Torna indietro

4 settembre: riflessione incrociata tra lezioni non raccolte ed indagati eccellenti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 04 settembre 2003

Un anno fa l'Elba era colpita da uno dei più violenti nubifragi della sua storia: un'alluvione che mise letteralmente in ginocchio l'Isola provocando una vera e propria devastazione. In quei giorni si iniziava solo a progettare Elbareport, ed abbiamo deciso di ricordare il 4 Settembre riproponendo un articolo del Prof. Luigi Totaro e due foto di Alex Beneforti "d'epoca". Singolarmente lo spazio inquadrato nelle foto è l'ex-parcheggio di Procchio, lo stesso dove poi secondo i PM della Procura Genovese, grazie ai buoni uffici (si fa per dire) di due prefetti ed un giudice doveva sorgere in violazione della legge, la massiccia opera coppetelliana che si è cementiziamente sostanziata e ci ha fatto, un anno dopo, tornare agli onori delle cronache nazionali. E mentre riflettiamo guardando quest'acqua turbinosa su quanto poco si è imparato dall'alluvione, sul perchè ci sia un indagato eccellente agli arresti e due eccellenti eccellenze indagate a piede libero e sul perchè quelle eccellenze non sentano, nel momento in cui si muovono loro accuse talmente gravi, la necessità di dimettersi, ci viene in mente il nomignolo che affibbiammo a quel laghetto: "Lago Papera". Già Lago Papera è diventato un caso nazionale; a causa di Lago Papera, a sentire Repubblica (giornale di solito ben informato), ci sarebbero state perfino strane e piuttosto sconvenienti comunicazioni tra il Viminale e gente finita nella nassa intrecciata dal Corpo Forestale dello Stato e salpata con un bel po' di pesci dentro dalla Guardia di Finanza. Diluvio all’Elba: lezione di Ecologia ed Economia Chi volesse dire, o soltanto suggerire, come è stato fatto in alcuni telegiornali con il riferimento alle polemiche sui futuri Piani strutturali dei Comuni elbani, che i danni gravissimi prodotti dal nubifragio di mercoledì 4 settembre 2002 sono da attribuire agli strumenti urbanistici in fase di discussione nelle Amministrazioni comunali, farebbe ovviamente un’affermazione dissennata. Vorrei allora suggerire alcune riflessioni che mi paiono più corrette. In primo luogo infatti, a parte la straordinarietà dell’evento meteorologico, ci siamo accorti tutti in questi giorni che l’edilizia più o meno spontanea non comincia con i piani regolatori ancora da varare, ma ha la radice in quelli di dieci, venti, trent’anni fa, e nelle violazioni di essi tollerate e poi autorizzate: spesso da chi oggi fa il censore. In secondo luogo, abbiamo visto che non è l’ambiente ad aver bisogno di essere tutelato e protetto, ma chi lo abita: si può deviare il corso di un fosso perché ci comoda un po’ di spazio per fare, mettiamo,case, alberghi o una pista d’aeroporto, e il fosso si adatta senza protestare; ma quando, per una burrasca eccezionale, la nuova curvatura o il nuovo letto non bastano a contenere l’acqua che viene giù dalle colline, allora il fosso si riprende il suo percorso, e travolge (senza avvertire) tutto quanto trova sulla sua strada. E chi abita quella strada viene spazzato via o si trova in pericolo o in disagio. L’ambiente è in continuo divenire, non ha un progetto stabilito da realizzare, non ha obblighi da rispettare: si adatta di volta in volta alle nuove condizioni determinate prima di tutto dalla propria evoluzione. Gli uomini, invece, hanno vincoli rigidissimi per la propria sopravvivenza, e una adattabilità minima: devono cioè limitare al minimo le intemperanze dell’ambiente, perché continui ad essere ospitale o quanto meno ospitante. E’ importante che gli uomini capiscano che il rispetto dell’ambiente non è cosa che riguarda l’ambiente (le anime belle che ne parlano non sempre a proposito, con argomenti sostenuti più dal sentimento che dal ragionamento), ma è cosa che riguarda tutti gli abitanti dell’ambiente, la loro tutela, la loro salvaguardia. In terzo luogo, possiamo finalmente capire che il rispetto dell’ambiente e la tutela e salvaguardia di chi lo abita sono operazioni con fortissima valenza economica: si può costruire nel letto d’un fiume o sulle pendici di un vulcano o su una collina instabile, realizzando un guadagno anche cospicuo; ma dobbiamo sapere che stiamo investendo in un bene a forte rischio, e che le probabilità di perdere molto o tutto sono elevatissime e in qualche modo predefinite. Ecco allora una bella lezione che ci viene dal disastro di questi giorni: ecologia ed economia non fanno solo rima, sono in gran parte la stessa cosa. Chi ha avuto case allagate o macchine sommerse, o anche solo tanta paura, può chiedersi con fondati elementi di valutazione se gli è davvero convenuto l’affare che ha fatto o che gli è stato proposto. Chi ha visto frane e smottamenti per le strade si può altrettanto fondatamente chiedere se le scelte che hanno condotto a quel tracciato, o a quella modalità di realizzazione, o a quella manutenzione del territorio sono state non solo oculate e prudenti ma anche vantaggiose, se il risparmio o il guadagno nel breve periodo non produce nel medio o nel lungo spese e perdite talvolta clamorose. E soprattutto se il vantaggio nel breve periodo di qualche furbo non significhi nel medio o nel lungo svantaggio e disastro per l’incauto acquirente. Eccoci allora ai Piani strutturali. Le Amministrazioni elbane hanno oggi un elemento nuovo per redigere o correggere i loro strumenti urbanistici: il diluvio è stata la più sgradita ma anche la più certa Valutazione di Impatto Ambientale che si potesse avere. E i cittadini tutti hanno avuto modo, purtroppo a proprie spese, di capire cosa è quel famoso rischio idrogeologico che devono far valutare quando vogliono costruire una casa. Hanno ora modo di interessarsi alle scelte che i loro amministratori fanno quando progettano una strada o localizzano un insediamento, ed esigere che siano severi nell’escludere ogni rischio non solo per chi è direttamente interessato all’area edificabile o al tracciato scelto, ma per tutti coloro che abitano nell’intero territorio, perché i danni prodotti da scelte inopportune o sbagliate si pagano tutti, come ora vediamo: anche chi, quando quelle scelte sono state compiute, non era ancora nato. Certo non ci consola la lezione di ecologia e di economia che il nostro minidiluvio ci ha comunque dato. Vorremmo sperare almeno che non sia lezione inutile.


alluvione procchio 2003

alluvione procchio 2003

alluvione 2002

alluvione 2002