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Controcopertina: I nodi irrisolti dell'urbanistica toscana, i pessimi esempi elbani

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 29 ottobre 2009

L'inchiesta sulla Quadra che sta sconvolgendo il Pd fiorentino; le osservazioni di Legambiente al regolamento urbanistico di Rio Marina (alle quali è dedicato l'articolo di apertura di questo numero NDR), che riportano a galla quel Piano Strutturale unico degli 8 comuni elbani promesso dalla regione Toscana e che non ha mai visto la luce ed è finito sotterrato sotto i cambi di maggioranza nelle varie amministrazioni; gli scandali edilizi che si susseguono lungo la costa; ed i casi "Monticchiello" che fioriscono nella Toscana continentale, portano a galla il nodo irrisolto dell'urbanistica toscana: come mai una in una regione dotata di una legge urbanistica, la 1-2005, considerata all'avanguardia nel panorama nazionale, continuano ripetersi episodi di malaffare o quantomeno di cattiva amministrazione del territorio? Associazioni ambientaliste e comitati dicono da tempo che la legge ha un "buco" di fondo, quello del controllo e delle sanzioni e che lascia la briglia libera, più che lenta, agli enti locali (e magari ai trucchetti e agli aggiustamenti di professionisti e politici che sembrano emergere a Firenze) e quindi che il buon quadro legislativo regionale può essere facilmente forzato localmente attraverso varianti ai piani, conferenze dei servizi, water front, sanatorie, iniziative sperimentali... che alla fine vanificano la programmazione territoriale approvata dagli stessi comuni. La fortunatamente rigida griglia regionale, che ha azzerato i risultati di un ‘piano casa' venato di propagandismo, ha ad altri livelli, quelli amministrativi e "professionali", numerose falle e il complicato iter di approvazione dei piani strutturali e dei regolamenti urbanistici (e la mole enorme di carte piene di termini tecnici e cartografie complicate) non permette davvero quella partecipazione dell'opinione pubblica prima alla formazione e poi al controllo delle scelte urbanistiche. La verità è che i vari strumenti, da quelli regionali ai vari master plan portuali, ai piani paesaggistici, ai Pit ed ai Ptc, sono per i comuni cittadini arabo, per i consiglieri comunali dei piccoli comuni (e forse anche per molti di quelli meno piccoli) una cosa astrusa e che la leale collaborazione tra enti spesso si trasforma (in mancanza di associazioni locali tignose e preparate) nell'approvazione di previsioni che fanno a cazzotti con quanto prevede la stessa regione per la sostenibilità ambientale e dell'utilizzo delle risorse. Lo stesso "mea culpa" del Pd fiorentino che si legge oggi sulla Repubblica è il frutto di questa "disattenzione" politica per quel che accade quotidianamente sul territorio e le cronache e le intercettazioni pubblicate dai giornali dimostrano la permeabilità di un sistema dove le cose (e i piani e le carte) si "aggiustano", dove all'interno di strumenti urbanistici approvati e vigenti si riesce a forzare e a far apparire lecito l'illecito. E' ormai chiaro che esiste anche in Toscana un problema "urbanistica", e che l'isola felice delle buone leggi e dei buoni piani fa i conti con un rilassamento del controllo politico (se qualcuno lo vuole ancora davvero esercitare) e amministrativo, e che non sempre i piani approvati sono sinonimo di buon governo del territorio: la villettopoli diffusa, la portopoli incombente, la cementificazione periferica e collinare sono spesso frutto di Piani legittimamente approvati, non solo di un abusivismo che in Italia ha il record europeo ed anche nelle "virtuosa" toscana ha punte preoccupanti nella "solita" Elba e sulla "solita" costa ed episodi sempre più frequenti nella bella Toscana delle colline e delle montagne. Ormai gli "incidenti di percorso" sono troppi e le "mele marce" occupano un bello spazio nella cesta. Probabilmente occorre correre ai ripari perché la speculazione edilizia che dalle lottizzazioni tracima fino ai Peep, l'espressione maggiore della rendita, che pure la regione dice di voler combattere, si sta trasformando in sempre più frequenti fenomeni di malcostume amministrativo e di scandalo politico. Operazioni come quelle tentate all'Elba e sulla costa negli anni passati (alcune riuscite) rischiano di diventare un modello per la Toscana continentale che nell'immaginario collettivo è ancora la verde regione della buona urbanistica, dell'attenzione al territorio ed al mantenimento di una dimensione comunitaria. L'impressione è che, con le elezioni regionali che si avvicinano, questo sia un sentiero sempre più stretto e sdrucciolevole da percorrere, soprattutto per il partito egemone del centrosinistra che governa la regione. Le reazioni preoccupate sono un buon segnale di tardiva presa di coscienza, ora però occorrono i fatti, occorre tappare le falle, impedire altri abusi e scempi, rivedere previsioni di forte impatto, mega-piani, occorrerebbe forse dare un po' di più ascolto a quegli urbanisti ed a quelle associazioni che segnalano da tempo la necessità di raddrizzare una politica urbanistica che ha dimostrato una preoccupante permeabilità rispetto alle sue buonissime intenzioni. L'affaire della Quadra, con i suoi pesantissimi risvolti politici, potrebbe essere l'occasione per fare il punto e a capo. Sperando che sia ancora possibile.


Villaggio Paese Piano Attuativo

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