Mi chiamo Franco Esposito, vivo all’Isola d’Elba e sono un normale cittadino che cerca di tenersi informato su quello che gli accade intorno. Ho sempre creduto che il nostro fosse un paese povero, anzi poverissimo di materie prime, soprattutto con riferimento alle cosiddette “fonti di energia”. Ora, leggendo sul settimanale Oggi n°22 del 30 Maggio scorso un articolo titolato “in Lucania saudita il petrolio non porta sviluppo”, a firma di Giuseppe Fumagalli, apprendo invece che in Basilicata sono stati scoperti considerevoli giacimenti di petrolio. Si tratterebbe del “più grande forziere europeo di oro nero”, tale da poter coprire il 20% del fabbisogno italiano. Le società petrolifere battono palmo a palmo tutto il territorio e non passa mese senza la segnalazione di una nuova scoperta. Oggi è ancora impossibile dare l’esatta consistenza dei giacimenti nascosti a 5-6 mila metri di profondità. Fino a qualche anno fa si parlava di un miliardo di barili pari a circa 30 anni di estrazione al ritmo di 100 mila barili al giorno. Un tesoro che al prezzo record di 70 dollari al barile vale 50 miliardi di euro, centomila miliardi di vecchie lire, sono cifre da capogiro. Ma ancora insufficienti a dare le esatte proporzioni della ricchezza nascosta in Basilicata, che sarebbe molto ma molto più grande. Le indiscrezioni si rincorrono, gli interessi in gioco sono enormi. Il tesoro custodito nel sottosuolo fa gola a molti, tutti giocano a carte coperte e ottenere informazioni certe su una ricchezza di proporzioni colossali diventa praticamente impossibile. Poiché la cosa mi sembrava troppo grossa, ho fatto una ricerca su internet, che ha sostanzialmente confermato quanto contenuto nell’articolo di Fumagalli. In più ho capito che alla ricerca dell’oro nero nella zona della Val d’Agri e in altre aree della Basilicata e collegata tutta una serie di problematiche, che spaziano dall’impatto ambientale (la Val d’Agri, tra l’altro, dal 1998 è stata inserita all’interno di un parco naturale), alla salute pubblica (sembra che nella zona sia aumentato considerevolmente il numero dei tumori), alla individuazione di meccanismi tali da trasformare le royalties pagate dalle società petrolifere (Eni e Total) alla regione e ai comuni in fattori di crescita economica, ecc. Perché mi rivolgo agli organi di stampa? Semplicemente perché pur essendo un attento lettore e spettatore televisivo non mi è mai capitato di veder dibattere le tematiche sopra illustrate sui giornali o in televisione, mentre mi capita sempre più spesso di vedere dei telegiornali dedicati all’ 80% e forse più alla cronaca nera, apertura inclusa, o di trovare, anche sui principali quotidiani nazionali articoli (con foto) in prima pagina in cui si sviscerano i particolari di uno dei tanti “gialloni” estivi. Capisco che l’audience per la tv è tutto, così come il numero di lettori per i giornali, ma credo che dovrebbe esistere una gerarchia tra le notizie da proporre alla pubblica opinione, anche perché i media potrebbero avere una funzione “educativa”, stimolando l’interesse del pubblico per le tematiche sociali, anziché quello morboso e animalesco per i dettagli di certi delitti. Non credete voi che la questione della ricerca petrolifera in Basilicata o il fatto come ho appreso giorni fa da Rai sat 24 che nel sangue dei napoletani potrebbe essere presente un quantitativo di diossina ben al di là del massimo tollerato dall’organismo umano (a causa dei rifiuti sistematicamente bruciati per le strade), dovrebbero essere oggetto di ben maggiore considerazione rispetto a come e dove ha trascorso le ultime ore prima del delitto “il biondino di Garlasco”?
pozzo petrolio gif