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La fatica e il coraggio di essere extracomunitari

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 02 settembre 2003

Come Sportello Informativo rivolto agli stranieri presenti sul territorio dell’isola d’Elba, a fronte dei recenti avvenimenti che hanno visto coinvolti – questa volta, purtroppo, dalla parte dei “cattivi” – alcuni poliziotti (e fra questi il nuovo Commissario), ci siamo prese qualche giorno per riflettere. Non so se la riflessione è stata proficua: di certo il silenzio ci ha aiutato nell’elaborazione della attuale perdita di credibilità che, nell’immaginario collettivo, stanno vivendo le forze dell’ordine. Credo sia davvero un brutto momento quello in cui versa una società che manca di fiducia verso lo Stato ed i poteri che allo stesso sono riconosciuti dalla nostra Costituzione, quello politico, quello giudiziario e quello esecutivo. Quando poi la società, cosiddetta “civile”, non sempre e non tanto spesso, offre concreti esempi di civiltà. E’ evidente che mi sento profondamente indignata per quanto successo, come cittadina, come donna, come responsabile dello Sportello Stranieri. E parimenti, nelle stesse vesti, provo una profonda vergogna e una profonda desolazione per quanto viene via via, purtroppo, emergendo. Detto questo, non posso non precisare che sovente mi vergogno nello stesso modo per violenze, vessazioni, arbitri e atti di quotidiano razzismo da parte di quei “bravi cittadini” che oggi “sparano sulla polizia” e si riempiono la bocca di tanti “l’avevo detto!”. Anche perché – prima – quei “bravi cittadini”, per i quali tutte le istituzioni sono sorte di associazioni a delinquere, dove erano? Forse, e dico forse, fra di loro si passavano la voce sulle “russe” che “ci stanno” o se così, speriamo, non era, si sono certo ben guardati dal sollevare il benché minimo problema, perché come risaputo “il silenzio è d’oro”… E se questa coraggiosa ragazza, che personalmente, purtroppo, non conosco, non si fosse esposta sino al punto di recarsi alla caserma dei Carabinieri – per lei probabilmente solo altri uomini, italiani e in divisa –, tutto sarebbe continuato come prima e quei “bravi cittadini” avrebbero continuato nel loro atteggiamento da “io non vedo, non sento… e, soprattutto, io non parlo!” E devo dire che coraggiose sono state anche le forze dell’ordine, Carabinieri e Polizia, a dare il dovuto credito – ma non era scontato che così sarebbe stato – ad una giovane donna straniera, per di più clandestina, e a rendere pubblici episodi così infamanti per le Istituzioni. Perché da bravi italiani sappiamo bene che sarebbe stato ben più facile prendere le “mele marce” spostandole dal mazzo, senza correre il rischio di buttarsi addosso tutto questo fango e questo livore. E allora, giusto per andare controcorrente, non posso che essere orgogliosa della parte sana delle nostre Istituzioni, nella fattispecie, Carabinieri e Polizia, che hanno avuto il coraggio di sollevare un brutta “tappo”: e se prima mi chiedevo cosa dire a mia figlia, ora, dopo una settimana di silenzio, al di là di ogni retorica, l’ho chiaro. Leggo poi sul quotidiano locale (che, ad una settimana dai fatti, continua – con un gusto alquanto discutibile, ma forse per alcuni, appetibile… – ad imperversare con locandine scioccamente titolate “Sesso e permessi”) che le ragazze sono state sfruttate perché pagate per 4 mesi lavorati in tutto 2000 euro. Non posso esimermi dall’invitare gli scandalizzati giornalisti a fermarsi una mattina allo Sportello Informativo Stranieri o alla sede di un qualche sindacato, per verificare che di storie come questa ce ne sono tantissime: gli stranieri, anche quelli regolari, sono sempre e comunque più ricattabili – e ricattati – dei lavoratori italiani, anche se fanno, come spesso si dice, quei lavori pesanti e alienanti che gli italiani non vogliono più fare. Basta guardarsi intorno: dalle lavoratrici domestiche, comunemente dette “badanti”, alle mansioni più umili del comparto turistico e nel commercio, fino agli operai edili, i lavoratori sono quasi tutti stranieri. E molti di loro sono sfruttati, sia in termini di orario che in termini di stipendio: giusto per rendere l’idea, un giorno di pensione completa in un albergo medio-alto dell’isola corrisponde, se va bene, ad un ¼ dello stipendio di un lavoratore, comprensivo degli straordinari… E tanti stranieri, devo proprio dirlo, non sono certo sfruttati dalle forze dell’ordine, ma – sia in termini di lavoro che di alloggio – da alcuni di quei “bravi cittadini”, che si arrangiano “artigianalmente” e che ora “sparano a zero” sulle forze dell’ordine. Spero solo che, senza troppi altri commenti pruriginosi, sia fatta al più presto chiarezza su quanto successo, e che le forze dell’ordine e la magistratura siano messe in condizione di continuare un così faticoso lavoro di indagine. Fatica che, forse, potrebbe essere alleviata da una rinnovata stima di noi tutti. Da parte mia, sicuramente. Confido che le pratiche in corso di tanti cittadini stranieri (rilascio permessi di soggiorno, ricongiungimenti famigliari, ecc.) non debbano subire troppi ritardi, se non quelli fisiologici legati alla situazione contingente. E infine, colgo l’occasione offertami, per puntualizzare, che – pur apprezzando il gesto di stima del Direttore di Elbareport – non possiamo, in alcun modo, in quanto Cooperativa Sociale e non associazione di volontariato, gestire fondi di alcun tipo. Immagino però che la possibilità di rimanere in Italia, l’offerta di un lavoro regolare e regolarmente retribuito, un alloggio decente in cui vivere, potrebbero essere – sia per questa coraggiosa ragazza, che per i tanti stranieri regolarmente presenti sul nostro territorio – il miglior risarcimento che la nostra società “civile” può offrire.