A proposito di vaneggiamenti (giusto ieri parlavamo di quelli dei giornalisti), un collaboratore di Elbareport in un momento di relax, dopo essersi posto l’angoscioso dilemma: “Navigo o mi gratto l’epididimo?” (in lingua locale “fava”) ed aver risolto per andare tra le onde del web , si è imbattuto in un sito sul quale i computer elaborano centinaia di anagrammi delle parole che vengono inserite a spaventosa velocità, per noi vecchi arnesi figli di un mondo che fu.
Il nostro ha digitato GIOVANNI AGENO e la cieca macchina ha sputato subito una serie di espressioni non molto coerenti, ma una particolarmente interessante “IO NON VANEGGIA” di sapore tra il medievale ed il neo-trucibaldo, che ci pare molto si attagli al personaggio.
Ma un altro giuda ha osservato: “Perché non glielo suggeriamo come motto da inserire nello stemma nobiliare della casata?”
Sono fioriti a quel punto gli input grafici e la risultante è stata:
“Bandiere di Sforza Italia, incrociate, iscritte in una grande ruota dentata Rotaryana, su antico scudo democristiano garofanato ai cui tre vertici sono miniaturizzati: a sinistra (lato infausto) ad imperituro ricordo della gloriosa battaglia del canile, un mastino al guinzaglio vagamente somigliante a Michelino Alessi, a destra (collocazione ideale) il Vicesigaro con la museruola (sogno proibito ageniale?), in basso Chiari con un osso in bocca, (chissà perchè ci viene in mente: "Agamennone fistia se sei brutto! Se ti stiocchi un frate in bocca