Ringrazio Barbetti per il suo intervento, ma vorrei ribadire che le mie critiche al Parco e al suo Presidente sono rivolte all’Istituto non alle persone. Sicuramente condivido con Tozzi un grande amore per la Natura, ma francamente ritengo che sino ad oggi, sia lui che il Parco Nazionale, si siano mossi in disarmonia con questo territorio. Ad esempio, sulla vicenda Tralicci fuori dal Parco, mi sembra che Tozzi abbia brillato per la sua assenza; sono convinto però che se uno scempio come l’elettrodotto passasse sopra casa sua, le reazioni sarebbero state ben diverse. Forse l’ Elba non è “casa sua”! Con tutto il rispetto l’elettrodotto sarà interrato anche senza il suo aiuto, ma se ci vorrà dare una mano sarà il benvenuto. Per quanto riguarda invece l’articolo dell’amico Tanelli, vorrei ricordargli che il Parco è un Ente pubblico finanziato con i soldi dei cittadini ed abbiamo tutti diritto di criticare ciò che paghiamo di persona. Il Parco venne istituito con la forza, contro la volontà delle popolazioni locali, ed è vero che chi manifestò arrivando a bloccare i traghetti, venne perseguito e condannato dalla magistratura. Si trattava di amici, brave persone, che amano questi luoghi, non avevano più altro modo di esprimere il loro dissenso ed avevano perfettamente ragione. Non deve stupire dunque che il Parco non sia particolarmente amato da queste parti. Se poi aggiungiamo che in 12 anni abbiamo assistito ad una gestione della Natura peggiorativa rispetto al passato, credo che le critiche siano inevitabili. Faccio un esempio pratico. Ieri sono andato con la famiglia a fare una passeggiata lungo la valle di Patresi. Si tratta a mio avviso di uno degli itinerari più belli della nostra isola, attraverso boschi secolari di lecci e castagni. Purtroppo il sentiero è letteralmente sventrato dai cinghiali, i vecchi orti sono in stato di totale abbandono e il sottobosco non esiste più. Quella valle così bella e selvaggia è sempre stata una delle mie mete preferite, e non posso non ricordare come era quando i cacciatori prestavano delle giornate di lavoro nei boschi, portando spesso con loro anche figli e parenti. Ci sentivamo tutti proprietari e gestori di un bene comune e lo curavamo con amore. Quel sentiero allora era una strada secolare di pietre levigate dal tempo e dal lavoro dell’uomo, i cinghiali c’erano anche prima, ma erano tenuti in un equilibrio fisiologico da una giusta pressione venatoria. La caccia, il lavoro nei campi, la raccolta della legna e tutte le attività nella Natura, erano un fortissimo motivo di aggregazione sociale e l’ambiente ne risentiva positivamente. Rischio di ripetermi e di annoiare i lettori, ma credo che il Parco Nazionale sia un ente troppo rigido e ingombrante per questo Arcipelago. In un momento in cui lo Stato pensa addirittura di delegare totalmente ai privati servizi basilari come i collegamenti marittimi, mantenere questo carrozzone inutile mi sembra un’ulteriore assurdità. Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano non funziona e rischia di compromettere persino l’immagine di altri Parchi Nazionali, che hanno certamente più senso e che devono essere preservati. Mi auguro dunque che il nostro Parco si trasformi in uno strumento più agile ed efficace, magari allargato anche a tutta l’isola, ma gestito a livello locale, con meno burocrazia e più partecipazione. Solo in quest’ottica saremo tutti lieti di promuovere anche un serio sistema di AMP, altrimenti rischiamo di vederci limitare la libertà di vivere, di pescare e persino di fare il bagno, mentre bracconieri e paranze potranno distruggere il nostro Mare senza controllo.
pomonte dal mare panorama