Roma, 30 settembre 2009 – Si aggira tra il 30 e il 40% la stima delle famiglie che pur interessate hanno infine rinunciato alla regolarizzazione di colf e badanti. Una stima fornita dalle Acli in base all’esperienza degli sportelli del Patronato diffusi nelle principali province italiane, tenendo conto di quanti si sono avvicinati per chiedere informazioni per l’avvio della pratica senza poi concludere la procedura. Tra le cause principali della rinuncia: il limite di reddito richiesto dal provvedimento, il limite minimo di 20 ore lavorative - che ha inciso sulle colf con più datori di lavoro – e il requisito dell’alloggio. Ma l’ostacolo più grande – affermano le Acli – è si è manifestato il costo complessivo del rapporto di lavoro: «Quando prendevano atto dei costi effettivi del rapporto di lavoro e dei diritti conseguenti spettanti ai lavoratori, le famiglie tornavano sui propri passi». «E’ la riprova – sostengono le Acli – che non si può continuare a far ricadere interamente sulle spalle delle famiglie i costi del lavoro domestico, senza prevedere adeguate misure di sostegno al reddito, di tipo sia monetario che fiscale». Sempre secondo le Acli, le percentuali delle rinunce riscontrate agli sportelli possono contribuire a spiegare la distanza tra il numero di regolarizzazioni effettive e quelle previste.
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