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Controcopertina La sinistra e quel che ne resta all'Elba e non solo (di Franco Cambi)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 15 novembre 2009

“I problemi dell’Università sono enormi, tantissimi. Uno è quello dell’immobilismo. Per risolvere i problemi dobbiamo ridurre circa 500 unità (200 docenti e 300 amministrativi)…” Questa frase non è stata pronunciata dalla Signora Thatcher o da Tremonti quando faceva (pochi anni fa) il paladino del liberismo e del mercato, prima di scoprire la attuale vena statalista (si sa, la coerenza…). Questa frase è uscita dalla bocca di un esponente del c.d. Partito democratico in Toscana, forse già dimentico (si sa, anche la memoria, oltre alla coerenza…) di quanto detto da Bersani pochi giorni prima, appena eletto, che il problema del lavoro precario sarebbe stato il primo del programma del partito. All’Elba non mi pare che le cose vadano diversamente. Il fatto che, in periferia, il partito sia incatenato alle logiche del puro mercato, delle fondazioni, delle banche, delle nomine, dei nuovi aeroporti, dei water-front, non fa ben sperare per il futuro, soprattutto pensando che fra poco decade il galantuomo Claudio Martini. Questi attuali dirigenti, precocemente invecchiati, sclerotizzati e incrostati di potere, indifferenti ai problemi veri delle comunità (sanità, trasporti, scuole e asili), sordi alle richieste più normali e scontate, vivono di rendita sulle grandi conquiste consolidate nei decenni passati da una sinistra che non c’è più. Questa sinistra-centro non ha e non dà più speranze e ha smarrito, oltre la bussola, anche il riferimento del sole dell’avvenire. Non fa e non costruisce più politica, trovando più comodo e più conveniente amministrare sterilmente il potere. Per quindici anni, ostinatamente, ci si è voluti convincere che la flessibilità, parola che, guarda caso, nessuno usa più, era l’autostrada che portava alla crescita e al benessere, e la si è incentivata senza posa. Oggi la flessibilità si chiama precariato ed ha partorito milioni di figli senza padre e senza madre e, soprattutto, lavoratori senza diritti, dei quali il PD non sa che cosa fare e sui quali non sa che dire (si sa, anche la responsabilità, oltre alla coerenza e alla memoria…). Quando la luce della flessibilità è divenuta l’ombra del precariato e del lavoro interinale, si è levato qualche timido allarme ma nulla più. Oggi la bolla del lavoro precario è scoppiata e lo si vede non soltanto dalle moltissime persone rimaste al tempo stesso senza lavoro e senza diritti da far valere (fatto che sarebbe stato inammissibile per la sinistra di un tempo) ma anche da molte funzioni-mansioni-servizi che vengono dismessi via via che vengono allontanate le persone che li svolgevano. E siamo solo agli inizi. E cosa fanno gli esponenti del PD? Allargano le braccia. E che cosa dicono? Quello che ha detto il nostro uomo all’inizio di questo scritto. Nessuna speranza, nessun progetto, nessuna politica, niente. La centralità del lavoro non esiste più. Capiremo presto che soltanto la stabilità (e la dignità) del lavoro di una persona possono assicurare a tutti gli altri servizi migliori, certo razionalizzando e riducendo gli sprechi là dove ci sono. Complimenti, bella prospettiva davvero! In chiave elbana, ma non necessariamente e non solo, proviamo a chiederci quale sia la politica del PD in tema di ambiente. Qualcuno l’ha capito? Non mi si risponda che c’è un ambientalismo del fare (porti, aeroporti e quartieri dormitorio?) che si oppone a una sterile cultura del no, perché anche questa è roba vecchia. Io, esponente della cultura del no, vedo asfaltare e cementificare senza sosta e non vedo mai bonificare, recuperare, gestire, valorizzare. Il futuro è fermare la quantità (di cemento e di asfalto) che crea un profitto crudele-ingiusto-effimero-illusorio, e far avanzare la qualità, qualità dei servizi, di vario ordine e grado. Come si può pensare di costruire nuove case (prime, seconde e terze che siano), nuovi quartieri e manifatture, se abbiamo il segno meno su tutti i servizi: risorse idriche, fognature, smaltimento rifiuti, trasporti? Se siamo sommersi dalle automobili e non c’è più spazio fisico sulle spiagge? Al contempo, quello che potrebbe creare un vero reddito e una vera occupazione, buoni-giusti-virtuosi-duraturi, è trascurato, in rovina, non fatto oggetto di investimenti adeguati (guardate il centro storico di Portoferraio e capirete quello che voglio dire). Cari compagni (?) del PD, non intendo certo immischiarvi nelle vostre faccende, non ho neanche votato alle primarie e, se lo avessi fatto, avrei scelto la Bindi, l’unica fra voi che ancora si occupa di questioni sociali reali, io che sono un miscredente. E’ possibile che, come è successo nelle due ultime tornate elettorali, io continui a votare più a sinistra di voi, e quindi a non essere rappresentato né in Italia né in Europa. E’ però tempo che voi riprendiate il cammino della politica, perché è questo è il diritto delle persone e dei lavoratori che rappresentate così come dei luoghi che amministrate. A volte è meglio fermarsi e prendere atto dei propri errori e poi ripartire. Al mio vecchio amico Walterino Tonietti mando a dire: sul carcere leggero a Pianosa hai ragione da vendere e speriamo che, almeno in questo caso, qualcuno riconosca i propri errori e riparta da capo.


linguella torre panorama

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