"Signori soci, nella vostra società, come più volte manifestato dall’organo di gestione, continuano a pesare gli elevati oneri d’ammortamento dei lavori eseguiti sui beni di terzi, nonché i canoni di locazione demaniale e le tasse d’esercizio. Permane, oltre a ciò, una situazione finanziaria connessa allo sfasamento temporale tra i flussi economici in uscita e quelli in entrata che, in assenza di un adeguato volano finanziario, comporta oneri finanziari non compatibili con il volume d’affari della Società (…) Gli attesi riscontri partecipativi non si sono avuti neppure dagli attori del territorio, in primis l’Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e il Comune di Rio Marina che più d’ogni altro hanno beneficiato delle strutture realizzate dalla vostra società. Siffatta situazione ha costretto, oltre tutto, il management societario a lavorare in un contesto d’incertezza». Questo scrissi nella mia ultima lettera ai soci della società del parco minerario, presentavo la chiusura dell’esercizio 2006. Ci fu, a quel tempo, un socio pubblico che esultò per la mia sostituzione dalla presidenza del CdA:«Le decisioni prese oggi dall'assemblea dei soci del Parco Minerario si sono rese necessarie per l'insostenibilità organizzativa e finanziaria della situazione societaria (…) rispondono all'esigenza di un rilancio del Parco, da perseguire mediante relazioni più aperte e collaborative con gli enti locali, un rapporto da reimpostare con il Demanio, una gestione societaria meno autoreferenziale, più dinamica e più legata all'economia locale». Ogni commento lo lascio ai lettori
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