Casa Pound alla ribalta delle cronache nazionali ruba le prime pagine ai centri sociali storici. Una volta era per esempio Leoncavallo, ora è Casa Pound. L’Italia svolta a destra anche nell’ occupazione e nella proposta di spazi alternativi? O forse è sempre esistita questa offerta controcorrente, ed oggi sta semplicemente conquistando degli spazi che prima rimanevano terra di conquista per una sinistra vicina agli emarginati, una sinistra fuori dai giochi di potere, in cui i centri sociali contribuivano esattamente come le parrocchie ai bisogni degli ultimi, sfrattati, rifiutati dalla massa. La ricostituzione del partito fascista è reato, qui siamo veramente al limite e qualcuno dovrà prima o poi dare un giudizio politico, soprattutto si dovranno fare opportune valutazioni e azioni dal punto di vista legale. Si può dibattere all’infinito sull’opportunità di un centro sociale che investa tutte le sue energie sulla rivisitazione del “ventennio”, alla ricerca di punti di riferimento idonei e politicamente accettabili per quanti, in quella specifica area politica, cercano l’opportunità di non sentirsi rifiutati. Resta comunque indiscutibile il valore sociale dell’offerta di un punto di riferimento per tutta una serie di personaggi la cui aspirazione primaria è quella di essere riconosciuti. Esseri umani transitano da Casa Pound, le origini e l’appartenenza politica possono non essere condivisibili, ma alla fine ciò che veramente si cerca, ciò a cui si ambisce, è una legittimazione sociale, anche slegandosi dagli stereotipi di una inevitabile contrapposizione politica. Non a caso Alessandro Cosmelli, giornalista vero, con la macchina fotografica guarda in faccia le persone e la storia che incontra, non si adatta agli eventi ma li affronta con il suo obbiettivo e il suo punto di vista. E il bianco e nero è una scelta difficile, premiata dal pubblicazione a cura dell’Agenzia Contrasto, con cui collabora da qualche anno. Ma Cosmelli sa che quello che conta sono le persone che si possono incontrare, ovunque nel mondo, storie da raccontare, facce e sguardi da cogliere e rubare. Reportages dall’Africa senza colori ma lui lo sa fare, bianco nero a prescindere dall’equatore come linea di discriminazione, Costa d’Avorio e morti in strada, un amico forse completa il suo percorso di identificazione con l’Africa, ma erano lì, a mettersi in discussione, indipendentemente dall’appartenenza, politica, sociale, religiosa. Per questo quando gli ho chiesto: perché Casa Pound, la risposta è stata da reporter vero: «Ero curioso, ed è capitata l’occasione». Di sicuro quello del neofascismo è un fenomeno controverso, soprattutto in questo periodo in cui potrebbero aprirsi delle opportunità favorevoli, ma qui non si cerca il potere, una poltrona. Il mondo fuori è veramente altrove, e Casa Pound appare quasi come una riserva indiana in cui gli ultimi sopravvissuti di Cavallo Pazzo si rifiutano di cedere le armi al capitalismo filo americano come al comunismo bolscevico, il loro è un ministato sociale fatto di contrapposizione, anche con la forza, verso chiunque sia diverso, stereotipi che si riproducono nell’abbigliamento, nelle letture, nei tatuaggi, nella musica, elementi che in dovrebbero generare condivisione e invece alzano barriere, e paradossalmente incontrano favori e approvazione, anche non richiesti. I Fasci di Casa Pound difendono il territorio, anche con la violenza, vittime e protagonisti della storia allo stesso tempo (dal loro punto di vista). Una posizione pericolosamente di comodo nel momento in cui si aprono spiragli per spostare un po’ più in là il limite della legalità e diventa estremamente pericoloso l’ equivoco del consenso che in molti adulatori e emulatori manifestano a braccia tragicamente tese per l’elezione di un sindaco capitolino, o negli stadi, o in piazza fra studenti, anche accomunati dalla stessa avversione per lo sbirro rappresentante dell’ordine costituito. «Si cammina sempre “borderline”, nell’universo dell’estrema destra, e in mezzo a mille contraddizioni, a volte negate con ostinazione, ma non per questo meno evidenti. Ma per quanto deformato, e a volte perfino politicamente ripugnante, è uno specchio che parla di noi. Non fosse altro perché, come diceva Seneca, “Nihil humanum mihi alienum puto”: niente di ciò che è umano mi è davvero estraneo». (Cesare Sangalli – dalla presentazione della mostra di Alessandro Cosmelli). OLTRE NERO Cosmelli – Mathieu Contrasto € 22,00
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