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A Sciambere dell'autocritica e dei gabbioni

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 10 gennaio 2010

Ieri pomeriggio mi sono beccato una critica “di redazione” che muoveva dall’ultimo “a sciambere” che iniziava con una laude della fantastica performance ferajese ma che finiva con una critica alla Mortoferajo riscontrabile in calata: “Ma come .. una volta che fanno una cosa a garbo ti metti a zampicalli lo stesso?” Faccio ammenda e specifico iniziando per punti: a) è vero con lo spettacolo di ieri la stagione teatrale è iniziata alla grande e promette comunque bene. b) L’essere politicamente vicini ad un’amministrazione o addirittura suoi elettori (come nel caso di specie) deve, anche se ciò può apparire paradossale, acuire lo spirito critico di chi fa il mestiere di informatore; di trombettieri delle loro maestà, di paggi delle loro grembiulinità, di “rofiani a mezzo stampa” ce ne sono già fin troppi in giro. c) La Calata di Mortoferajo con il suo squallore invernino è il prodotto della inadeguatezza di una classe dirigente rappresentata solo in parte dagli amministratori e soprattutto determinata dal susseguirsi di scelte criticabili di una serie di amministrazioni. Non casualmente citavo come elementi deturpanti i “gabbioni di metallo e cristallo” frutti questi di una politica concessoria praticata da quarant’anni; schifezze più o meno pretenziose che impestano il centro storico e che a mio modo di vedere (che non pretendo di imporre a nessuno) essendo architettonicamente orribili, interrompendo e privatizzando di fatto degli spazi pubblici come sono i marciapiede, in un paese civile ed amante del bello dovrebbero essere tutti demoliti. Ciò non significa che ad attività commerciali come bar e ristoranti non si debbano dare aree in concessione per le attività stagionali da occupare con attrezzature rimovibili; significa semplicemente non aggirare da furbi leggi e regolamenti dichiarando precario ciò che precario non è e cedendo di fatto quello che sarebbe a rigor di diritto e di logica incedibile, men che mai a titolo definivo, come una pubblica via, un marciapiede, una piazza. E poi se la “ratio” della realizzazione di quelle “improprie stanze” sulla pubblica via è la possibilità di esercitare l’attività anche quando le condizioni atmosferiche impedirebbero di farlo con tavoli all’aperto o sotto coperture realmente precarie (ergo rimovibili), come è possibile vedere quei funerei gabbioni spenti quando non trasformati in magazzini in bella vista per una buona parte dell’anno, magari proprio in quella parte dell’anno in cui ci sarebbe più bisogno di implementare le visite al Centro Storico? A futura memoria (insieme alla foto di qualche anno fa di una Darsena degabbionata)


Pescatore Foto Storica darsena Portoferraio

Pescatore Foto Storica darsena Portoferraio