Permettimi Sergio un ricordo di Roberto Fantozzi, il mio più caro amico elbano, per me fiorentino prestato all'isola da 35 anni. Il più caro tra i più cari, ci sono anche Nello, Loris, Lucia, Paola, Renato, Filomena , Mario, Marcella, Fabrizio, Luigi, Maria e altri. Difficile fare una graduatoria. Niente politica o altro, sento solo il bisogno di parlare brevemente di lui per onorarne la memoria. Ma poi è solo uno sfogo di chi non è potuto essere vicino a Roberto negli ultimi momenti, insieme alle sue due stupende figlie. Una “fortuna” non esserci stato. Un modo casuale per vivere "meno" la morte di un amico, una piccola difesa, uno sparire come ha fatto Roberto, repentinamente in una serata. Minore il contatto con la celebrazione del dolore. “Roberto ci ha lasciato” mi ha detto sabato scorso Nello al telefono. E poco tempo prima si progettava di riprendere a fare le nostre favolose passeggiate per i sentieri elbani. La nostra amicizia era nata negli anni 70, alla scuola media marinese, con Paola Berti, ora dirigente, Nello Tarea, Fosco Montanari, Antonio Tortora, Antonio Galli, Santina Berti, Ivo Gentili e altri. Si mise su un movimento nel tentativo di fare della scuola un centro culturale di aggregazione, oltre i compiti istituzionali. Roberto era il presidente del Consiglio di istituto e il preside era Rovai. In quel tempo si fondò la banca del libro, credo tutt'ora esistente, i corsi pomeridiani anticipando il tempo prolungato, si ottenne la mensa a Marciana e altro. Roberto spronava e noi ci si dava da fare con tutti i nostri limiti. E nel frattempo lui, quale esperto informatico, creò un software sulla rotazione dei solidi per gli studenti, per farli esercitare al computer e apprendere meglio. Poi anni duri per l'elettrotecnico. La sua bella famiglia veniva colpita dalla prematura morte di Mario, il figlio maggiore, quindi la moglie Laura. Momenti eterni e durissimi. Ma non bastò. Roberto affrontò le disgrazie e nel frattempo si ammalò pure lui. Interventi chirurgici, calvari pluriennali. Quando la vita con le sue vicende distrugge. Di certo la famiglia Fantozzi è stata presa di mira. La forza di quest'uomo però era enorme ed è andato avanti in questa lotta contro il male fino a pochi giorni fa, sempre sicuro di una chance di vittoria, vista la sua resistenza fisica e morale. “Vedi ci vuole pazienza -mi diceva ogni tanto-la vita scherza con noi in modo spietato finché poi si muore. E' una gara di resistenza. Dobbiamo difendersi il più possibile per non dare troppe soddisfazioni a quanto c'è di negativo. Allora gustiamoci l'amicizia e l'amore, i piccoli momenti di felicità, l'impegno per una causa giusta, per il volontariato. Ma ora arrivato a 70 anni devo pensare sempre di più a me stesso”. E purtroppo non lo ha potuto fare: la gara viene vinta sempre dalla vita, c'è per tutti un capolinea, l'unico che ci rende uguali. Nell'intervallo tra nascita e morte possiamo solo avere speranze, ma anche una fede o un ideale. Non è poco. Poi se possiamo contare sugli affetti e qualche bene materiale di conforto, meglio ancora. Una proposta infine. Non sarebbe male fare qualcosa di tangibile in memoria di Roberto, una piccola cosa di significato: dedicargli uno dei sentieri che ha percorso più volte in questi anni. “Ogni pietra, ogni percorso racconta la storia dell'Elba” mi diceva. Una piccola targa intitolata a lui. Senza dubbio ora Roberto, liberato per sempre dalla sua malattia, è in giro perpetuo in qualche viottolo sotto il Capanne.
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