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Maurizio Zingoni (PdL) plaude alla "richiesta di perdono" di Lorenzo Marchetti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 08 ottobre 2009

Circa un anno fa, la Procura della Repubblica di Livorno, decise di non presentare ricorso in Appello sulla cosiddetta “Elbopoli”, la vicenda giudiziaria su una presunta corruzione a fini elettorali a Portoferraio, per la quale, dopo anni di indagini, arrivò la sentenza di primo grado che aveva assolto tutti gli imputati. Una vicenda che si chiude sul piano processuale ma che ha minato per mesi l’esistenza di Giovanni Ageno, finito in carcere il 1º giugno 2004 insieme a suo figlio Nicola, di Alberto Fratti, ex assessore, alla dirigente dell’ufficio urbanistica del Comune di Portoferraio Sandra Maltinti, e agli imprenditori Tiziano Nocentini e Marco Regano. Lorenzo Marchetti oggi ha compiuto un gesto di alto profilo riconoscendo gli errori compiuti, quando in un clima di giustizialismo feroce, si parlò dell’Elba come dell’isola degli scandali. Sono trascorsi cinque anni, e dopo l’accanimento sfrenato nei confronti degli allora indagati da parte della sinistra, Lorenzo Marchetti esterna il suo disagio per le posizioni viscerali di quel periodo, un disagio che condivido, perché sentito e frutto di una sedimentazione di quelle vicende. Ricordo che allora il sen. Bosi assunse posizioni corrette e coraggiose, rifuggendo dalle strumentalizzazioni che pervasero tutta la vicenda, non intendo sottrarmi anche alle critiche nei confronti dell’atteggiamento tenuto allora dalla mia parte politica locale, ma vorrei ricordare che nella campagna elettorale del 2004, Forza Italia sostenne, affidandone il proprio simbolo, la lista di Giovanni Ageno. Se il Partito Democratico ed il Sindaco Peria, accogliessero la proposta che lanciai circa un anno fa, e cioè di intitolare una via di Portoferraio al sindaco Giovanni Ageno - e con lui alle vittime dell’ingiustizia umana, compirebbero un bel gesto di riappacificazione, che gioverebbe prima di tutto alla memoria di chi adesso non è più tra noi, ma sicuramente anche alla Politica tutta, sia di destra che di sinistra. Maurizio Zingoni Coordinatore Provinciale del Popolo della Libertà Gentile Dottor Zingoni Mi permetta di commentare quanto Lei scrive in ordine alla "richiesta di perdono a posteriori" di un signore che non avendo avuto, a quanto mi risulta, alcun ruolo di rilievo in quella vicenda, non vedo di cosa dovrebbe chiedere perdono se non eventualmente di "aver peccato col pensiero". In uno stato di diritto come si presuppone sia quello in cui viviamo, la somma delle azioni giudiziarie produce delle sentenze che, passate in giudicato, definita una questione, devono essere rispettate, arridano o meno alla nostra parte politica, visione del mondo, ai convincimenti che ci siamo personalmente fatti sulle vicende. In tal senso così c'è chi come me ha rispettato l'esito del processo al quale si riferisce, partendo da una lettura molto diversa degli eventi, credo Lei vorrà prendere atto di una vicenda strettamente collegata come quella di cui si tratta nella prima parte di questo numero. Ciò tacendo che, quando si parlò di isola degli scandali, non ci si riferiva alla sola inchiesta portoferraiese ma a diversi "casi" alcuni ancora da definire, alcuni terminati con sentenze assai pesanti per gli imputati. E mi consenta di aggiungere (visto che ieri era giornata di coincidenze) che, seguendo lo stesso criterio, Lei dovrebbe essere in piena rotta di collisione con il Signor Presidente del Consiglio il quale, al contrario, non accetta un verdetto "sfavorevole" emesso dalla più alta istituzione giuridica del Paese che governa, quella che giudica sulla scorta della madre di tutte le leggi: la Costituzione. In questo paese credo ci sia bisogno di serenità, di certezza del diritto, non c'è alcun bisogno si schierarsi come tifosi delle partite della giustizia, nei "vespasiani" o sui blog. Non servono i martiri, non servono gli eroi, serve la quotidiana onestà e possibilmente coerenza dei comportamenti.


pacaelmo sigilli 3

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