I teleutenti della Toscana tutta da Usigliano a Marradi, da Villafranca in Lunigiana a Talamone o almeno quelli tra di loro che ieri erano sintonizzati su Rai3 all’ora del TG regionale, hanno visto e sentito Umberto Mazzantini rilasciare una dichiarazione su un'inquietante vicenda accaduta ormai quasi tre mesi fa: quella di una portacontainer pizzicata da un battello occupato da ambientalisti mentre l’equipaggio l'equipaggio della grossa nave era intento a frullare in mare quelli che sono parsi dei contenitori (e se è vero, come assai probabilmente lo è, certamente non erano botti di acqua di Lourdes) a tre passi dall’Elba, dalla Capraia e dalla Costa, e che successivamente avrebbe pure tentato lo speronamento dei "curiosi". Un fatto da tempo più che noto ai lettori di Greenreport e di Elbareport ma ancora sconosciuto al grande pubblico tosco. Trattiamo la stessa vicenda a cui si riferiva probabilmente un noto sindaco dell’Elba orientale il cui cognome comincia per “B” e finisce per “OSI” parlando di “mestatori nel torbido”, non comprendendo che i “mestatori” sarebbero eventualmente dei seri ricercatori germanici e dei seri navigatori professionisti e non quegli zuzzerelloni di Legambiente che gli provocano eritemi cutanei ogni volta che glieli nominano, che altro non hanno fatto, nel caso, che raccogliere e trasmettere una dettagliata pubblica denuncia. Altri “mestatori” anzi una “mestatrice” del Tirreno oggi scrive (in prima pagina rimando in terza riportando un coro di mesta-pescatori): «Nel mare toscano la discarica dei veleni - E’ vero che i bidoni restano impigliati nelle reti. Fino a 10-12 anni fa se ne raccattavano tanti, anche un paio a settimana pieni di olii vecchi, filtri da macchina sporchi, bulloni e altri pezzi meccanici, residui di vernici». Oggi si trovano meno bidoni, ma ai pescatori capita di tirare e di sentire la rete che resta sul fondo perché ha agganciato un fusto. E’ capitato anche ad una équipe di biologi di trovare casualmente un fusto nello strascico. I pescatori sono convinti che possano esserci zone profonde 4-500 metri dove sono stati gettati rifiuti scomodi". E non è finita perché anche tacendo della inchiesta della Magistratura (che c’è ma di cui nulla giustamente sappiamo) e restando all’informazione si profilano “pesanti” inchieste giornalistiche volte (lasciateci dire finalmente) a ripercorrere la vicenda della denuncia e del preoccupante clima instauratosi intorno ai denuncianti. Insomma è scoppiato su questa vicenda, con una settantina di giorni di ritardo appena, quel putiferio che tanto noi quanto i colleghi di Greenreport (e Legambiente) pensavamo esplodesse un’ora dopo aver messo in rete quel “carico da 11” delle dichiarazioni testimoniali supportate da immagini. Ma certe volte va così, può accadere che una notizia degna di massima considerazione passi sotto il naso delle agenzie informative “pesanti” inosservata, pure se chi la lancia la strilla a pieni polmoni. Chissà, c’era la calura luglierina che induceva alla fiacca? Si temeva una bufala? Qualcuno era un po' troppo preoccupato per la S.T.I.N (acronimo di Sacra Turistica Immagine Nostra)? L’attenzione dei media era forse calamitata completamente sull’interrogativo-tormentone dell’estate: CHI SI PIPA PAPI? Tutto è cambiato quando, ridendo e scherzando, un collaboratore di giustizia ha raccontato una sconvolgente novità ("rivelando" cioè quello che da quindici anni avevano detto gli ambientalisti e pure la Commissione Parlamentare sui rifiuti Scalia), che c’era di sicuro pure almeno una “nave dei veleni” giacente sui fondali livornesi, oltre che varie affondate in quelli liguri. A quel punto “flash” a molti è tornata la memoria o l’attenzione su quanto solennemente dichiarato dagli ambientalisti tedeschi a luglio e valutato con tanta sufficienza. Se si volesse trarre qualche lezione da una per certi versi storia di ordinaria S-comunicazione come quella appena narrata potremmo osservare: a) Che in temi ambientali i sindaci dell’Elba che guarda alla costa sono preoccupantemente inclini a dire delle autentiche fesserie. b) Che gli ambientalisti per denunciare le malefatte dei manigoldi in cui si imbattono farebbero meglio a triangolarle attraverso qualche pentito per far loro acquistare autorevolezza. Meditate o genti, meditate
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