Il mi' fratello Lino e l'onorevole Francesco Bosi, uno armaiolo, l'altro deputato della Repubblica oltre ad essere più o meno arzillamente coetanei hanno un sacco di cose in comune. La più evidente è il non sopito sguardo da antico sciupafemmine principe della balera, e su questo fronte non licet indugiare, in subordine la postura ed il camminare: nutriti infatti come devono essere stati nella loro adolescenza dai buoni film western in bianco e nero, avanzano entrambi con la schiena dritta leggermente ancheggiando, come se fossero appena scesi da cavallo, e quando traversano la strada per andare a prendere un caffè sembrano entrambi Gary Cooper che va all'appuntamento col destino in Mezzogiorno di Fuoco, poi entrano nel bar e guardando dritto negli occhi la cassiera, e dopo un attimo con movimenti tonici e svelti estraggono il portafoglio come fosse una Colt. Orbene all'epoca se al cine non c'era un western o un film dei marines o un altro della serie "Ercole contro Maciste nella Valle delle Caccole", c'era una probabilità che ci fosse uno di quei film nati dal genio narrativo di Giovannino Guareschi con due grandissimi attori quali furono Fernandel e Gino Cervi, chissà forse fu là che le strade paralle dei due giovani bulli (nel senso amerikano di torelli) si divisero e uno finì Democristiano tra i Supporter di Don Camillo e l'altro comunista e compagno di Peppone. Ma negli opposti schieramenti uno da professionista della politica l'altro da semplice "sindaco di Via Manganaro", un altro tratto comune l'hanno mantenuto: l'eroico resistere sul punto anche quando si rendono conto di avere torto marcio, e la capacità sofistica di dimostrare l'indimostrabile, fosse pure che, come quivi si dice con irrispettoso motto, "Cristo è morto dal sonno" Ora confessato il perché Bosi continua a restarmi assurdamente simpatico, anche quando mi fa incazzare come un cinghiale con dietro i cani, a mo' di esempio di quanto sopra espresso-detto vedo-guardo cos'è accaduto-successo sulla vicenda-fatto del Villaggio-Paese-Borgo-Pago-agglomerato urbano di Vigneria. Orbene Francesco Pecos Bill Bosi, dopo essere stato infiocinato da Legambiente che lo incicciava a ripetizione velenosamente dicendo: "Te l'avevo detto io che finiva così! Di fronte alla Caporetto Demaniale di 6 ettari e potenziali 47.000 cubi che qualcuno potrebbe portarsi via per una manciata di spiccioli così contesta: "Macché speculazione! se c'era speculazione non andavano deserte due gare all'asta!" Proviamo allora a fare un ragionamento a beneficio del sindaco (che probabilmente finge di non capire) e di chi non ha proprio capito perché, al pari di Galeazzo, magari è pure un bravo ragazzo, ma ha un limite in rima baciata. Orbene quanti mai saranno i soggetti imprenditoriali che con questi chiar di luna economici avrebbero potuto cacciare sull'unghia 22 miliardi delle antiche lirette (1^ asta) o 16 miliardi (2^ Asta)? Crediamo non molti, e da qui il nostro (ovviamente non suffragato) dubbio che a qualcuno possa anche essere venuto in mente di dire all'amico e financo all'acerrimo concorrente: perché svenarci per comprare qualcosa che possiamo avere a molto meno? Le speculazioni quando si deve comprare si fanno al ribasso. Che poi, a dirla tutta, proprio svenarsi con le basi d'asta non era neppure, visto che un rapido calcolo ci porta a determinare che (pur non tenendo in considerazione il valore delle aree non edificate) l'acquirente avrebbe versato per ogni metro quadro edificato, grosso modo 500 euro (a fronte dei circa 2.000 dell'attuale mercato) ganzo eh? Pagheranno quindi gli speculatori ancora di meno, questo è sicuro, con una proposta che sarà comunque una proposta indecente. L'unica speranza è che qualcuno fermi questo legalizzato insulto agli elbani, e che questa storia si ricordi con l'adagio "alla gallina ingorda gli stiantò il gozzo" Speranza che, almeno in cuor suo, speriamo Bosi condivida.
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