Ho avuto un moto di sincera pietà verso quel vecchio ferito tornato improvvisamente umano, spogliato di colpo dei suoi restauri bionici, caduto dal pero come un comunissimo poveraccio, tirato giù fra i mortali da un altro disgraziato fuori di testa che trenta uomini di scorta non sono riusciti a bloccare. Ma non mi dimentico quello che quel vecchio aveva detto poche ore prime a Bonn, non mi dimentico l’ennesimo show internazionale di vanesia ed insultante arroganza, la sistematica demonizzazione di chi non la pensa come lui, la dittatoriale volontà di piegare, sagomare le leggi dello Stato a suo uso e consumo, la promozione ad alte e lucrose cariche dei più servi dei servi, non mi dimentico che se c’è un responsabile dell’avvelenamento del clima politico di questa nazione, se c’è qualcuno che ha diviso gli italiani è proprio lui con le sue guasconate, con il suo vivere sopra le righe e col suo pisciare sistematico fuori dal vaso, col farsi vanterie delle sue meschinità col dichiarare suo nemico chiunque non la pensi in tutto o in parte come lui. Questo non significa dire che se l’è cercata ma significa almeno invitare i suoi più solerti tirapiedi-esegeti ad andarci cauti col ricondurre le “responsabilità oggettive” dove loro interessa. Ciò premesso noi siamo le nostre azioni, sono le nostre azioni che restano, e non ci santifica una ferita che patiamo ingiustamente, non ci santifica neppure una ingiusta morte. Le azioni di quel povero vecchio sono le azioni di un eversore che sta tentando di spostare il nostro paese dal campo della democrazia occidentale alla valle del non so, comunque in una direzione che piace ai suoi autocrati amici come il comunista Lukashenko, che imbroglia alle elezioni, come l’ex Colonnello KGB Putin (che regna in un paese dove i giornalisti si ammazzano come mosche) come quel Gheddafy che chiudendo i potenziali immigranti, rifugiati politici inclusi, nei Lager libici, ha ottenuto licenza di venirci ad insultare a domicilio. E poi cantava De André “Guardate la fine di quel Nazzareno, e un ladro non muore di meno” e allora scusateci se dedicata la giusta dose di pietà al povero vecchio ferito, ma circondato di cure e di attenzioni, ne spendiamo un po’ di più per gli ultimi del mondo, per un ragazzo che piangeva e moriva in cella massacrato dalle botte, per gli operai della Tyssen bruciati, per le sorelle ed i fratelli neri che crepano nei lager di Libia perché un paese vecchio come chi lo comanda, come lui pauroso ed egoista, un paese di sepolcri imbiancati, di perbenisti ipocriti, di cattolici solo quando conviene, li tiene fuori dalla porta. Mi auguro che il vecchio guarisca quanto prima dalle sue ferite, ma anche che il mio paese guarisca quanto prima da lui e dalla letale malattia che rappresenta.
sangue macchia