L’armatore della Moby Line Vincenzo Onorato qualche settimana fa presentò il progetto del nuovo Hotel Garden, sulla costa del golfo di Portoferraio, come molto innovativo ed ecologico, ma la Valutazione di impatto ambientale del progetto, nei cui grafici appare anche un porticciolo-approdo, non convince Legambiente Arcipelago toscano. La più rappresentativa tra le associazioni ecologiste operanti nell'arcipelago che parla senza mezzi termini di un’operazione di greenwashing ed ha presentato al comune di Portoferraio delle osservazioni che risultano una totale stroncatura dell'intervento e l'anticipazione di una volontà di dar battaglia. Il progetto appare perfettamente consonante con la nuova filosofia urbanistico-costiero-portuale della giunta portoferraiese e della Regione Toscana (vedi Water-Front), che fanno grandi professioni teoriche di rispetto e riqualificazione ambientale e poi danno semaforo verde, con l'alibi della sacra portualità turistica, a nuovi massicci interventi di cementificazione della costa. Ecco nel dettaglio cosa scrive legambiente: Osservazioni Valutazione di Impatto ambientale progetto di ristrutturazione urbanistica della struttura alberghiera denominata Hotel Garden. Il progetto dell’Hotel Garden più che alle asserite “necessità di adeguamento dimensionale della struttura esistente, un fabbricato che risale agli anni 70 e che è stato dismesso nell'anno 2000, tramite interventi di riorganizzazione funzionale che comprendono l’ampliamento delle singole camere e l’incremento e la qualificazione delle attrezzature complementari, secondo le quantità e gli indici previsti dalla normativa” sembra puntare ad una completa e pesante “riscrittura” e di un territorio che sorge proprio al centro del Golfo di Portoferraio, di una struttura alberghiera fino ad ora ben inserita in un ambiente costiero delicatissimo, posto tra le di due zone umide residue delle Prade (Sito di importanza regionale – SIR Le Prade –Mola, candidato a diventare Oasi naturalistica e Amp) di cui l’area dove sorge il Garden rappresenta la naturale continuità ed uno dei punti di rifornimento dolceacquicoli delle aree suddette, come conferma la stessa Via: “I sondaggi sono stati eseguiti in data 23.06.2008 e distribuiti in maniera programmata nell’intera area d’indagine al fine di ottenere un quadro delle caratteristiche geomeccaniche dei materiali affioranti sul versante. In uno degli otto sondaggi eseguiti l’operatore ha rilevato la presenza della falda alla profondità di 1,78 m dal piano campagna (p.c.)”. Per quanto riguarda l’emungimento delle acque per alimentare la piscina Dall’analisi dello schema tecnico dell’impianto piscina (rif. Elaborati grafici di progetto) emerge che l’acqua in uscita, dopo i vari trattamenti atti alla declorazione e con il raggiungimento dei valori compatibili imposti dalle normative vigenti, dovrà essere riutilizzata per il nuovo riempimento della piscina, al fine di limitare le immissioni liquide nei terreni e mantenere costante il grado di saturazione. Il punto di emungimento per l’attività di riempimento della piscina “al pozzo n. 6982, posto ad una distanza di soli 10 m dalla piscina di progetto.ato” ci si chiede se tale emungimento non favorirà l’estenderrsi del cuneo salino nell’area caratterizzata da presenza di falde dolceacquicole superficiali e se questo sia stato preso in considerazione, cosa che non sembrerebbe dalla lettura della Via. Il progetto punta con tutta evidenza a fare da “retroterra” al vasto progetto di water front previsto per Portoferraio. Le cartografie allegate dimostrano la totale pervasività dell’area, con indici urbanistici altissimi rispetto alla zona costruibile (essendo l’area rimanente non utilizzabile per motivi morfologici) e, per quanto a nostra conoscenza sembra interessare cartograficamente in parte terreni che non sembrerebbero rientrare nella proprietà dell’Hotel. Si chiede quindi di verificare la cosa attraverso l’esame di eventuali osservazioni dei confinanti ed un’attenta analisi delle mappe catastali. Il tutto in un’area che, come ammette la stesso Studio di Impatto ambientale, è sottoposta a: Vincolo Paesaggistico –ex D. Lgs 490/99 (L. 1497/39); Vincolo Costa – ex punto a) art. 1 L. 431/85; - Vincolo ex art. 55 Codice della Navigazione; Demanio marittimo. E’ abbastanza incredibile che si proponga di costruire una grande piscina (circa mq 650), sostenuta da una enorme struttura muraria, sulla spiaggia con l’asserito intento di rispettare l’art. 20 del P.A.I. “Direttive per le aree di particolare attenzione per l’equilibrio costiero” e giustificandola con il fatto che la spiaggia è già in visibile erosione e che “ la sede per la piscina risulta già modificato da interventi pregressi che hanno trasformato la morfologia originaria”. Proprio le condizioni di fortissima erosione della spiaggia e della costa che arriva dal Garden fino alle Prade e Magazzini, dovrebbero consigliare ad un recupero degli errori precedenti e ad un restauro dell’ambiente costiero con l’intento della fruizione delle spiagge naturali, e non certo alla realizzazione di un’inutile piscina realizzata scavando lungo costa e con strutture rigide adiacenti alla strettissima fascia costiera, asserendo addirittura che questo non interferirà con un moto ondoso che nella zona ha già pesantemente interferito trasformandola ed erodendola. Eppure, nonostante tutto questo, si propone di appesantire la costa con parterre per la balneazione, idromassaggio, giochi d’acqua per sopperire “al carattere poco adatto alla balneazione della costa sulla quale la struttura insiste”. Si fa presente che a pochi decine di metri di distanza la stretta lingua di spiaggia davanti al Garden diventa una delle spiagge più amate dai portoferraiesi, scarsamente affollata e perfettamente utilizzabile per la balneazione senza la necessità di costruire una piscina di acqua di mare della quale nella Via presentata non si chiarisce l’impatto. In questo, sembra proprio che la Valutazione ambientale ribalti i suoi compiti, prendendo atto di un disastro ambientale in corso e proponendo di amplificarne gli effetti. Anche le caratteristiche tecniche e dei materiali illustrate nella VIA lasciano spazio a future interpretazioni che invece dovrebbero essere definite con certezza e mischiano promesse di utilizzi di materiali locali con l’utilizzo di strutture di dubbio gusto ed inserimento nell’ambiente come “un pergolato metallico continuo” nel secondo dei 5 piani previsti. Inoltre non si capisce di quali specie sia composta la “vegetazione arbustiva che assieme alle piante rampicanti” dovrebbero nascondere alla vista I terrazzamenti più bassi che ospitano oltre alle camere alcuni servizi e i camminamenti che conducono dalla spiaggia, dal solarium e dalla piscina fino al livello dell’ingresso. Si fa presente che l’area, pur non facendo parte del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, sorge nelle vicinanze di un SIR, della Zps dell’Elba Orientale e di importanti aree botaniche (zone umide e la più estesa sughereta dell’Arcipelago toscano) e che la probabile introduzione di specie non endemiche da utilizzare come copertura “verde” contrasterebbe sia con l’ambiente che con i vincoli previsti per le suddette aree. La difficoltà a giustificare ambientalmente un progetto così pervasivo si evidenzia nella lunga descrizione delle caratteristiche tecniche e di “relax” delle camere che nulla ha a che vedere con il fortissimo impatto paesaggistico ed ambientale di questa operazione alberghiera sulla costa e il paesaggio, un’operazione che più che raddoppia gli attuali 3079,40 m2 di costruzioni e spazi di circolazione del Garden fino ad arrivare ai 7.010,73 m2 del progetto dai quali stranamente vengono scomputati i 454,72 m2 del nuovo parcheggio interrato. il tutto in un’area che la stessa Via illustra così: “Dal punto di vista morfologico il terreno è caratterizzato da una evidente pendenza e scende dalla quota di circa +32 m fino al livello del mare prima in modo più ripido (nella parte più a sud attraversata diagonalmente dalla strada di accesso), poi progressivamente più dolce. La parte di terreno direttamente interessata dell’intervento edilizio (e sostanzialmente coincidente con quella occupata dall’edificio esistente) è caratterizzata da una pendenza media del 13-14 %” Tra l’opzione zero scartata dal progetto (cioè il mantenimento e recupero dell’esistente) e l’opzione “tutto occupato, compresa la spiaggia e il sottosuolo” ci poteva essere una via di mezzo meno invasiva, impattante e senza l’occupazione di tutte le aree disponibili che invece si è scelta con l’intento del massimo profitto, che poi costringe a mascherare di verde, con una pesante operazione di greenwashing che trapela anche dalla lettura della Via, l’intera operazione edilizia che non può essere giustificata, in un’area di tale pregio ambientale e paesaggistico, con il rispetto di un regolamento urbanistico che viene stirato fino ai limiti estremi del possibile e forse oltre, ad esempio per quanto riguarda l’asserita indisponibilità di spiagge che invece poi porta alla realizzazione di una piscina e di altre strutture e non ad una limitazione dei nuovi edifici per adeguarsi alla mancanza asserita di questo “standard”. E’ soprattutto preoccupante che, nonostante questo evidente impatto paesaggistico, nella Via si legga “Non sussistono impatti verso questa componente, in quanto non vengono messe in atto modifiche rilevanti all’intorno-paesaggio” e che si sia ricercata la “totale integrazione dell’opera con l’intorno”. Quello che emerge dal progetto è la volontà di adeguare l’ambiente all’albergo e non viceversa, con il dichiarato intento di sfruttare ”le suggestive peculiarità del sito”. L’unico vero rimarchevole intervento di tutela ambientale e valorizzazione ambientale proposto è un obbligo di legge: lo smaltimento delle attuali coperture in amianto al momento della demolizione della vecchia struttura. La costruzione del nuovo albergo comporterà anche la realizzazione di scavi per ben 35.710 mc: scavo dell’edificio (31765 mc); vani tecnico-impiantistici (2385 mc), piscina esterna (1560 mc), dei quali solo 8.000 mc verranno riutilizzati in loco, lo studio non specifica cosa ne sarà dell’imponente massa di detriti che ne risulterà, visto che, in un’isola con enormi problemi di smaltimento (e compresa per il 53% n un Parco Nazionale nel quale è impossibile procedere al conferimento dei materiali di risulta) è abbastanza preoccupante che in una Via si scriva laconicamente: “l’eccedenza sarà conferita in cave localizzate nell’isola mentre la quota direttamente utilizzabile sarà messa a disposizione di altri cantieri, possibilmente nelle vicinanze dell’ambito di intervento” senza specificare quali, dove e in che tempi. La via presentata asserisce che “assieme a tecnologie costruttive tradizionali compaiono materiali che appartengono al vasto campo della bio-architettura, bio-edilizia”, la parola “compaiono” ci sembra giusta visto che il progetto non ha niente a quasi niente a che vedere con la bioedilizia e la bio-archittura e che l’uniche cose previste sono il coibente che “verrà scelto tra i prodotti certificati per la bioedilizia “ e alcune coperture verdi che più che a impegni di bioarchitettura e di risparmio energetico (pur richiamati) sembrano piuttosto rispondere alla impellente necessità di mascherare il gigantesco impatto paesaggistico dei terrazzamenti che ospiteranno il nuovo Garden. Le principali soluzioni tecniche adottate (energia termofrigorifera primaria da pompe di calore a ciclo chiuso; pannelli solari per coprire il 57% del fabbisogno di acqua calda sanitaria; integrazione di ogni dispositivo di immissione e trattamento dell'aria primaria con recuperatore di calore; utilizzo di lampade a fluorescenza e riduzione dell’inquinamento luminoso; impianto di distribuzione idrica con dotazione di circuito duale e recupero per l’irrigazione; impianto di fognatura con collegamento a struttura di depurazione esistente; trattamento delle acque meteoriche provenienti dai piazzali carrai e dall’autorimessa con apposito impianto di disoleazione; predisposizione di apposita isola ecologica) che la Via sembra voler far passare come concessioni ambientali della proprietà sono in realtà quasi sempre scelte dovute e previste da leggi e normative urbanistiche. Per quanto riguarda il Piano ambientale, è abbastanza preoccupante che la Via si limiti per quel che riguarda la fauna ad una generica descrizione di quella marina, riguardante l’intera costa toscana, “tratta dalla Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Regione Toscana, anno 2008, a cura di ARPAT Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Toscana (pubblicato in maggio 2008)” senza aver svolto evidentemente indagini in loco per quel che riguarda la fascia costiera prospiciente l’intervento, in particolare per quel che riguarda la presenza di prateria di Posidonia oceanica (habitat prioritario europeo comparabile in una Via ad un Sic) e del possibile impatto su questo habitat Per quanto riguarda la fauna terreste, che nell’area presenta numerosi endemismi, la presenza di rari mammiferi come la martora (martes martes) e che è al centro delle rotte migratorie degli uccelli e della Imprortant Bird Area (Iba) che comprende tutta l’Elba, inoltre l’area ospita numerose specie di uccelli nidificanti, alcune delle quali a rischio di estinzione e comunque protette, nella Via non esiste nessun cenno a tutto questo. Si fa presente inoltre che la fauna è addirittura assente dai previsti, ed abbastanza modesti e/o obbligatori, interventi di compensazione ambientale. Lo stesso discorso vale per la flora, per la quale viene presa in considerazione solo la pineta artificiale e la possibilità di impianto di lecci, sughere e macchia mediterranea (sempre a scopo di camuffamento dell’intervento) e si richiama la presenza di un platano male in arnese, ma senza prestare nessuna attenzione alle specie “minori” rare ed endemiche tutelate dalla legge regionale 2 56/2000 e comprese nei suoi allegati, che pure nell’area non mancano, visto il suo ripido sviluppo dalla fascia costiera versi o la collina. E’ evidente che una Via basata su questi presupposti non solo è carente ma è inutile rispetto ad uno degli elementi base che dovrebbero sostenerla: quello del rapporto di un intervento non solo col territorio, visto essenzialmente come spazio da urbanizzare e “camuffare” con verde “artificiale”, ma anche con gli altri esseri viventi che lo abitano insieme e prima dell’uomo. Cui si chiede, vista la sottovalutazione evidente di fauna e flora, con quale criterio si sia svolta la Via e si chiede di richiedere le dovute integrazioni di questa sciatta relazione ambientale su flora e fauna prima di procedere ad un suo ulteriore esame. Inoltre, le informazioni generiche, e relative non all’area interessata ma all’intero territorio toscano, sono una costante di molti parametri ambientali presi in considerazione. Una genericità riconosciuta implicitamente anche dai redattori della via: “Relativamente al quadro ambientale sono state analizzate le fonti conoscitive e descrittive dello stato dell’ambiente fornite dalla Regione Toscana e dall’ARPAT (relazioni tecniche e rapporti annuali, database monitoraggi e sistemi informativi ambientali, pagine web dedicate)”. Anche per questi si richiedono che la Via contenga le necessarie precise indicazioni riguardanti l’area dove è previsto il massiccio intervento edilizio. La Valutazione ambientale sembra dunque molto carente sotto molti aspetti essenziali, in particolare quelli naturalistici, della fauna marina e terrestre e floristici, generica e sviluppata su un quadro toscano non calato nella realtà e nell’habitat particolare su in cui dovrebbe insistere l’operazione alberghiero-immobiliare, con una forte sottovalutazione degli impatti sulla costa e sull’ambiente ed il paesaggio in generale di un’operazione che prevede la totale occupazione di un’area, dove è possibile e fino a che è possibile, mascherando questa pervasività ambientale e paesaggistica con soluzioni tecniche di dubbio risultato e con una genericità a volte sconcertante. Si chiede quindi di respingere la presente Via, richiedendo ulteriori approfondimenti per quanto riguarda le gravi carenze sopra sottolineate e puntando ad un ridimensionamento dell’impatto ambientale e paesaggistico del nuovo Garden che può avvenire solo con un progetto meno faraonico, impattante e pervasivo. Per LEGAMBIENTE Arcipelago Toscano Il Portavoce Umberto Mazzantini
Hotel Garden 1 mappa
Hotel Garden 2 rendering aereo
Hotel Garden 3 rendering mare ovest
Hotel Garden 4 rendering mare est
Hotel Garden 5 sitazione attuale