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Controcopertina: Elba quale Autonomia?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 28 novembre 2002

Zona franca. Indipendenza per l’Elba. Isola autonoma. Ritorna la suggestione di diventare cittadini a statuto speciale. Di che si tratta? Una fuga in avanti , un ammissione implicita del comodo ottuso municipalismo? Di non riuscirei a darsi un’identità precisa , un ruolo promotore di iniziative comuni ? Proporsi come motore dell’ intero arcipelago, interpretando i reali bisogni delle nostre popolazioni? Il tanto discusso sviluppo sostenibile? Questi gli interrogativi dopo l’ennesima riproposizione di un’Elba cui, in questa delicata fase politica, di essere libera, si conceda la franchigia. L’idea risale all’immediato dopoguerra. Ricordiamo la battaglia per l’indipendenza con Raffaello Brignetti che , negli anni ’60 ha avuto eco pure sulla stampa nazionale. Oggi l’ipotesi viene rispolverata e si chiamano i cittadini a sostenerla. Non bisogna però avere preconcetti. Concediamo ai nostri amministratori la possibilità di un pronto e decisivo riscatto, la possibilità di smentire i più scettici e smaliziati di noi. In attesa di entrare nel vivo del dibattito (annunciato dal sindaco di Portoferraio, Giovanni Ageno) e di registrare le posizioni delle forze politiche e sindacali, sarà forse di qualche interesse tornare indietro nel tempo, quando per la prima volta si parlò di Elba “zona franca “. La guerra era finita da poco , prospettive per la nostra economia praticamente nulle, era nata l’A.P.E (Associazione per il Progresso Elbano) che tentava di scuotere dall’apatia la popolazione. Difesa della siderurgia (ormai condannata), richieste di far parte della Cassa per il Mezzogiorno, ripresa dell’agricoltura, vaghe speranze in un turismo tutto ancora da definire, proposte di iniziative in campo industriale, richieste di scuole militari. Tutto questo non aveva riscontri concreti. Poi la proposta del l’Ente Autonomo dell’Elba, il provvedimento che il governo doveva far suo e prendere in tutta urgenza a difesa di un’Elba in condizioni disastrose. L’Ente Autonomo dell’Elba, secondo Beppino Cacciò, lungimirante benemerito imprenditore elbano, avrebbe potuto essere capace coordinare gli sforzi, mirare al benessere collettivo, mettere al bando le speculazioni dei singoli per far ascoltare le giuste ragioni degli isolani, arrivare a farsi ascoltare dal governo centrale. L’obiettivo era quello della “zona franca”. L’Ente Autonomo doveva avere veste giuridica, l’unità dei sindaci isolani, il sostegno incondizionato delle organizzazioni dei lavoratori, del commercio, dell’agricoltura.


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