Un giorno di molti anni fa, mentre stavamo raccogliendo i primi dati di un turno elettorale ferajese ricevemmo da uno dei rappresentanti di lista la seguente telefonata: “Seggio n. …. hanno votato l’83% delle donne e l’82% dei maschi totale 165% degli elettori … - ed ancora continuando in tono agitato – ora cosa devo fare?” “Intanto – fu la nostra sarcastica risposta – vedi di ‘un be’ più!” Sarà per la nostra scarsa considerazione per i sondaggi (specie se usati come una clava) e per la diffidenza verso chi fa politica con l’occhio al sondaggio, ma l’episodio ci torna a mente tutte le volte che sentiamo sparare le cifre di “alto gradimento” del nostro amato premier, che il medesimo miglior statista della storia della galassia ci rivoga ogni tre per due. E finché continua a farlo quel patetico vecchio vanesio, passi, la faccenda diventa insopportabile quando a proporci allo sfinimento la falsa equivalenza tra temporaneo consenso e democrazia reale, partecipata e realizzata, è la folta schiera di paggi e scappellatori di corte che impazza su tutte le reti. Uno spettacolo che abbiamo visto replicare in grande stile anche ieri sera. A quel punto quasi parafrasando Moretti (D’Alema dì qualcosa di sinistra!) siamo sbottati … e diglielo che se avessero fatto un sondaggio nel ’38 il cancelliere Adolf Hitler (democraticamente eletto) ed il Cavalier Benito Mussolini (confermato dal plebiscito) avrebbero sfiorato il 100% di share!” Sì lo ammettiamo non sarebbe stato politicamente corretto, ma fino a quando è possibile reagire chiamando “birichino” chi ti prende a martellate (oltre che sulle certezze democratiche) sulle palle tutti i giorni? Stavamo pensando a ciò quando abbiamo visto in collegamento da New York nientemeno che Edward Luttwak economista e saggista statunitense noto oltre che per essere un profondo conoscitore della realtà italiana, per collocarsi all’ala estrema della destra americana (memorabili le sue partecipazioni a trasmissioni nelle quali difendeva le guerre preventive dei BUSH con la stessa acquiescenza alle idee del suo capo di un Fede minzolinato) . Ecco, ci siamo detti, hanno scovato in America uno che darà una mano alla causa del capintesta. ‘Sta ceppa! (nemmeno per sogno!) pure lui a dagli in capo sull’informazione, le querele ai giornali, il conflitto di interessi definendole “inconcepibili” per i suoi connazionali (tutti, di destra o progressisti) . Ora se fa schifo a Luttwack, che è equivalente a fare schifo ad altra cosa sulla quale glissiamo, uno è forzatamente messo male (qualsiasi cifra interna rilevino i sondaggisti) perché significa che ha una credibilità internazionale “zero”. Che ci riserva il futuro una nuova “autarchia culturale”? Ci chiederanno ancor più forte (già hanno iniziato) di credere, obbedire, combattere per la sacra immagine dell’italia calpestata dai giornalisti cinici e bari (oltre che comunisti) dai giudici (comunisti) dai vescovi (comunisti) dalla stampa straniera (comunista) di un paese dove il presidente “abbronzato” viene accusato dalla destra di essere un socialista (parola che equivale ad un insulto)? Ci sono alcuni segni certi dell’autoritarismo che governa quando non ha autorevolezza: la concentrazione del potere nelle mani di una persona, le sperticate lodi dei cortigiani, il criminalizzare minoranze e dissenzienti, e l’identificazione tra patria ed il capo supremo per cui chi è contro di lui è cittadino privo di amor patrio ed indegno. Questo è già abbondantemente uno Stato autoritario.
martello da carpentiere