”Del perchè si sia verificato tutto ciò neanche l'ombra. Perchè un gruppo di emarginati, invisibili, fino ad un minuto prima, sia esploso improvvisamente in un attacco di inaudita violenza, nessuno lo sa. Che ci facessero lì, quelle 800 persone, dislocate in due ex fabbriche nessuno se lo domanda. In realtà è assai semplice, sono numeri di quella manodopera a basso costo che compongono quei 20,000 immigrati, clandestini e regolari (stime CGIL, 2007) che gravitano nella zona e che la criminalità organizzata "disloca" nei vari settori, sopratutto dell'agricoltura stagionale” ”In questi giorni è stato pubblicato un volume che ricorda l’eccidio di otto lavoratori italiani in Francia, nell’Ottocento, quando noi eravamo stranieri. Possibile che ci siamo dimenticati tutto: chi siamo, da dove veniamo, i sacrifici e le lotte dei nostri padri? Ci vorrebbe un soprassalto ideale, morale delle forze politiche, trovare un metodo unitario per guardare in faccia i problemi. Possibile che non si parli più di povertà?" ”Non sapevate? Non sapevate che la raccolta dei frutti di quelle terre è affidata a ventimila immigrati, in maggior parte clandestini, gestiti da caporali e pagati in nero? Non sapevate come vivevano? Non vi rendevate conto che si stava accumulando un materiale altamente infiammabile e che l´incendio poteva divampare da un momento all´altro? Non avevate l´obbligo di intervenire? Di attrezzare un´accoglienza decente? Di regolarizzare i clandestini e il loro lavoro, oppure di rimpatriarli ma sostituirli visto che gli italiani quel tipo di lavoro non sono disposti a farlo?” Si potrebbe continuare all'infinito, citazioni come queste (di gente che ragiona), se ne possono trovare a iosa in rete. I TG ridondano di notizie, ma qualcosa non va. Non sapevo niente di cos'era successo e quando ho visto le prime notizie il giorno dopo non sono riuscito a capire cosa fosse successo, o meglio: l'ho subito sospettato, ma se avessi dovuto capirlo dal TG … Ma anche senza sapere i fatti, è da tanto tempo che avevo dentro la percezione che prima o il meccanismo “tutto va bene madame la marquise” si sarebbe inceppato. Ho scelto quelle tre note di apertura perché mi sembrano emblematiche e riassuntive del fatto. Il meccanismo è sempre (e tristemente!) il solito. L'esasperazione degli animi questo produce e una volta innescato diventa una reazione a catena, i vari “Kossovo” del passato non ci hanno ancora insegnato niente. La “cura” si preferisce sempre alla “prevenzione”, il problema ancor più grave è che della “diagnosi”, preventiva o curativa che sia, non se ne occupa quasi nessuno. Una volta a sinistra si parlava di populismo reazionario, di come, semplificando, fosse pericoloso “reagire” istintivamente ai fatti, senza una approfondita analisi scientifica degli stessi. Chiunque, - anche io stesso, a volte - avrà provato, di fronte a certe esperienze una rabbia sorda che gli ha tolto il lume della ragione. Per questo i saggi ripetono sempre, in tutte le filosofie del mondo, di respirare profondamente e contare fino a tre prima di reagire. All'opposto, chiunque, - anche io stesso, a volte - avrà avuto comportamenti superficiali su fatti sociali più o meno distanti e se ne sarà uscito con qualche frase infelice poi rimpianta o dimenticata. E' che sono saltati i punti di riferimento: anche a sinistra ormai non si combattono più battaglie ideali, l'unico obiettivo è la ricerca del “consenso”, della percentuale che permette di governare: per fare cosa è questione di scarsa importanza. Da ragazzino, militante di un gruppo parrocchiale, si criticava il consumismo del Natale; oggi per destra e sinistra il problema è il calo dei consumi e la crisi che ne è al tempo stesso causa ed effetto. Ma di critica al “consumismo” si è quasi persa traccia. Il paradigma nel quale ci muoviamo resta sempre quello di sistema culturale dominante che una volta si criticava e che ormai ci si è incollato addosso, tanto da non vedere più alternative vere e proprie. E così oggi sui fatti di Rosarno si rafforzerà il voto a Maroni che dimostra di avere i muscoli, magari da sinistra qualcuno lo ringrazierà perché in previsione di un fantascientifico ritorno al governo gli risparmierà una parte del “lavoro sporco”. Altri si schiereranno dalla parte dei “negri”, però tra qualche tempo si stupiranno che al supermercato non ci siano più arance o mandarini, o che saranno fatti pagare a peso d'oro. Penserete che in realtà Rosarno, paese in mano a 'ndranghete, mafie o sacre corone varie, ha poco a che vedere con i nostri luoghi. A parte che ormai pochissimi posti possono vantare verginità di fronte al fenomeno mafioso, il punto su cui vorrei si riflettesse è un altro, la mafie sono sempre una componente organica a quel paradigma dominante di cui parlavo prima. Oggi, con la gente alla fame, bianchi o neri, padani o meridionali, nazionali o stranieri che siano, senza valori ideali di riferimento, senza un'alternativa culturale tutti, dico tutti, abbiamo Rosarno dietro l'angolo: siamo seduti su una polveriera con la miccia già accesa.
rOSARNO PROTESTA IMMIGRATI