Il primo indiretto riscontro della denuncia presentata dagli ambientalisti tedeschi del battello "Thales" è stato trovato dalla nave "Alliance" del NURC NATO (la stessa unità navale che tre anni fa andò a spiaggiarsi a Pianosa). La nave oceanografica dopo tre giorni di "caccia", con l'uso delle sue sofisticatissime attrezzature è riuscita ad individuare quello che parrebbe il primo dei container che, secondo la versione dei tedeschi, sarebbero stati affondati nella serata del 5 luglio. Netta l'immagine sonar proveniente dai meno 120 metri del fondale: un parallelepipedo di una forma perfettamente compatibile con quella di un contenitore stantardizzato da 20 piedi. Cosa contenga quella grande bara metallica, e se siano presenti nell'area di altri contenitori affondati sono gli interrogativi che restano da sciogliere, ma che finalmente si è certi che verranno sciolti. I 120 metri di profondità rappresentano infatti (con le tecnologie di cui oggi si dispone) una ambiente dove è agevole lavorare, effettuare test e prelievi di materiale, ed eventualmente recuperi a costi sostenibili.
Toscana portacontainer in scarico