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Un grazie collettivo a tutti quelli che ci sono stati vicini

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 28 ottobre 2009

Quando un bambino ci lascia, è inevitabile pensare a un Angelo. Noi non sappiamo cosa sia oggi Luca. Sappiamo però dov’è. E’ qui, con noi, per casa, a scuola, con tutti i suoi amici. E sappiamo che non era certo un Angelo, ma solo un Bambino. Un Bambino, con gli stessi pregi e gli stessi difetti di tutti i Bambini del Mondo. Poteva passare in meno di un lampo dalla più feroce delle sue consuete arrabbiature alla più gioiosa espressione di allegria. Come tutti i Bambini del Mondo, amava giocare e inventare e scherzare. Come tutti i Bambini del Mondo, si chiedeva chi fosse il cretino che aveva inventato la scuola e i compiti. Forse non si può dire che fosse un genio, ma certamente era geniale. Le sue battute, o meglio, le sue “uscite” non erano mai banali. Niente di quello che faceva era banale. Era generoso, Luca. Voleva bene a tutti, e tutti gli volevano bene. Sono venuti da molto lontano a salutarlo. Dal Piemonte alla Calabria. E tutta un’Isola, quell’Isola così meravigliosa che come dice nonno Piero “nemmeno il Sultano del Brunei potrebbe permettersi”, ha fatto sentire, forte e intenso, il suo abbraccio. Non sappiamo se e quando troveremo la forza per ringraziare personalmente le centinaia di persone che abbiamo sentito davvero vicine, con il cuore e con la mente. Finora non siamo nemmeno riusciti a leggere che una piccolissima parte di tutti quei messaggi, lettere, telegrammi. E’ vero, non esistono parole per descrivere l’immensità del nostro dolore. E’ anche vero che purtroppo non esistono modi per lenirlo, neanche in minima parte. Ma in qualche modo, sappiamo che senza di voi, avrebbe potuto e potrebbe essere anche peggio. Un grazie collettivo a tutti, allora. Luca vi abbraccia, e, se glielo chiederete, siamo sicuri che canterà per voi qualunque canzone vorrete, in qualunque momento del giorno e della notte. Magari con qualche “stecca”, come sempre. Ma sarà un’interpretazione unica, fatta col cuore. E, soprattutto, sempre volendovi bene. Yuri e Gabriella Tiberto Sale al cielo l'angioletto tanto amato a pregare per i nonni, papà, mamma e i fratellini. Quando muore la carne l'anima cerca un posticino dentro a un papavero o in un uccellino. La terra lo sta aspettando con il cuore aperto per questo l'angioletto sembra proprio sia sveglio. Quando muore la carne l'anima cerca il suo centro nel fulgore di una rosa o di un pesciolino nuovo. Nella piccola culla di terra lo ninnerà una campana, mentre la pioggia gli lava il visetto la mattina. Quando muore la carne l'anima cerca il suo posto nel mistero del mondo che le ha spalancato la finestra. Le farfalle tutte allegre al vedere il bell'angioletto attorno alla sua culla vanno in giro pian pianino. Quando muore la carne l'anima va dritta dritta a salutare la luna, passando per la stella del mattino. Dove è andata la sua grazia, dov'è finita la sua dolcezza? Perché il suo corpo cade come la frutta matura? Quando muore la carne l'anima cerca lassù la spiegazione della sua vita interrotta così in fretta; il motivo della sua morte, prigioniera in una tomba. Quando muore la carne L'anima rimane oscura.


Luca Tiberto

Luca Tiberto