E’ di questi giorni la notizia che il Parco nazionale del Gran Paradiso –un parco storico-ha approvato il suo piano. Altrettanto fresca la notizia che la commissione ambiente della regione Toscana ha dato il via ai piani dei nostri due parchi nazionali quello delle Foreste Casentinesi e quello dell’Arcipelago Toscano. Approvazioni avvenute senza morti e feriti salvo la sollecitazione venuta dal consigliere regionale Agresti che vorrebbe si procedesse rapidamente anche alla messa a punto del piano socio-economico finora approvato da pochissimi parchi. La sollecitazione è giusta ma forse meriterebbe una riflessione più generale e cioè –visto il ritardo diffuso- se ha ancora senso o comunque se è opportuno mantenere come prescrive la legge due piani che separano in qualche modo la tutela ambientale dalla gestione economico-sociale. Tema ovviamente nazionale che dovrebbe interessare specialmente chi ad ogni piè sospinto parla di legge quadro da rivedere e aggiornare ma poi si trastulla con piccole potature a questo o a quell’ente salvaguardando però dai ‘tagli’ le rappresentanze ministeriali. Nell’attesa che si pensi di più anche alle cose serie e non alle bazzecole, la notizia dei piani approvati non merita quindi di passare inosservata. A chi guarda al dibattito odierno– ma è meglio dire alla aspra conflittualità istituzionale in corso- non sfuggirà certo che di piani e pianificazione si parla assai poco per non dire nulla. Sono termini che sembrano caduti ormai in prescrizione e del tutto desueti. Se in questo desolante panorama in cui si avverte solo la denuncia del ‘fallimento’ dell’urbanistica che non è riuscita a mettere argine alla speculazione, al consumo dissennato del territorio e del paesaggio, grandi parchi riescono a far tagliare il traguardo ad un piano non si può far finta di niente. Se praticamente i soli ( o quasi) piani di grande valenza ambientale che riguardano ampi e pregiati territori vengono messi in pista dai parchi come si può poi –come fanno al ministero e anche in parlamento, pensare che sia cosa da fare e fatta bene sbaraccare in un modo o in un altro proprio i parchi ora con Tremonti, ora con Calderoli e ancora con la Prestigiacomo. E se Roma piange non è che nelle regioni si rida perché la pianificazione non scoppia di salute da nessuna parte. Speriamo che le forze politiche se ne ricordino anche nella prossima campagna elettorale.
piane al canale 1