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Controcopertina: Corsica preoccupata per le navi dei veleni, autonomisti elbani no

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 30 settembre 2009

La Corsica è spesso presa ad esempio dai nostri indipendentisti-leghisti che vorrebbero essere duri come loro senza averne il coraggio. Questi autonomisti della domenica però, a differenza dei “fratelli” corsi, non sembrano avere molto a cuore la difesa dell’ambiente e più che la terra natale difendono la proprietà acquisita (a volte abusiva), tanto che hanno ignorato o denigrato le rivelazioni sulle navi dei veleni perché tanto il mare non è di nessuno… e poi a qualcuno potrebbe venire in mente di farci un’area marina protetta… Ma cosa dicono i fieri autonomisti corsi su questa vicenda? Dicono cose che non fanno certamente piacere ai nostri guerriglieri da blog. Ecco cosa scrive “Corse-Matin” in un articolo intitolato “Des boues rouges aux fûts radioactifs” (dai fanghi rossi ai fanghi radioattivi) che riguarda molto da vicino anche il mare ellbano: Quando, il 27 aprile 1974, e da un giudice del tribunale di Livorno, fu messo un termine alle scellerate azioni della multinazionale Montedison, i difensori dell’ecologia (di ogni nazionalità) furono evidentemente nel diritto, dopo due anni di una lotta feroce, di gridare vittoria. Dubitando, tuttavia, che se avevano fatto cessare gli sversamenti al largo di Capo Corso dei rifiuti tossici prodotti da quella fabbrica petrolchimica situata a Scarlino (sulla costa toscana), il Mediterraneo era lontano dall’essere fuori da questo affare, vale a dire messo al riparo dal più terribile crimine che abbia sofferto il nostro ambiente. Ed effettivamente, per quest’ultimo la tregua non è stata che di corta durata perchè sembra che, dall’inizio degli anni ‘90, abbia subito un nuovo attacco particolarmente perfido. Questa volta, non si tratta di sversamenti nel mare da navi cisterna ma dell’affondamento di fusti contenenti rifiuti ancora più altamente tossici perché provenienti da diverse centrali nucleari. Ritorno alle circostanze che hanno condotto alla scoperta di ... porto alle rose (sic). E solo da qualche giorno che ha potuto essere localizzata ad una trentina di chilometri al largo delle coste calabresi il relitto della nave Cunski piena fino al collo di fusti (un centinaio!) contenenti rifiuti radioattivi. Una scoperta dovuta alla testimonianza di un ex membro della mafia calabrese... alla quale in effetti il Mediterraneo deve questo bel regalo che, per altro, non era né il primo né l’ultimo del genere. A quanto dice il pentito in questione, in effetti sono diverse decine le navi che sono state mandate sul fondo con un carico identico. A metà… prezzo! Un “lavoro” che sarebbe stato quindi commissionato alla mafia dalle lobby dell’industria nucleare internazionale. Sapendo quanto gli costano il trattamento e poi l’interramento di tali rifiuti, è facile immaginare che è per fare un sostanzioso risparmio (anche se i servizi dei mafiosi non sono gratis!) che venne privilegiata questa soluzione. Inoltre, non si è ancora davvero sicuri che in realtà queste operazioni non siano state perpetrate solo contro la Calabria. Ancora niente permette ai ricercatori di dire con assoluta certezza che i malfattori non siano risaliti più in alto, sulla costa occidentale della penisola italiana. Attendendo i risultati delle ricerche in corso, è certo che anche se questi affondamenti sono stati circoscritti alla zona più meridionale dell’Italia, questo inquinamento criminale ha forzatamente degli effetti sul nostro ambiente. Il mar Mediterraneo non è così vasto per non soffrire nella sua integralità dei cattivi trattamenti che sono stati fatti subire alla sua parte ligure o tirrenica (l'affare dei fanghi rossi della Montedison), quindi, questo è anche il caso dei fusti radioattivi che sono stati scoperti oggi e che, per circa 20 anni ed in tutta impunità, sono stati spediti nelle sue viscere. Vale a dire nel cuore stesso del nostro ecosistema.


Tramonto sulla corsica

Tramonto sulla corsica