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A Sciambere: Incubo di Cimabue e Golpe di Spugna

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 13 novembre 2009

Normalmente godiamo di un breve ma intenso “sonno dei giusti” quotidiano, farcito da sogni piuttosto sereni, solo raramente ci accade di avere degli incubi come quello di stanotte che riteniamo opportuno raccontarvi. Orbene nel sogno eravamo a Marciana (alta) o meglio nella Marciana della nostra prima infanzia a casa del nostro Nonno Bampa in via del Giardino, solo che eravamo adulti anzi invecchiati. Da un televisore (che in quella casa non c’era mai stato) apprendevamo la notizia: si era tenuto un turno elettorale politico di cui non avevamo saputo niente e Presidente del Consiglio eletto dagli italiani era risultato il marinese Cimabue (!) , ci precipitavamo fuori di casa e ci trovavamo però diversi chilometri a valle in Via del Toro davanti alla casa della nostra Zia Giannina. Là vedevamo un gruppo di amici variegato per età e provenienza venirci incontro: C’erano il Cicino di San Piero, Fiorenzo di Rio Elba, il capoliverese Bolivio (buonanima) , Beppe Cocchia che giocava in casa, i ferajesi Francesco Cimino e Marcello Bicecci e tutti ci chiedevano conferma della notizia. Affermavamo amaramente che sì, avevano eletto Cimabue Presidente del Consiglio dei Ministri commentando “lo so, sarebbe come che se avessino mandato a fa’ il Presidente della Repubblica la mi’ fava …” (trad. per i foresti: ne abbiamo contezza, anche se tanto sarebbe valso eleggere una parte poco nobile di noi medesimi, il nostro glande, come garante massimo della Costituzione) A quel punto però da dietro le murelle saltavano fuori tre energumeni che indossavano una comica divisa a quadrettoni bianchi e rossi con basco verde e un’ape a chiorba (ciascheduno) , che si qualificavano come “Nuova Guardia Repubblichina Elbana”, ci ammanettavano e ci portavano via dai nostri amici contestandoci il reato di Lese Autorità dello Stato, avevamo solo il tempo sentire Francesco (l’ottimista) dire: “ … ora gli fanno fa’ la fine di Passannante!” e ci risvegliavamo. Prendendo il caffè trovavamo le radici del sogno nella profonda incazzatura che ci aveva provocato la porcata legislativa del giovedì, l’ennesimo “golpe di spugna”, l’ultimo sgracchio sulla certezza del diritto, annunciato da Chiappetta Nera e da altri i piazzisti truffaldini come ricetta salvifica per gli interessi giuridici degli italiani quando è solo l’ultimo ombrello dispiegato protettivamente “ad Ducis culum”. E non vorremmo che per quanto riguarda il futuro il nostro incubo in tema di libertà di espressione e di pensiero (Cimabue Presidente del Consiglio no, che a tutto c’è un limite, pure agli incubi), finisse per risultare profetico.


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