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A sciambere delle miserie

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 04 ottobre 2009

Caro Sergio, qualora, non te ne fossi accorto, ti segnalo il sito ufficiale per la candidatura del nostro Premier a Nobel per la pace (silvioperilnobel.sitonline.it). Nel sito puoi trovare l’inno ufficiale “La pace può”, musiche di Pino di Pietro, testo di Loriana Lana, (testimonial d’eccezione, autrice, fra l’altro, di canzoni per Iva Zanicchi, vincitrice del “Gondolino d’oro” e ospite del Maurizio Costanzo Show, vedi sito) cantano Loriana Lana ed il tenore Sergio Panajia. Ti invio il solo ritornello dell’inno, che rende perfettamente la levatura e il livello del comitato promotore: “Siamo qui per te, cuore e anima, un Nobel di pace, Silvio grande è. Siamo qui per te, coro unanime, un’unica voce, Silvio, Silvio grande è.” L’inno è veramente molto bello, lontano dagli infantilismi di “Meno male che Silvio c’è” che, pur intenso e toccante, aveva una musica più adatta allo Zecchino d’oro che ad una manifestazione come il Nobel. Questa invece, Sergio, che emozione! Una voce possente (il tenore Panajia è una potenza della natura) un calore, una passione autentica! Immaginati la scena: in un tripudio di bandiere tricolori il re di Svezia premia il Grande con l’inno ufficiale sparato a 10.000 watt. Spero di vivere, con impeto patriottico, un’emozione così grande. Un caro saluto. Walter Tonietti P.S.: se vuoi, puoi aderire al comitato promotore. Hanno già aderito il Presidente del Municipio XII di Roma, Pasquale Calzetta, gli onorevoli Emerenzio Barbieri, Arturo Iannaccone, Potito Salatto e Giordano Tredicine. Affrettati! Caro Walter Con mio sommo raccapriccio, e prima della tua puntuale segnalazione, avevo già ascoltato su FaceBook quella "cosa". In un primo momento pensavo si trattasse di una sonora presa di culo dovuta ad Elio e le Storie Tese, poi la dozzinalità esecutiva mi ha convinto che non era così, perché pure nelle loro più sgangherate parodie quelli restano dei musicisti con i controfiocchi. Quindi dopo essermi stropicciato le orecchie (e gli occhi successivamente alla visita al sito) ho immaginato la scena surreale del candidato che in sala stampa si prepara al conferimento del riconoscimento internazionale raccontando qualche laidograssa barzelletta da caserma tipo ... ".. la differenza tra una colomba ed una donna ... ah ah ah nessuna una è l'uccello della pace .. l'altra la pace dell'uccello ..." (applausi e risate dalla claque di musici, aspiranti letterine o a scelta ministre, pennivendoli e sgocciolatori di pipo di corte, ballerine, e nani no che c'è già lui), poi sono tornato in me. Ho pensato al primo altro autocrate del passato che mi veniva in mente, al cinghialone Bettino a cui due cose non perdonerò mai: l'aver consentito al suo congresso di fischiare Enrico Berlinguer e l'aver fatto da brodo di coltura in cui è cresciuto il virus di questa grave malattia della democrazia italiana. Non è che pure lui non avesse intorno la sua quota parte di cortigiani, ma se qualcuno avesse organizzato una cosa del genere in suo nome, una leccata talmente ridicola da esporlo al pubblico ludibrio, lo avrebbe sconfessato dopo cinque minuti, quando non lo avesse preso direttamente a calci nel culo. Ho pensato tornando indietro del tempo al nonno di Alessandra M. che pure lui quanto a bardi deliranti intorno era messo molto bene, ma là il culto della personalità di cui era oggetto cercava almeno di essere rivolto ad un austera "eroica" figura guerresca ed era temperato dal perbenismo piccolo-borghese e da quel po' di senso comune che ne derivava. Macho-Man anche lui ma (cribbio!) con un po' più di classe, senza raccontare barzellette che non stanno bene sulla bocca di un despota. Neppure lui avrebbe consentito quell'effluvio di pisciosità sul suo conto. Mi sono allora fortemente preoccupato perché mi è sembrato di scorgere in questo scadere del buon gusto una linea a peggiorare dall'italietta fascita alla Milano da bere ai giorni nostri. Intendiamoci non stiamo parlando di democrazia, la cui peggiore forma è sempre infinitamente migliore della più illuminata delle dittature, ma di cultura, di valori, di stile di vita e del comune sentire che definisce un popolo come il nostro, che a questo punto ha all'estero una raffigurazione miserevole. Meritandosela.


maschera riso ghigno.jpg

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