimostrare all’Europa che si sta impegnando per la protezione della biodiversità applicando correttamente le Direttive Habitat e Uccelli. I criteri minimi di conservazione Le attività umane all’interno dei siti di Rete Natura 2000 devono essere adeguatamente valutate e monitorate. È necessario regolamentare l’attività venatoria, la costruzione di cave, impianti eolici, discariche, impianti di risalita e gestire correttamente le attività agricole e forestali. Altre attività vanno, invece, incentivate. Tra queste l’agricoltura biologica, l’ecoturismo, la lotta al bracconaggio, il monitoraggio naturalistico, la messa in sicurezza degli elettrodotti, la riduzione dell’inquinamento luminoso e la fitodepurazione. Il Ministero dell’Ambiente, tramite il decreto, ha indicato i criteri minimi per la gestione di ZPS e ZSC; le regioni, che hanno il compito di mettere in pratica le norme indicate nel documento emanando delle leggi regionali, possono scegliere di adottare delle regole ancora più restrittive. La gestione dei siti La corretta gestione delle risorse naturali e delle attività umane che si svolgono all’interno di un sito Rete Natura 2000 è fondamentale per garantire il benessere e la sopravvivenza delle specie e degli habitat che hanno portato alla sua designazione. La pianificazione territoriale, la valutazione dell’impatto delle attività umane e il monitoraggio della biodiversità presente nel sito sono aspetti che fanno parte della strategia di conservazione di Rete Natura 2000, e sono previste dalla Direttiva Habitat. Il piano di gestione Esiste un modo per cercare di integrare in maniera coerente obiettivi di conservazione e attività umane all’interno di un sito Natura 2000: il piano di gestione (non esiste per le Zps elbane, altro elemento da evidenziare anche in relazione all’Iba). Si tratta di uno strumento che, partendo da un’analisi oggettiva della situazione presente all’interno dell’area, cerca di individuare quali dovrebbero essere le azioni e le modalità da mettere in pratica per una corretta conservazione delle specie e degli habitat che hanno determinato la designazione del sito. La strategia dovrebbe essere quella di integrare il piano di gestione con altri strumenti di pianificazione territoriale, come i piani regolatori generali (PRG), i piani territoriali paesaggistici regionali (PTPR) o altri strumenti di settore come i piani di sviluppo rurale (PSR) o i piani faunisticovenatori. La stesura di un piano di gestione parte da una serie di inventari (biologico, socio economico ecc.) per arrivare all’individuazione dei fattori che minacciano habitat e specie e, quindi, all’individuazione di azioni strategiche da eff ettuare sull’area. A questi fini, risulta essere di fondamentale importanza l’attività di monitoraggio del territorio e delle specie. Il piano di gestione non è uno strumento obbligatorio, ma si rende indispensabile là dove l’esistente pianificazione territoriale e settoriale non garantisce le esigenze di conservazione delle specie e degli habitat oggetto di conservazione. La valutazione di incidenza Qualsiasi piano o progetto con un impatto potenzialmente dannoso su un sito appartenente a Rete Natura 2000 deve essere sottoposto a una valutazione d’incidenza. Si tratta di una procedura finalizzata ad evitare interventi che pregiudicano l’integrità del sito. La valutazione di incidenza prevede diverse fasi successive. LIVELLO I - screening: serve a identificare le potenziali implicazioni dell’intervento sul sito. LIVELLO II - valutazione appropriata: si considera l’incidenza del progetto o del piano tenendo conto della struttura e della funzione e degli obiettivi di conservazione del sito. Prevede anche le modalità di mitigazione del danno in caso di incidenza negativa. LIVELLO III - valutazione delle soluzioni alternative: valuta le modalità alternative per l’attuazione del progetto o del piano. LIVELLO IV - valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative in cui permane l’incidenza negativa: solo nel caso in cui sussistano motivi imperativi di rilevante interesse pubblico vengono valutate le misure compensative in grado di bilanciare le incidenze negative. http://www.lipu.it/pdf/pdf_iba/Opuscolo%20RN%202000%20in%20bassa%20per%20SITO.pdf


IBA arcipelago mappa

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