Nel 2005 la nota azienda di profumi “Acqua dell’Elba” e Legambiente, con il patrocinio (non oneroso) dei Comuni di Marciana Marina e Marciana, del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e dell’allora Comunità Montana dell’Elba (oggi Unione dei Comuni) realizzarono il “Sentiero dei Profumi” un percorso in mezzo alla macchia mediterranea ed al bosco di lecci che, salendo da Marciana Marina, si inoltra per la vallata ombrosa di Val di Cappone e poi percorre l’assolato crinale della Ripa, per tornare a Marciana Marina ridiscendendo una pineta. Un sentiero abbandonato e scomparso per un tratto, riaperto da Legambiente alla fine degli anni ’80, e poi adottato da "Acqua dell’Elba", che ha investito nel suo recupero, realizzando una piccola guida e ponendo lungo il percorso frecce indicatrici e sei pannelli illustrativi con descrizioni ed immagini delle rarità della ricchissima fauna e flora e le regole da osservare. Un’iniziativa privata, non le solite pubblicità e sponsorizzazioni effimere, che ha investito sul territorio, sulla sua valorizzazione e conoscenza. Successivamente l’associazione ambientalista e l’azienda hanno realizzato altri due “sentieri dei profumi”: uno lungo la costa tra Sant’Andrea e Marciana Marina e un anello tra le colline elbane. Il sentiero dei Profumi è diventato subito uno dei più frequentati dell’Elba, attira molti turisti italiani e stranieri ed è una vera e propria palestra naturalistica per le scuole elbane e continentali che Legambiente giuda spesso alla sua scoperta. Evidentemente tutto questo deve aver infastidito chi non ha molto piacere che si prendano iniziative di valorizzazione dell’ambiente, qualcuno che ha anche sullo stomaco Legambiente ed il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. La prima parte del sentiero si snoda fuori dall’area protetta dal Parco e poi ne segna il confine ed i primi vandalismi iniziarono subito nel 2005, con l’apertura della stagione venatoria: i simboli del parco e di Legambiente furono rozzamente ritagliati via con un coltello dai pannelli e sotto la dicitura Arcipelago Toscano venne inciso “LIBERO”, evidente i vandali sono dei simpatizzanti di un’associazione pseudo-ambientalista elbana con lo stesso nome che si è distinta per la sua ottusa contrarietà al Parco Nazionale e i cui caporioni si vantano oggi di essere ben introdotti al Ministero dell’Ambiente. I danni però all’inizio si limitavano alle zone fuori dal Parco. Dopo due anni, sempre in coincidenza con l’apertura della caccia, il secondo pannello del sentiero, quello che illustra l’habitat del leccio, venne divelto e fatto sparire ed insieme a lui cominciarono ad essere divelte anche le frecce di segnalazione del Sentiero dei profumi (foto allegate). Il segnale di tipo tribal-mafioso era chiarissimo: non vogliamo vedere questa roba nel “nostro” territorio. E’ proprio quel cartello che, grazie alla segnalazione di raccoglitori di funghi, è stato recuperato una settimana fa da Legambiente nel fosso che scorre una cinquantina di metri sotto a dove era stato posto. I volontari di Legambiente hanno provveduto a rimetterlo in piedi e a fare un primo restauro (foto allegate). Ma la cosa deve aver fatto arrabbiare gli attempati teppisti col fucile che scorrazzano da anni a vandalizzare la segnaletica del parco (foto allegate). Proprio nei giorni di chiusura della stagione venatoria 2009/2010 la situazione è degenerata: il cartello “Fosso di Val di Capone” è stato divelto e sono stati asportati (stavolta con precisione chirurgica) i simboli di Legambiente e del Parco. Le frecce di tutti i bivi del sentiero sono state divelte, scaraventate nella macchia, addirittura sotterrate o fatte sparire del tutto; il cartello “I Cisti” è stato sfregiato, quello Macchia Mediterranea aveva già subito lo stesso trattamento; il cartello “Le Pinete Mediterranee” è quello che ha subito i danni peggiori: è stato divelto, portato all’interno della pineta e scaraventato in un terrazzamento sottostante, provocando la rottura del tettuccio di protezione e del pannello che illustrava l’habitat. C’è anche da dire che i pannelli sono pesanti e per compiere simili atti bisogna essere almeno due o più adulti, per farlo in tutta tranquillità occorre essere un gruppo organizzato di questi teppisti nullafacenti e nulla-sapienti che odiano l’Elba, le sue bellezze e la sua economia e che evidentemente hanno voluto “festeggiare” così la chiusura della stagione di caccia, il voto in Senato che permette di cacciare tutto l’anno e l’apertura dell’Anno internazionale della Biodiversità. Di tutta questa ferocia idiota, colpisce il fanatismo vigliacco che porta questi vandali a distruggere e sfregiare, provocando anche un danno economico, una bella iniziativa imprenditoriale e di volontariato volta solo a valorizzare un patrimonio di tutti e a dare un’immagine dell’Elba gradevole anche dal punto di vista della fruizione turistica, colpisce la rabbia, l’odio che sono dietro un raid vandalico come questo. Colpisce il messaggio di delinquenziale imbecillità che attempati teppisti trasmettono ai ragazzini delle scuole elbane ed italiane (che potrebbero essere i loro nipoti) che frequentano con meraviglia e divertimento uno dei sentieri più belli dell’Arcipelago Toscano, che in Val di Cappone scoprono la bellezza della nostra isola, la sua storia magnifica e i suoi tesori nascosti. Non è certo con atti come questo che ci impauriranno o ci faranno smettere di lavorare per valorizzare e far conoscere l’ambiente e le bellezze paesaggistiche dell’Isola d’Elba. Per persone così, che vivono odiando la propria terra e il proprio ambiente, che pensano male e praticano peggio, si può solo provare pena e disgusto. Il rischio è che, di fronte a tanta stupida insensatezza, gli imprenditori che amano l’Elba non investano più nella sua valorizzazione, se i loro soldi finiscono in fumo e le loro opere in pezzi per colpa di un manipolo di maturi vandali integralisti, armati forse di fucile ma non certo di cervello. Legambiente Arcipelago toscano presenterà una denuncia alle forze dell’ordine, chiediamo che anche il Parco Nazionale, i Comuni di Marciana Marina e Marciana, l’Unione dei Comuni facciano lo stesso e condannino, almeno questa volta, gli attempati vandali del “Sentiero dei Profumi”.
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