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Il mistero dell’isola di Cerboli

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 28 agosto 2003

In un’intervista ad un giornale locale il Prefetto di Livorno, rispondendo ad un comunicato congiunto di Legambiente e Italia Nostra che manifestava perplessità sulla possibile destinazione dell’isolotto di Cerboli, affermava di essere a conoscenza del cambio di proprietà dell’isola e spiegava che i nuovi acquirenti sarebbero stati favorevoli ad un utilizzo dell’isola “ e non certo a fini speculativi”. Ma chi sono i veri proprietari di Cerboli? La società che si presenta come acquirente è la J.Livingston srl, immobiliare, commerciale e finanziaria, con sede a Massa, che risulta inattiva , con nessun dipendente e fornisce un recapito fittizio. La J. Livingston è costituita da due soci: un privato ed una società immobiliare e finanziaria, la Fingestim srl di Massa, che detiene la quasi totalità delle quote societarie. Anche la Fingestim non ha dipendenti , risulta inattiva e fornisce come recapito della sede amministrativa quello di un’altra società, la “ Palazzo di vetro srl” di Massa. Il recapito telefonico è di altra località e l’intestatario è defunto da anni. La sede operativa di Fingestim risulta a Viareggio, ad un indirizzo fittizio e con un recapito telefonico che rimanda all’elenco di Massa, più precisamente al “ Centro Studi Apuano”, associazione ospitata nello stesso stabile della “ Palazzo di vetro srl”. La Fingestim sembrerebbe la proprietaria dell’isola di Cerboli. Non è così. La Fingestim, costituita fra 3 soci elbani nel 1999, il 24/04/2001 ha ceduto il 99% delle sue quote alla Simtex Management Limited ed il restante 1% all’ingegner Uberto Coppetelli, che il 5/04/2001 ne era diventato amministratore unico. La Simtex Management Limited non è iscritta a nessuna Camera di Commercio italiana e sembra essere una società off-shore, probabilmente con sede nell’isola di Man. A quanto pare, la proprietà dell’isola di Cerboli è nascosta da un intrico di scatole cinesi, ma una cosa è certa: si tratta sempre di società immobiliari che hanno tra i propri fini l’attività edificatoria, finanziaria, commerciale diffusa ed anche la gestione di sale da gioco. Non ci sembra che tali società abbiano particolarmente a cuore la salvaguardia dell’ambiente e il sostegno al volontariato. Le nostre preoccupazioni sul futuro di Cerboli rimangono intatte, anzi, sono acuite da questo impressionante intreccio di personaggi e società immobiliari che riconducono tutto alla misteriosa Simtex Management Limited. Di fronte a tutto ciò, occorre chiarezza sulla società veramente padrona di Cerboli e sulle sue reali intenzioni in quell’isolotto calcereo in mezzo al Canale di Piombino. E’ indispensabile che tutte le Istituzioni si attivino per evitare ogni possibile speculazione, da qualunque parte questa provenga. Noi tentiamo di spiegare l’intricato affaire Cerboli attraverso il dossier che alleghiamo a questo comunicato. DOSSIER CERBOLI L’ Isola di Cerboli Cerboli è un isolotto calcareo nel canale di Piombino, a circa 8 chilometri dall’Elba. Rientra nel perimetro del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed è una zona di protezione speciale ZPS di Bioitaly. L’isola, che ha una estensione di 0,04 kmq., è interamente ricoperta di macchia di cisto marino, gariga e lentisco. Le sue caratteristiche faunistico-botaniche non sono ancora del tutto studiate e note ma, per certo, ospita endemismi vegetali ed animali dell’Arcipelago ed una sottospecie di lucertola che vive solo in quell’ambiente, la “ Pordacis sicula cerbolensis”. Sull’isola sono stati segnalati anche esemplari di Marangone dal ciuffo” Phalacrocorax aristotelis”, un piccolo cormorano che nidifica in sole 30/40 coppie in tutto l’Arcipelago Toscano. Gli unici segni del lontano passaggio dell’uomo, sono una piccola cava dismessa e qualche rudere diroccato. Storia della proprietà e zone limitrofe L’isola di proprietà di Carlo Cassola, passata agli eredi dopo la scomparsa dello scrittore, viene venduta nell’anno 2000. Come proprietario si qualifica presso gli enti locali la Srl J.Livingston costituita il 28/06/2000 a Massa, con sede in Via Cairoli 35. Amministratore unico risulta Adriano Tongiani (membro del Comitato Federale del DS di Massa e dell’Unione Comunale diessina massese). La J. Livingston, senza dipendenti, è costituita dal Tongiani stesso con una quota nominale di L. 100.000 e dalla Fingestim srl con una quota nominale di L. 19.900.000; l’oggetto sociale è di tipo immobiliare, commerciale per via telematica, gestionale di sale da gioco e finanziario con “qualunque partner con uguale oggetto sociale”. La J. Livingston però, non risulta attiva. E non avendo operato alcun movimento non si comprende come avrebbe potuto annettersi la proprietà. La Fingestim (socio di maggioranza della J. Livingston) risulta costituita il 30/01/99 a Portoferraio con sede a Massa in Via degli Oliveti 123. Il primo Amministratore unico è Finaldo Pellegrini. La Fingestim srl è costituita da Antonio Navarra (q.n. 10.000.000), Raffaele Angellotti (q.n. 6.000.000) uno dei titolari dell’impresa edile “Fiamma Costruzioni” di Porto Azzurro, che ha eseguito, in stretto rapporto con l’Ing. Uberto Coppetelli, alcuni lavori per conto del Comune di Rio Marina durante il commissariamento del Viceprefetto Vicario Dott. Pesce, e Finaldo Pellegrini (q.n. 4.000.000); l’ oggetto sociale della Fingestim è di tipo immobiliare, finanziario solo tra privati. Il 16 Settembre 1999 Navarra e Angellotti cedono la loro intera quota alla SIMTEX MANEGEMENT LIMITED, (non riscontrabile in Italia, si tratta probabilmente di una società Off Shore con sede nell’Isola di Man). Alla stessa data il Pellegrini cede il 92% della quota alla Stessa SIMTEX. Successivamente, il 20 Aprile 2001, il Pellegrini cede la sua quota restante all’ing. Uberto Coppetelli divenuto nel frattempo l’Amministratore unico di Fingestim. Come già la J. Livingston anche la Fingestim non ha dipendenti e risulta inattiva Uberto Coppetelli, è ingegnere progettista con studio a Grosseto e interessi differenziati all’Elba dove ha seguito tra le altre un’operazione tendente alla realizzazione di 23 appartamenti nella cosiddetta Valle dei Mulini di Rio nell’Elba. Quell’intervento, per fortuna a nostro avviso non ancora realizzato, è stato favorito dalla precedente gestione del comune facente capo al sindaco Coluccia, (DS). Gode dell’amicizia personale e frequenta spesso il Vice Prefetto Vicario dott. Giuseppe Pesce, dal luglio 2000 sino alle elezioni amministrative del Giugno 2001 incaricato della reggenza del comune di Rio Marina dopo le dimissioni del Sindaco Roberto Antonini. Il Dott. Pesce ha avuto anche altri incarichi che lo conducono spesso all’isola. La Fingestim fornisce come indirizzo Via degli Oliveti 123 Massa. Questo indirizzo corrisponde però alla sede di una altra SRL che si chiama “Palazzo di Vetro” già costituita nel ‘94 a Massa e trasferita nel ‘97 a Viareggio. Amministratore unico Rigoni Guelfo; la sede operativa è a Viareggio in Via Regia 58 (ma in quello stabile non se ne riscontra traccia), il recapito telefonico fornito risulta poi un numero di Massa intestato al Centro Studi Apuano di Via degli Oliveti. L’oggetto sociale della “Palazzo di vetro”: operazioni in campo immobiliare, e correlate operazioni commerciali e finanziarie. Non può compiere intermediazioni finanziarie. Anche la “Palazzo di Vetro” non ha dipendenti , è però attiva ed il 24/5/2001 apre una sede amministrativa a Massa (manco a dirlo) in Via degli Oliveti 123. Il recapito telefonico è quello di una defunta da sei anni che risiedeva in altro luogo, a Marina di Massa. La società è costituita da Stefania Rigoni (q.n. 28.100.000) e Andrea Rigoni (28.100.000) Chi è Andrea Rigoni? Commercialista, già aderente alla D.C. oggi milita nel P.P.I. ed è stato eletto senatore della repubblica nel collegio di Massa per l’Ulivo. Primi interrogativi Perché Cerboli, un isolotto soggetto ad alto livello di protezione, di fatto inedificabile (quindi di nessun valore commerciale) viene posto sul mercato e viene acquistato nel 2000 ? Perché l’acquisto risulta così poco lineare? Perché questo tourbillon di società inattive (scatole vuote), passaggi di quote e perché la reale proprietà si cela fuori dei confini nazionali dove nessuno può verificare le fisiche persone che la detengono? Tutte le operazioni che abbiamo elencato, oltre che l’esborso di danaro hanno comportato un notevole lavoro organizzativo, come pensano di recuperare quanto investito i nuovi proprietari, dal momento che su quello scoglio non si può (attualmente) piantare neanche un chiodo? Non pare strano che facciano capolino in questa storia, almeno come coinquilini quando non nei ruoli societari, un paio di politici “Massesi” come Tongiani ed il Senatore Rigoni (entrambi imprenditori)? Che ci azzeccano con Cerboli? Gli interrogativi restano senza risposta razionale L’idea della Protezione Civile Ma accade qualcosa di nuovo, su sollecitazione di uno dei gruppi di protezione civile (peraltro composta in massima parte da brave e anziane persone, neanche troppo numeroso) il Prefetto di Livorno, folgorato dalla bontà di un’idea su cui ragioneremo successivamente, in un incontro con gli amministratori elbani ed operatori della protezione civile, annuncia che intende fare dell’Isolotto di Cerboli una base per addestramento della Protezione Civile. A chi ha un minimo di senso pratico quella proposta sembra quanto meno dettata da un certo grado di originalità : a parte il gruppetto della Protezione Civile cavese entusiasta “… ci daranno anche l’elicottero …” un profondo scetticismo pervade i primi beneficiari di questa operazione, cioè i rappresentanti del volontariato. Il responsabile di questo settore per le Pubbliche Assistenze ci fa sapere di aver scritto le sue perplessità al Presidente del Parco; non è convinto per niente il responsabile del più organizzato gruppo, quello di Campo nell’Elba; lo stesso identico pensiero viene manifestato ad un giornalista dal responsabile della Protezione Civile di Rio nell’Elba nel cui territorio ricade amministrativamente l’isolotto. Insomma , non c’è una sola organizzazione isolana eccettuato quella cavese, che abbia plaudito pubblicamente all’idea prefettizia. Al contrario si registrano valanghe di dubbi, critiche e perplessità. Legambiente ed Italia Nostra emettono un comunicato durissimo nel quale protestano per la possibile violazione di un isolotto ancora selvaggio ed incontaminato, coperto di cisto marino e lentisco, che ospita endemismi animali e vegetali non ancora del tutto studiati e mettono l’accento anche sull’enorme spreco di danaro pubblico che sarebbe necessario per trasformare quell’isola anche in temporaneo campo per esercitazioni, che potrebbero essere fatte in qualsiasi altro luogo. Esce anche un documento dell’Ente Parco cauto nelle forme ma che sostanzialmente afferma che l’isola di Cerboli è un luogo dove non si possono condurre operazioni con un impatto anbientale. Stessa diplomazia anche nelle affermazioni del Sindaco di Rio nell’Elba (e di Cerboli) Catalina Schezzini che formalmente dice si alle operazioni di Protezione Civile, ma ribadisce i vincoli dello scoglio, come dire: “andate pure ma non toccate niente” Va detto che alcune delle proposte del Prefetto dal punto di vista di un ambientalista (ed anche alla luce della normativa urbanistica attualmente vigente su Cerboli) appaiono assolutamente inaccettabili: realizzare un approdo sicuro, creare una viabilità tale da poter essere percorsa da mezzi a motore, costruire la presumibile struttura di atterraggio per elicotteri, realizzare delle platee su cui montare la “tendopoli” auspicata dal Dott. Gallitto, da soli comporterebbero un totale stravolgimento dell’habitat insulare. Eppure questa proposta viene ostinatamente reiterata, il Prefetto afferma addirittura che si devono stringere i tempi. Escono degli articoli sul quotidiano on line Joinelba e sul Tirreno che riprendono alcuni dubbi sollevati dagli ambientalisti. Tanto il Prefetto in prima persona quanto il suo collaboratore Dott. Pesce si spendono presso la stampa per sostenere la bontà dell’operazione. In particolare il Prefetto dichiara di conoscere i proprietari dell’isola come persone affidabili che non consentirebbero mai uno scempio ambientale. Contemporaneamente la minuscola associazione di Protezione Civile cavese, che era solita ricorrere alla consulenza delle consorelle anche per modeste operazioni burocratiche, avanza un’istanza alla Capitaneria di Porto di Portoferraio, per ottenere il permesso di operare una sistemazione dell’unico sentiero nel tratto più pertinente al demanio marittimo di Cerboli. La Capitaneria di fatto si esprime favorevolmente per quanto di sua competenza (un tratto molto limitato) tenendo conto comunque degli altri strumenti di salvaguardia. ma passa la palla all’Ente Parco. Seconda serie di interrogativi: E’ stata la piccola associazione cavese a maturare un’idea così tecnicamente complessa? Qualcuno ha suggerito loro di avanzare l’ipotesi di utilizzo di Cerboli? Perché il Prefetto di Livorno sposa tesi così tecnicamente strampalate come sfollare la gente da un’isola per portarla su un altro scoglio accanto e vicinissimo al continente, dove non c’è acqua, elettricità, nessun servizio? Dove per organizzare esercitazioni, condurre uomini e mezzi, costerebbe un occhio della testa e provocherebbe comunque danni ambientali? Il Prefetto, chi conosce come persona affidabile e come proprietario di Cerboli? Conosce forse chi detiene la proprietà della SYMTEX MANAGEMENT LIMITED (la vera proprietaria dell’Isola sconosciuta alle Camere di Commercio poichè probabilmente off-shore)? Oppure il Prefetto si riferisce alla persona dell’amministratore e socio apparentemente di minoranza Ing. Coppetelli? E Coppetelli, che è un costruttore ,si è mosso tanto per l’acquisto di un’isola per poi non costruirci? Ci si permetta una prima riflessione, delle due una: - o chi ha acquistato l’Isola intende costruirci, ed allora ben si capirebbe un’ accoglienza entusiastica delle operazioni di Protezione civile e la inevitabile realizzazione di strutture che forzando i vincoli esistenti potrebbero porre i presupposti per un cambio della destinazione d’uso dell’isola; - o chi ha acquistato l’isola lo ha fatto ispirato da sani principi conservazionistici, ed allora dovrebbe vedere come il fumo negli occhi operazioni che comunque si presentano come di alto impatto sulla sua proprietà; Il quadro politico-amministrativo Fin qui ci siamo mossi sulla scorta di documentazione che abbiamo raccolto, o sulla base di fatti noti ed incontestabili, ma abbiamo anche altre informazioni su cui stiamo ancora lavorando per appurarne la veridicità ed alcune riflessioni da proporvi. Così stanti le cose, ci pare francamente che chi intendesse cambiare la natura di Cerboli dovrebbe comunque fare i conti soprattutto con un paio di realtà istituzionali: l’Ente Parco ed il Comune di Rio nell’Elba. Ecco, anche nel quadro politico ci sono delle cose che non comprendiamo molto bene e che non vorremmo fossero legate per qualche verso a questa vicenda. Uno dei possibili punti di attacco è senza dubbio il Sindaco di Rio nell’Elba, Catalina Schezzini, un sindaco con la quale abbiamo avuto come ambientalisti scontri niente affatto leggeri ma che stimiamo per la sua correttezza amministrativa. Da qualche tempo a questa parte per motivi che molti hanno ascritto alla “faida paesana” Catalina Schezzini è oggetto di continui attacchi e tentativi di delegittimazione sia dall’esterno che dall’interno dell’area politica che la sostiene. Quanto all’Ente Parco, non si può fare a meno di notare che l’eventuale apertura di un varco in un’isola selvaggia ed incontaminata servirebbe da testa di ponte per aprire voragini negli stessi principi di conservazione naturalistica, che darebbero ai molti appetiti, in particolare rivolti proprio al versante orientale dell’Elba, buona ragione di alimentarsi. Ciò magari contando che i futuri equilibri politico-amministrativi dell’ente presentino un fronte più morbido da attaccare. Scenari Futuribili Abbiamo affermato di essere assolutamente contrari ad operazioni di qualsiasi genere su Cerboli, abbiamo anzi chiesto che venga inserita nel piano del parco, come zona A a tutela integrale. Proviamo comunque a ragionare sulla base di informazioni raccolte (non ancora confermate) e proviamo a disegnare un ipotetico scenario di fronte al quale potremmo trovarci nel prossimo futuro. Ripetiamo che quello che vi proponiamo è uno scenario ipotetico ,ma forse non del tutto inverosimile. a) L’Isola viene attrezzata per un campo di Protezione Civile (anche temporaneo); per fare questo si eseguono, su proprietà privata e dietro stipula di opportuna convenzione, lavori di ampliamento del sentiero, realizzazione di un piccolo approdo, realizzazione di una piazzola di atterraggio, realizzazione delle platee necessarie al montaggio tende, restauro dei modesti volumi diroccati presenti; b) Per attrezzare il campo di emergenza necessita però la realizzazione delle reti dei servizi indispensabili (elettricità, acqua, fogne, depurazione…) che vengono attivati; c) Per fare questo si procede alla opportuna modifica degli strumenti urbanistici del Comune di Rio nell’Elba (ammettendo che in quel momento l’amministrazione condivida) e contemporaneamente il Piano del Parco dovrebbe declassificare il livello attuale di protezione dell’Isola; d) Raccogliendo le sollecitazioni di una parte del mondo ambientalista si va alla realizzazione di un laboratorio ambientale che svolga anche funzioni di vigilanza sulla salute marina; il progetto ha una durata di due-tre anni e parte da un’ulteriore convenzione con i privati che detengono la proprietà di Cerboli. e) Il laboratorio viene finanziato da una agenzia pubblica e necessita di una struttura a torre , supponiamo di circa m. 8 x 8 che si sviluppa su quattro piani; f) Scaduti il progetto e la convenzione la torre torna in possesso della proprietà dell’isola che ne dispone come meglio crede; g) Cosi la proprietà off-shore (molto affidabile) si troverebbe a disporre di volumi, servizi, infrastrutture e collegamenti probabilmente senza aver sborsato una lira, ed a gestire un piccolo esclusivissimo paradiso di enorme valore commerciale. Conclusioni Perché, proprio oggi, tanto interesse per un isolotto sperso in mezzo al Canale di Piombino? Perché tanti illustri personaggi si affollano intorno a questa che, a prima vista, potrebbe passare per un misero e poco redditizio tentativo di speculazione edilizia? Perché bisogna aprire tante scatole cinesi per arrivare ai veri (e comunque ancora misteriosi) proprietari di Cerboli?