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Confcommercio su Toremar: la compagnia che vorremmo

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 17 dicembre 2009

Nell’incontro dello scorso sabato, sulla privatizzazione Toremar l’assessore ai Trasporti ed Infrastrutture Riccardo Conti ribadiva che la regione non è un armatore e, riguardo agli advisors proposti da Comuni ed associazioni, precisava che sarebbero state accettate preliminari indicazioni di indirizzo, ma non interferenze nella stesura del bando di gara. Nel prendere atto di tutto ciò, andiamo però a stabilire l’imprescindibile condizione di voler essere protagonisti nel nostro territorio e di non poter demandare ad altri il compito di disegnare il nostro destino, chiedendo loro ciò che oggettivamente non ci possono dare. E’ l’ora di dare una scossa al tessuto socio-economico dell’isola d’Elba, di favorirne con concretezza di intenti la crescita globale, a garanzia di un futuro decisamente meno critico. Agire con oculatezza su un’operazione destinata a rigenerare le nostre sorti vuol dire saper superare prese di posizione e preconcetti, cercando di puntare dritti al risultato positivo; significa abbandonare le logiche di parte, avendo l’umiltà di ammettere ciascuno le proprie responsabilità; significa ancora saper fare autocritica e invertire la rotta. La creazione di una nuova forza di trasporti marittimi tra l’Elba ed il continente non deve prescindere dal bisogno collettivo degli attori locali, rappresentati sia dal mondo imprenditoriale che da quello politico. Occorre dunque una strategia condivisa, che dia dignità al dibattito sul “Progetto Elba”, in mancanza della quale il documento resterebbe un freddo resoconto di garanzie, senza diventare mai una concreta occasione di cambiamento. Urge costruire qualcosa insieme, facendo affidamento su un armatore di consolidata esperienza e chiamando a raccolta il nostro tessuto economico, politico e sociale, perché solo in seno alla compagine possiamo esercitare una concreta azione di controllo. Vogliamo una compagnia di navigazione che rappresenti il territorio, che tuteli gli interessi dell’Elba e degli elbani. Vogliamo, ancora, una compagnia che crei occupazione per la nostra gente, che faccia lavorare le locali imprese commerciali, artigianali e dei servizi. Vogliamo una società che reinvesta gli utili sul territorio, che lo sappia promuovere, che sostenga eventi e manifestazioni, che possa infine collaborare con le attività turistiche puntando anche al prolungamento della stagione. La meraviglia di questa isola ci ha permesso di affrontare per anni la scommessa del turismo senza l’onere di spendere professionalità ed investimenti che oggi sono invece indispensabili per stare sul mercato, con la pretesa di crescere pur in un periodo di crisi economica che di per sé non aiuta. Così se i passaggi nave tengono, le presenze diminuiscono. Lecito chiedersi se questo dipenda esclusivamente dal settore trasporti o se debba ricondursi a più fattori, tra cui un’offerta turistica complessivamente fragile sul piano della competitività e quindi da ripensare, nonché delle infrastrutture inadeguate e servizi a terra spesso carenti. Allora, senza cedere ai richiami di esotiche sirene, inevitabilmente motivate dal business ma senza alcuna affinità con il territorio, che potrebbero abbandonare il servizio dopo alcuni anni lasciandoci nei guai senza troppi rimpianti, cerchiamo tutte le garanzie necessarie in soggetti più vicini a noi che, con comprovata capacità armatoriale, sappiano assicurare un servizio serio fino alla scadenza dei dodici anni previsti. Che puntino ad un completo rinnovamento della flotta, acquisendo mezzi di nuova generazione alimentati con combustibile green, riuscendo in tal modo a ridurre le tariffe. Che siano in grado di organizzare un servizio efficiente ed attento alle nostre esigenze. Questa è la Compagnia che vogliamo. Per questo la nostra associazione avvierà un serio percorso di confronto con i soggetti che meglio di altri rappresentano queste caratteristiche, superando scontri e contrapposizioni, certa che anche questo sia un ruolo irrinunciabile nell’interesse della nostra economia.


giardini rosso confcommercio

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