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Scompare Guglielmo Pacini il partigiano "pietoso" di San Piero

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 17 ottobre 2009

Se n’è andato nel primo giorno freddo d’autunno a metà ottobre del 2009 sessantaquattro anni e spiccioli da quel 25 Aprile 1945 in cui avrebbe dovuto cessare di vivere, alle ore 7 sotto il piombo di un plotone di esecuzione fascista, ma fu liberato con Milano e con l’Italia dai partigiani, lui Guglielmo Pacini allora ventiduenne partigiano delle Brigate Garibaldi, cavatore elbano di San Piero che si trovò, qualche giorno dopo, rientrato nei ranghi dei combattenti, immerso in una pagina (dai tratti anche truci) di storia. Era il 29 aprile e opponendo ferocia a ferocia, nello stesso Piazzale Loreto che aveva visto qualche mese prima la fucilazione di 15 partigiani e antifascisti e l’esposizione dei corpi straziati per un intero giorno, furono esposte al pubblico (ed agli insulti) prima sullo stesso marciapiede poi issate al traliccio di un distributore di benzina le salme di Benito Mussolini e Claretta Petacci (fucilati a Dongo) insieme a quelle di altri gerarchi fascisti. Guglielmo Pacini era stato destinato là per formare un cordone di sicurezza per impedire alla folla inferocita di infierire ulteriormente sulle spoglie dei fascisti, come raccontava in una intervista pubblicata dal Tirreno lo scorso anno, una narrazione confermata dall'immagine d'epoca qui a destra in cui lo si vede spencolarsi verso i corpi appesi. Nello stesso racconto Pacini rivelava un particolare di cui pochi erano a conoscenza, perché, temendo di non essere creduto, non ne faceva menzione molto volentieri. Era stato lui ad aiutare ad aiutare una giovane partigiana Carla Voltolina, poi divenuta consorte di Sandro Pertini, a risparmiare alle spoglie di Claretta Petacci un’ultima inutile umiliazione, l’amante del Duce aveva le vesti che le coprivano la parte superiore del corpo lasciandola nuda sotto. Pacini e la Voltolina , usando una grossa spilla per capelli offerta da un’altra partigiana, fissarono i vestiti della Petacci in modo che restasse coperta. Quelle ore turbarono profondamente Pacini che affermava di aver avuto più paura a Piazzale Loreto che nei mesi passati a combattere in montagna. Quei due giovani partigiani: la psicologa Carla ed il cavatore Guglielmo si sarebbero di nuovo incontrati ed abbracciati ricordando la pietà di quella spilla a Piazzale Loreto, dopo sessanta anni a Marina di Campo dove Carla Voltolina era giunta per una manifestazione commemorativa di Sandro Pertini, e dove Pacini l’aveva avvicinata facendosi riconoscere, e ricevendo da lei una delle rose che le erano state appena donate. Ora entrambi quei giovani che combatterono per ridare all’Italia l’onore e la democrazia non ci sono più, ci resta di loro, in mezzo alle memoria dei grandi eventi per i quali transitarono, anche un esempio di civiltà piccolo come una spilla, grande come la storia, che è comunque nostra anche se non l’abbiamo direttamente, vissuta e che non va mai dimenticata.


Guglielmo Pacini

Guglielmo Pacini