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A sciambere gabbionato

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 12 gennaio 2010

Dalla brumosa Padania Giampiero Pamieri ci scrive: Caro Sergio, la scarsa confidenza con le lingue (nel senso degli idiomi) ti ha fatto un brutto scherzo. Non si chiamano "gabbioni", bensì "dehors". I gabbioni erano quelli messi dalla Port Authority per la security. Quelli sì che avevano una "ratio" ! Dubito che questi facciano la stessa fine. Ciao Caro Giampiero Anche se la questione che poni (stabilire quale tra gli interventi antropici operati in Salmopoli vel Mortoferajo meriti il riconoscimento ufficiale di “gabbione ferajese per antonomasia”) mi pare francamente un poco di lana caprina, recepisco volentieri il tuo suggerimento di prendere a prestito dal gallico idioma il termine “dehor” per definire quelle stanze abusive legalizzate vagamente arredate (si va dallo stile mensa aziendale al salotto d’aspetto di casa di tolleranza coloniale). Dehor, se non sbaglio significa esteno, “di fuori” ed in effetti occorreva essere ben di fuori (di fori come un terrazzino) pencolanti nella vacuità mentale per autorizzare simili interventi. Quei gabbioni ops quei dehor in fondo sono la migliore rappresentazione della “coscienza urbanistica duttilite” rappresentata altrimenti con eufemismi del tipo “sviluppo compatibile” o più arditamente “ambientalismo del fare” correnti di pensiero che si rifanno al principio cardine anarcoide del lasciare fare a tutti (almeno un po’) come cazzo loro pare, che è la negazione oltre che della certezza del diritto, del governo del territorio e della amministrazione pubblica tout-court. Però portano voti, i gabbioni, quindi … meglio così no?


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