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A Sciambere serio

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 05 febbraio 2010

Sono tra coloro che pensano che tra i diritti di un essere umano ci sia quello di mettere fine, alla propria esistenza e tuttavia, salvo i casi in cui il male di vivere è insopportabile, farei qualsiasi cosa per far desistere un altro essere umano dal proposito di suicidarsi, non solo perché come scriveva con sarcasmo qualcuno “è sostituirsi alla natura in un lavoro che riesce a fare da sola sempre e benissimo” ma perché di norma sancisce la sconfitta totale di qualcuno che non meriterebbe di perdere. Ci pensai quando avevo venti anni ed un mio coetaneo Jan Palach si era bruciato vivo davanti ai cingoli dei carri armati imperialisti dell’Armata Rossa a Praga, mandati a spengere una fiammella di comunismo democratico, o quando un bonzo sconosciuto si appiccava il fuoco nel Sud Est asiatico negli stessi anni davanti alle atrocità degli imperialisti americani che per conto loro provvedevano a “suicidare” in massa bambini, contadini, animali e natura del Viet-Nam col napalm e col fosforo. Ci ho pensato qualche giorno fa, quando a togliersi la vita in maniera così atroce è stato un uomo ancor giovane che un licenziamento aveva gettato nella più cupa disperazione. Ho sentito, ad ascoltare una cronaca un po’ asettica, una stretta alla bocca dello stomaco. una grande compassione che si trasformava in dolore fisico per quel amico fragile, per quel compagno fragile, per quel fratello fragile. Distogliendo gli occhi dal televisore e le orecchie dal mondo ho guardato i basso tra le riviste appoggiate alla rinfusa sul tavolo da caffè emergeva mezza ma inconfondibile faccia di un teorico dell’ottimismo ad ogni costo, aperta in un forzato, innaturale, finto sorriso e, non è che ho pensato, gliel’ho proprio detto: “Che ridi? Stronzo!”


beneforti fiori capoliveri

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