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Controcopertina: Sulla vittoria di Nichi Vendola

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 26 gennaio 2010

In un periodo anche troppo grigio e negativo, ecco, finalmente, una buona notizia. In un periodo anche troppo grigio e negativo, ecco, finalmente, una buona notizia. Nichi Vendola stravincendo le primarie in Puglia, si candida ad essere riconfermato come governatore, a dispetto delle minacce di scomunica da parte di molti cardinali piddini. Vendola è uno dei migliori elementi della sinistra italiana e credo che uno schieramento concreto e coerente dovrebbe solidalmente pensare a sostenerlo, anche dalla Toscana, alle prossime amministrative, che si presentano quanto mai difficili. Molto difficili ma non impossibili e, se c’è bisogno di un attestato, andate a rileggervi quello che ha scritto Cesare Sangalli su Vendola in “Elbareport” di domenica 24. In questi anni duri e pesanti, posso dire, dal mio punto di osservazione, l’Università di Siena, che la Regione Puglia è fra quelle che hanno investito di più nei giovani (fatto che ha del miracoloso nel nostro paese) ma investito davvero, con borse di studio rigorosamente utilizzate per seguire master e corsi di perfezionamento all’estero e in altre regioni italiane. Ciò detto, passiamo a noi. La candidatura di Maria Grazia Mazzei per le regionali 2010 va sostenuta in tutti i modi possibili. E’ inutile perdere tempo in chiacchiere inutili. La persona è valida e brava e merita tutta la stima e la solidarietà possibili. Pertanto, aderisco al Comitato di sostegno alla sua candidatura e mi impegno a cercare altre adesioni ancora. Per quanto mi riguarda, da elbano ‘di fori’ e, per quel che può valere, da docente universitario di archeologia,mi offro per dare (ovviamente se richiesto) qualche modesto consiglio sulle tante cose che si possono e si debbono fare. E’ importante che il patrimonio contribuisca ,per quel può, alla crescita di un turismo qualificato ma ancora più importante è che i beni culturali siano utilizzati per interrompere la inarrestabile perdita di memoria storica e di identità culturale che rappresenta oggi uno dei mali che realmente affliggono la comunità isolana e la rendono insicura, chiusa in sé stessa e poco motivata a spingersi verso una modernità vera. La storia, le tradizioni, l’ambiente dell’isola d’Elba sono cose alte. Si può andare avanti con le scarpe da trekking e si può andare indietro con un fuoristrada Franco Cambi La sconfitta di Massimo D'Alema La vittoria di Nichi Vendola in Puglia è più di una vittoria di un candidato. E’ la sconfitta di uno dei massimi esponenti dalla casta politica di cui questo Paese deve liberarsi, quel Massimo D’Alema che ha speso tutto se stesso in questa campagna elettorale, elevando la Puglia a laboratorio politico di un governo nazionale di domani oggi fortemente a rischio. Un progetto politico basato unicamente su alleanze tra capibastone, sulla volontà di vincere “a qualsiasi costo”, sulla gestione quasi dorotea degli apparati di partito, la politica delle alleanze contrapposta alla politica dei programmi. Vendola potrà non piacere, ma la sua è la vittoria di un altro modo di fare politica, essendo espressione di un popolo e non di un apparato. D’Alema si è piegato alle primarie, che non gli sono mai piaciute, e le ha perse. Ma questo risultato non ci dice soltanto questo. Ci dice anche che il PD non è più in grado di movimentare le proprie “masse”, almeno quando le parole d’ordine sono palesemente sbagliate. La vittoria di Vendola sancisce l’autonomia di un popolo che vuole essere non solo attore ma anche autore di un progetto di cambiamento e di evoluzione della società. Il povero Boccia per due volte è stato massacrato da persone che esigono discontinuità dai comitati d’affari, dalle nomenclature, dai signori delle tessere. D’Alema e il suo figlioccio Bersani ne prendano atto, e vadano con umiltà ad ascoltare, una volta tanto. Giorgio Bertani . Circolo elbano Libertà e Giustiza. Un evento epocale Puglia Gennaio 2010. Dopo il crollo del muro di Berlino un altro evento epocale scuote le coscienze degli uomini di buona volontà: il crollo del pensiero berlusco-leninista. Il berlusco-leninismo è un movimento nato alla fine del secolo scorso dal fervido ingegno di un aspirante segretario di partito comunista (italiano) al quale per circa quarant'anni era stata per l'appunto promessa quella carica per fargliela poi sparire all'improvviso. Ora mettetevi nei suoi panni, immaginate che, dopo aver fatto la gavetta nel vecchio PCI, scuole quadri, Frattocchie, riunioni fiume, nel '68 tutti a trombare e tu a studiare il pensiero di Breznev, figure di merda a difendere l'occupazione della Cecoslovacchia, baci ai russi, funerali di Andropov, discorsi di Ceausescu, parate sulla Piazza Rossa con un freddo polare, immaginate, dicevo, che sul più bello, quando il sogno sta per avverarsi e tutti i vecchi sono morti o fuorigioco e resti tu, solo tu (o quasi) con l'investitura da segretario, una banda di farabutti demolisce il muro di Berlino e con il muro il partito e con il partito i tuoi sogni. Uno più intelligente si sarebbe lanciato da una finestra del Bottegone ma il nostro no, è vocato al potere, ha speso una vita per arrivarci ed è disponibile a spenderne anche un'altra. Intuitivo com'è, nel '93 definisce il pool di mani pulite come "il soviet di Milano" e prova fin dall'inizio una prepotente ammirazione per il marpione palazzinaro milanese che si è impadronito, con la complicità di un tipo che finirà latitante in africa, del nascente sistema televisivo privato italiano. Per un anno tuttavia sogna ancora di arrivare al potere in proprio, precisamente fino al 94, quando cioè il marpione televisivo si presenta alle elezioni e, visto che nessuno gli fa notare di essere ineleggibile, le vince e diventa presidente del consiglio, con la prospettiva di impadronirsi anche del sistema televisivo pubblico. E' in quel momento di grande tensione ideale che l'eterno aspirante prende atto della nuova situazione ed elabora l'architrave del pensiero berlusco-leninista che possiamo così brevemente riassumere: se non riesco ad avere il potere almeno dividiamoci le briciole. Nell'ottica di questo grande disegno strategico viene pertanto legittimato il concentramento dei mezzi di informazione nelle mani di una sola persona, incidentalmente anche presidente/padrone del consiglio, un sedicente medico varesotto viene definito "una costola della sinistra", vengono filialmente digeriti e forse tacitamente condivisi i bombardamenti sulla Costituzione, sulla magistratura, sulla corte costituzionale, sul parlamento, e si accetta, dulcis in fundo, di smantellare tout court il sistema dei diritti che i lavoratori italiani avevano costruito, con qualche sacrificio, nei cinquant'anni precedenti, oltre a numerose altre simili bazzecole che sarebbe troppo lungo elencare. Il tutto senza risultati concreti, nemmeno a livello di briciole. Per farla breve, a differenza di altri grandi strateghi, nel corso del tempo il nostro si manifesta, lentamente ma inesorabilmente, per quello che è: un grandissimo strategame che, esattamente il 24.01.10, scivola su un buccione di banana grande quanto il tavoliere delle puglie e si becca una svendola che manda, c'è da augurarsi definitivamente, al tappeto il berlusco-leninismo e il suo massimo esponente. La speranza è che se ne accorga anche bersani.


niki vendola

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