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10 febbraio, la memoria delle violenze al confine orientale

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 09 febbraio 2010

Il prossimo 10 febbraio si celebra il “Giorno del ricordo” in memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, nonché dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, avvenuto nel secondo dopoguerra. La giornata è stata istituita dal Parlamento Italiano con legge 30 marzo 2004, n.92. In questo giorno le istituzioni sentono il dovere di esprimere vicinanza e solidarietà a quanti subirono le drammatiche conseguenze delle persecuzioni, delle violenze e dell’esodo. In particolare, vanno ricordati gli italiani infoibati dai partigiani jugoslavi e anche le responsabilità storiche del regime fascista per le precedenti violenze operate nei confronti della minoranza slovena. Al fine di contribuire alla riflessione in questo giorno, si riportano due testimonianze. Nel 2005, l’allora Presidente della Repubblica C.A. Ciampi conferì la medaglia d'oro al Merito civile alla memoria di Norma Cossetto, la giovane istriana di ventitré anni che fu gettata nelle foibe dopo essere stata violentata e orribilmente seviziata dai partigiani di Tito. Nella motivazione all'onorificenza si legge: «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in un foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio». Qualche giorno fa, in un incontro con gli studenti toscani a Firenze, il sopravvissuto ai lager nazisti Boris Pahor, ha raccontato le violenze contro gli sloveni da parte dei fascisti. «Avevo sette anni – ha detto - quando, insieme alla mia sorellina che ne aveva quattro vidi dare alle fiamme a Trieste la casa della cultura slovena e altri edifici vicini. Era il 1920. Lì il fascismo è arrivato prima, è il fascismo “barbaro”, avallato e incitato da Mussolini e coincide con il razzismo antislavo. Inizia così la cancellazione di una minoranza. Vengono chiuse le scuole slovene, proibiti giornali e libri, italianizzati i nostri nomi e cognomi. Noi scompariamo, non ci siamo più. Dal giornale “Il popolo d’Italia” veniamo definiti cimici, perché come le cimici siamo un popolo senza nazionalità. E Mussolini dà l’ordine di far fuori tutti i maschi di questa “genia”.


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